♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontateci brevemente chi sono “Picciotto & Bruna”.
- Un multitasking sociale che prova a mettere amore in ogni cosa che fa, dai banchi di scuola ai marciapiedi dimenticati passando dai palchi e il microfono. Padre, operatore sociale, produttore, cantautorapper e soprattutto catalizzatore di casi umani e sano portatore di stress e adrenalina.
- Una divoratrice di piccoli intralci alla realtà, di scorci di immaginazione e di vecchi ricordi che le servono da trampolino di lancio per crearne di nuovi. Alterna mood di esplosiva vitalità a momenti di inestinguibile nostalgia. Come una bicicletta o una trottola, ha bisogno di costante movimento per rimanere in equilibrio.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci avete proposto “Diafana”.
Cosa significa per voi questa canzone? Quando l’avete composta?
Che risultati avete già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
- Per me significa tanto, è stato un flusso continuo che ha attraversato corde emotive che non avevo mai fatto vibrare in musica. L’unico testo scritto (e ne ho scritti davvero tanti) dove non ho sentito la necessità di cambiare una sillaba dopo averlo riletto. In questa fase della mia vita mi fa da specchio e la collaborazione con Bruna è stata una naturale conseguenza di ciò che ricercavo ed oltre ad emozionarmi mi ha sorpreso poiché è venuta fuori meglio di come la immaginavo. L’abbiamo scritta negli ultimi giorni dello scorso anno nella “casa” de Lo stato Dell’Arte, la nostra label. Noto con piacere che sta girando tanto pur essendo una canzone “lunga” per durata, complessa per il testo e cupa per il mood, ma è molto diffusa anche in radio e in varie playlist quindi evidentemente gli ascoltatori la fanno propria e l’esperimento ha funzionato. Se il festival di Sanremo avesse altri standard la vedrei bene su quel palco come esempio di vero duetto tra due mondi diversi ma complementari.
- È stato l’esperimento che mi ha dato la possibilità di vedere il lato più oscuro e profondo di me, forse anche il più teatrale, che spesso nascondo per soddisfare la Bruna energica e grintosa. Christian mi ha rincorso per settimane prima di scrivere questo brano, ho dovuto accettare per asfissia. Non mi sentivo emotivamente pronta. Mi ricordo ancora il fastidio e la rabbia quando ci siamo messi a scrivere le prime parole. E invece, da lì ad un’ora il brano era già pronto: ho catalizzato ciò che stavo provando nel testo che poi è uscito fuori di getto. In meno di una settimana Diafana è stata ascoltata da più persone di quanto riuscissimo ad immaginare. Adesso però non vedo l’ora di farla ascoltare su qualche palco importante: l’energia che trasmette credo si senta ancora di più dal vivo, quando la cantiamo faccia a faccia, cuore a cuore.
- Siete mai stati definiti la copia di qualcuno?
- Da ragazzino m’ispiravo tanto al “rap militante” dal quale provengo per cui l’associazione coi 99 Posse era fisiologica (Gente Strana Posse era il nome della mia band). Non ho mai cercato particolari originalità e questo da un lato non mi ha creato un sound contraddistinguibile ma dall’altro ha forgiato un mio stile di scrittura che ritengo tutto mio nel suo saper essere trasversale e plasmabile in base al mood musicale che m’ispira. Quindi no, non credo mi si possa definire la copia di qualcuno.
- Nei miei primi mesi di attività musicale qualcuno ha notato una certa somiglianza con Levante. E ci sta, probabilmente: credo che nei primi tempi esista un’ingenuità comune (di cui facciamo parte un po’ tutti) che consiste nel voler incasellare ogni cantante emergente nei filoni dei cantanti più conosciuti. Sono contenta però che questo periodo sia durato molto poco, già dal secondo singolo probabilmente il pubblico ha avuto un’idea più definita su chi è e potrà essere Bruna. È tutto in costante trasformazione in realtà, le sfumature da fare uscire sono tante e sono quasi felice che non si siano già mostrate tutte in una volta. C’è più suspance!
- Quanto contano veramente per voi le vostre canzoni?
- Tantissimo. Sono l’estensione di ciò che sono quotidianamente e resteranno fotografie di ciò che sono stato e sarò. Uno specchio di carta che si culla su note forse ruvide ma che mi trasmettono ancora quella magia che provavo da ragazzino.
- Sono la cornice del quadro della mia vita. Il quadro esiste già, è fatto dalle mie mille passioni, dai miei sogni, dalle mie paure e dai miei ricordi. La cornice impreziosisce e rende armonico il mio quadro.
- Sapete cos’è la Pareidolia? Mentre state rispondendo a questa intervista, alzate gli occhi al cielo (guardate fuori dalla finestra) e ditemi cosa vedete?
- Credo sia una forma di illusione. E affacciandomi mentre rispondo a quest’intervista vedo un puzzle di stelle che si fa spazio nel cielo squarciato da palazzi di periferia. L’immagine mi trasmette pace tuttavia, le distanze sembrano equilibrate così come le luci della notte.
- No, però forse posso arrivarci (santo classico!): para+eidolon, che dovrebbe essere uguale+immagine/simbolo? Potrebbe essere qualcosa di simile ad un’immagine che esiste? O la stessa immagine? Illusione potrebbe andare, come dice Christian.
Cosa vedo dalla finestra? Riprendo il format ideato dall’artista Momusso, il meteo emozionale: oggi sereno, a tratti nuvoloso.
- Se doveste definire le vostre canzoni come figli, potreste dire di avere un figlio prediletto?
- Si, ne ho almeno un paio. E uno di questi è Diafana.
- Diario, il mio primo singolo. Dentro ci sono le cose e le persone più care che ho.
- Vi siete mai stancati delle vostre canzoni?
