♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Stefano Virgili.
Prima di tutto Stefano Virgilli è scritto due L, non una. Proprio per questo il mio prossimo album si chiamerà “elle elle” per cercare di farlo entrare nella zucca. In secondo luogo, Stefano Virgilli è un quarantaquattrenne con una decente carriera nella finanza e nella tecnologia in Asia, al momento coinvolto con un Web3 Venture Capital di base a Singapore. Terzo, Stefano Virgilli è una persona molto spirituale che ama scrivere testi profondi. Purtroppo, non avendo nessun cantate di rilievo che apprezza i testi di Stefano Virgilli, (quarto) Stefano Virgilli si è improvvisato cantante lui stesso, con risultati alterni.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “È tutto un attimo”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
“È tutto un attimo” è un singolo di Anna Oxa presentato a Sanremo nel 1986. Il brano è scritto da Adelio Cogliati, Franco Ciani (testo) e Umberto Smaila (musica). Ricordo questo brano sin da bambino, quando la Oxa fece la sua solita pittoresca apparizione sul teatro dell’Ariston. Una canzone che considero sempre verde. Moderna allora come oggi, e che grazie al supporto di Raffaele Montari della PMS e Serenella Occhipinti, abbiamo prodotto e lanciato nella seconda metà di Agosto.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Più che dovrebbe, vorrebbe. Le mie canzoni non sono scritte per un audience specifico, ma più che altro per quel che mi ispira in quel preciso momento. Ho spaziato dall’elettronica al rock, più che altro per cimentarmi in stili nuovi e per forzare i miei limiti, sia musicali che canori.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Nel mio album cantautorale “Punto. A capo.” Qualcuno mi ha detto che faccio la scimmiottatura di De Andrè. Sarebbe bello prenderlo come un complimento, ma temo sia più una presa in giro. Chiaramente essendo cresciuto con De Andrè nelle orecchie per l’80% della mia adolescenza, ovviamente qualche segno l’ha lasciato. Per questo motivo, l’album successivo è intitolato “Cambia la musica”, come a voler dimostrare che non sto scimmiottando nessuno, ma mi sto esprimendo nel modo che mi si confa in quel preciso momento.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Faccio tutt’altro di mestiere e lavoro per il 90% del tempo. Quando ho un attimo di sfogo, o vado in palestra, o scrivo una canzone. Quindi una mia canzone vale quando un centinaio di flessioni tutt’al più.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Non ne ho idea… devo rispondere ugualmente? Sembra la paella spagnola. Di più non so. - Hai creato da anni “VOXLab” un bellissimo format musicale di cui ho avuto l’onore di essere stato più volte tuo ospite. Qual’è il trucco e motore pulsante di un format di successo come il tuo?
Ho iniziato ad intervistare artisti molto più bravi di me per capire cosa li motivava e come si approcciano al successo. Partito quindi per egoismo… per imparare a migliorarmi. Si è poi rivelata una piattaforma interessante per la distribuzione che gli artisti sembrano apprezzare. - Vivere a Singapore, quanto ha influito sulla tua crescita personale e artistica?
Quasi nulla direi. Vivo nel mio mondo dovunque mi trovo. Quando ho vissuto in Oman, a Singapore, in Malaysia ed ora in Thailandia, assorbo usi e costumi, solo come espansione del nucleo. Il nucleo è ancora incentrato nell’Appennino Reggiano. - Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
I figli sono figli. E le canzoni, canzoni. Ma “Granelli di sale” ha un posto speciale nel mio cuore. Senza entrare troppo in dettagli strappa lacrime, ho avuto il dono di poter vedere mio padre sul letto di morte, e di abbracciarlo un’ultima volta pochi istanti prima che morisse. Di ritorno dal funerale, in volo forse sopra la Turchia, ho scritto il testo più profondo che abbia mai scritto. Francamente, anche il testo più profondo che abbia mai ascoltato. Con buona pace di De Andrè. - In passato ho avuto il piacere di apprezzare il tuo talento con “Baciami se sei da sola” e “Checkmate to logic”. Ti va di raccontarci qualche aneddoto su queste due hit?
“Baciami se sei da sola” è dedicato alla prima donna che mi ha letteralmente infranto il cuore. Sono le parole che le avrei voluto dire 25 anni fa, ma per immaturità non sono riuscito a dire. Invece “Checkmate to logic” l’ho scritta in un momento durante il quale giocavo a scacchi quasi 2 ore al giorno… una passione risorta dopo quasi 30 anni che non giocavo. Improvvisamente questo testo ha preso forma intorno alla metafora del bianco e del nero a rappresentare la nostra società estremamente polarizzata. - Quanto è versatile la tua voce?
Funziona bene sul Do e sul La minore… per il resto una chiavica. Le mie canzoni sono tutte scritte e pensate per voci eclettiche come quella del grande Andrea Gioè. - Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Quella in cui non ho cantato. Quando avevo 23 anni mi sono inventato produttore musicale. Conobbi una ragazza che scriveva canzoni straordinarie, ma le faceva musicare da una band punk che non centrava nulla con la sua profondità di spirito. In breve tempo riuscii ad assoldare il grande maestro Marani ed una grandissima violinista. E meno di un mese dopo, Federica vinse il premio della critica al Premio Daolio. Una trasformazione a tutto tondo di cui modestamente mi prendo il merito.
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Avrei dovuto essere più persistente con la chitarra e diventare un grande chitarrista, invece che un mediocre cantante e un pessimo chitarrista.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Mi piacerebbe fare un duetto con il grande Giovanni Lindo Ferretti. Lo chiamerei “Le voci basse”. Poi vorrei cantare una volta con Enrico Ruggeri, per assorbire tutta la sua immensa creatività. Ed infine, se ci fosse una macchina del tempo, vorrei sedere al fianco dell’inimitabile Fabrizio De Andrè, questa volta non per sentirmi dire “Vai a letto che è tardi” come mi disse al suo ultimo concerto, ma per assaporare ogni secondo dalla sua voce meravigliosa. Ed io guardarmi bene dall’interromperlo.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Ho una carissima amica di nome Shivani a Singapore. Ogni canzone nuova è lei che ha l’anteprima… Non solo vuole la traduzione in inglese, ma anche l’analisi parola per parola del testo in Italiano. Lei è la numero uno. Per tutti gli altri fan credo che le mie canzoni siano chicchi di riso fra altri chicchi di riso.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Ho un album in uscita con PMS. Questa volta un album d’amore, con una canzone che scrissi a 17 anni di età. Ho anche fatto una collaborazione con un chitarrista indiano e una solista americana con la band Arakma, con la quale pubblichiamo su BandCamp. - Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Ciao a tutti i lettori del MEI. Trovatemi dove vi viene comodo, eccetto su TikTok, perché l’ho provato, ma non fa per me.
È tutto un attimo di Stefano Virgili feat Serenella Occhipinti è presente in AIA Artists for Spotify Vol.1 https://open.spotify.