Le rose e il deserto é il progetto solista di Luca Cassano. Una parte di queste visioni desertiche è confluita nell’EP d’esordio dal titolo “Io non sono sabbia” uscito per PFMusic nel giugno 2020 e che in poco tempo ha superato i 20.000 ascolti su Spotify. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il cantautore di origine calabrese ma milanese per professione, in questa intervista per Mezzogiorno in Musica Indie a cura di Ivana Stjepanovic
1.Ciao Luca! Raccontaci di te e come ti sei avvicinato alla musica?
Ciao! Che dire di me: sono un trentacinquenne alla ricerca di strade da esplorare. Mi piacciono il caffè amaro, le parole sdrucciole e le poesie di Pablo Neruda (oltre a un sacco di altre cose che non mi vengono in mente ora).
Sono stato avvicinato alla musica da ragazzino, più o meno alle scuole medie. Mio padre ascoltava tanta musica classica e aveva piacere che i suoi figli studiassero musica, perciò per un po’ di anni ho studiato pianoforte e chitarra classica. Ma a me di imparare solfeggio e armonia proprio non interessava (quanto me ne pento ora!). Quindi abbandonai abbastanza presto. Mi sono riavvicinato spontaneamente alla musica nel 2014, in un periodo di grandi cambiamenti nella mia vita. Ho trovato nella musica un potentissimo strumento di sfogo e di socialità.
2.Come nasce Le rose e il Deserto e perché questo nome d’arte?
Le rose e il deserto (che è il mio progetto solista) è nato più o meno nell’estate 2018. Venivo da vari progetti in band, alcuni incentrati su cover, altri su pezzi inediti, alcuni andati molto bene, altri, come l’ultimo, abbastanza faticosi del punto di vista emotivo. Avevo però tanta voglia di portare sul palco e canzoni che nel frattempo stavano nascendo e quindi mi decisi a prendere la strada in solitaria. Chissà, prima o poi riformerò una band…Per quanto riguarda il nome: avevo voglia che il nome del progetto rispecchiasse un po’ la doppia anima della mia scrittura.
3.Hai definito Le rose e il Deserto come un progetto con due anime: ci spieghi
meglio cosa significa?
Come dicevo prima, le rose e il deserto rispecchia un po’ la doppia anima della mia scrittura: da un lato le mie canzoni sono molto intime e sentimentali, spesso malinconiche, e questo rispecchia il mondo delle rose; dall’altro lato, a volte viene fuori qualche canzone più arrabbiata, che rispecchia il mondo del deserto.
4.Da cantautore quali sono i tuoi obiettivi e a cosa ti ispiri nel farlo?
Mi piace suonare in pubblico, mi piace sentire gli applausi, fare le chiacchiere con la gente dopo il concerto; quindi direi che il mio unico obiettivo è andare in giro a suonare in bei posti, davanti a bella gente interessata ad ascoltare le storie che gli canto e gli racconto. Per quanto riguarda le ispirazioni, per vicinanza di stile e di sentire ti cito Emanuele Galoni, Emanuele Colandrea, Gnut, Giorgio Canali e l’infinito Francesco De Gregori.
5.La tua passione per la musica come confluisce e convive con quella per la scrittura e poesia?
In realtà è un tutt’uno: io leggo e scrivo in continuazione. Proprio in questi giorni mi sono arrivate le prime copie di “Poesie a gettoni vol.1”, la mia prima raccolta di poesie (i lettori possono scrivermi privatamente su Instagram per ordinarne una copia). Ogni tanto capita che insieme ad una poesia nasca anche una musica, e che le due cose si sposino, e ne nasca una canzone.
6.Parliamo del tuo EP d’esordio “Io non sono sabbia”. Come nasce e cosa hai voluto racchiudere e raccontarci in questo progetto?
L’idea di pubblicare quell’EP è nata nell’estate 2019: avevo già tante canzoni più o meno pronte e stava diventano fortissimo in me il desiderio di far uscire qualcosa; finché non hai pubblicato nulla puoi sempre nasconderti no? Quando invece decidi di fare i conti col pubblico, che sia con un singolo, con un EP o con un intero album, beh, a quel punto non puoi più tornare indietro e devi cominciare a fare le cose sul serio. “Io non sono sabbia” contiene cinque canzoni che parlano di me, delle mie paure, delle mie esperienze, del mio rapporto con i miei genitori. Penso che sia un disco molto intimo e personale. Nonostante questo, la speranza è che sia sufficientemente “ampio” da poter muovere sentimenti in tutti gli ascoltatori. Se a chiunque ascolti una di quelle cinque canzoni riesco a strappare una lacrima, un sorriso, o in generale, un’emozione, allora il mio lavoro l’ho fatto bene.
7.C’è una traccia dell’ EP, delle 5 presenti, che ti rappresenta di più e perché?
Mi piace sempre aprire i miei concerti con la prima canzone che Le rose e il deserto hanno scritto (“Un terzo” che è anche la prima canzone che hanno pubblicato) ed immediatamente dopo l’ultima canzone scritta…in questo periodo quindi “Salgari” (non ancora pubblicata).
8.Come hai vissuto e stai vivendo questo periodo di pandemia senza la possibilità di fare concerti?
Sto scrivendo tantissime poesie, anche grazie alle ispirazioni che mi arrivano dai miei followers su Instagram. Sto studiando tanto e leggendo tantissimo. E per il resto non possiamo fare altro che aspettare e seguire le regole perché tutto questo passi il più in fretta possibile…
9.Sogni nel cassetto?
Aprire un concerto di Giorgio Canali 😀
Ascolta “Io non sono Sabbia” su Spotify:
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