- Si, ma a scoppio ritardato. Dopo averle fatte uscire. Forse dovevo ascoltarmi di più prima, essere meno impulsivo, meno “estremo”, ma credo sia un processo artistico naturale. Se si ricerca la perfezione in musica si campa da frustrati e si finisce per odiarsi o peggio ancora per bruciare talenti.
- Sì, di una ma non dirò quale. Però fa parte della sperimentazione e sicuramente succederà ancora altre volte. Anzi, forse meno male che succede, significa per me che sto crescendo artisticamente.
- Vi sentite più Dr. Jekyll o Mr. Hyde?
- Uno dei brani del mio prossimo album si chiamerà “Dr.Fake e Mr.Hype” e gioca molto sul dualismo e la scissione tra persone e personaggi. Per me è fondamentale tenere unito ciò che sento e ciò che voglio, mi attengo ad una sorta di personale “giustizia emotiva” e da quando mi hanno detto che mi sono “disegnato male” rischiando di essere vittima del mio personaggio cerco quotidianamente di educare Christian e Picciotto nel migliorarsi a vicenda grazie ai quotidiani conflitti interni.
- Non mi sono ancora data una risposta, diciamo che entrambe le figure si equivalgono per la maggior parte del tempo. L’importante è esserne consapevoli e dare sfogo ad entrambe. Quando sono sola appago la mia parte più scura e malinconica (che è anche quella che ha bisogno forse di più cure da parte mia), in pubblico invece cerco di affidarmi al mio lato più leggero e spensierato. Una buona dose di equilibrio previene il mental breakdown.
- Qual è stata l’esperienza musicale più figa che avete vissuto in tutta la vostra carriera?
- Mi ritengo fortunato ad averne vissute davvero tante, dalla prima volta col mic in mano in cui ho capito che era quello che volevo fare “da grande” ai grandi concerti davanti a migliaia di persone o a quelli davanti a 10 paganti in cui dai il massimo della performance. Restano nel cuore le aperture dei live di Manu Chao a Catania e Caparezza a Palermo con quasi diecimila persone a cantare il ritornello di una mia canzone. E poi l’esperienza nei campi profughi palestinesi attraverso la musica credo mi abbia cambiato la percezione di ciò che sto facendo.
- Sono state due fino ad ora: il palco del Capodanno di Palermo 2023 davanti a diecimila persone e l’aver cantato insieme a Ron “Vorrei incontrarti tra cent’anni” durante il suo concerto a Favignana. In entrambi casi (ma per ragioni diverse), ho avuto il cuore piccolo piccolo ed enorme allo stesso tempo. La tensione e l’emozione che ho percepito cantando davanti a tutta quella gente e insieme ad un pilastro della musica italiana rimarranno nel mio cuore come le due sensazioni più contrastanti ma allo stesso tempo più simili che mai.
- Qual è stato il vostro rimpianto artistico più grande?
- Essermene fregato di partecipare a Sanremo Giovani dopo aver vinto “Musica contro le mafie” nonostante diversi solleciti di importanti addetti al settore. Col senno di poi era una messa alla prova che rimpiango di non aver fatto.
- Non essermi preparata bene quando ho fatto le selezioni di Amici nel 2016. Ero troppo poco consapevole e ingenua per capire che bisognava studiare un prodotto da portare un po’ più definito.
- Nel cassetto dei vostri sogni ci stanno tre duetti. Se poteste dargli un nome, a quale artista preferito gli attribuireste?
- Adriano Celentano, Fabrizio De Andrè e Kurt Cobain.
- Condivido la scelta di De Andrè. Poi, Aurora e Bon Iver.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la vostra musica?
- Perché siamo genuinamente reali e un buon ascoltatore si sentirebbe a suo agio. “Il vero riconosce il vero”.
- Perché riconoscerebbe la naturalezza del “personaggio”, che non si distingue affatto dalla persona che le sta dietro. Siamo esattamente come ci vedi, stavolta zero maschere.
- Chi è il vostro fan più fedele e sincero?
- È un artista de Lo Stato dell’Arte, si chiama Marsilio, veniva ai miei concerti da quando aveva 16 anni, uno di quelli che ti chiedeva l’autografo e che sa i miei testi meglio del sottoscritto. Oggi sono fiero di produrre la sua musica e di condividere pezzi di percorsi umani, è sempre stato molto sincero e schietto, nei complimenti e nelle critiche.
- Sembrerà scontato ma i miei genitori: hanno sempre creduto in me e non è scontato, la musica non è una strada facile da percorrere. Poi sono sempre i primi ad ascoltare i brani, a condividerli e, quando serve, sono anche i primi a criticarli. Con loro ho la sicurezza che si tratta sempre di un confronto positivo e non di una critica sterile.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
- A maggio produrrò il primo disco con Lo Stato Dell’Arte, sarà quello di Robson De Almeida, successivamente toccherà a Bruna e in autunno tardo uscirà il mio settimo disco. In mezzo una moltitudine di progetti e laboratori musicali e spero tanti, tanti live.
- Mille progetti, fortunatamente. A maggio uscirà il mio prossimo singolo e in autunno, si spera, il mio primo album a cui stiamo lavorando già da qualche mese. Sarà un anno carico di belle sorprese!
- Mandate un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarvi e ascoltarvi.
- Un saluto ai lettori del MEI, “Ascolto è partecipazione”!
- Sulle piattaforme musicali ci trovate con il nostro nome (Bruna, Picciotto), mentre su quelle social (IG e FB) siamo brunangelico e picciotto_real. Veniteci a trovare lì! Un abbraccio a tutti ragazzi, e grazie! <3
Diafana di Picciotto feat. Bruna è Presente in AIA Artists for Spotify Vol.3 https://open.spotify.