Elettronica firmata dalla collaborazione con Martino Cuman e canzone d’autore nella penna di Luca Cassano che vive dietro il moniker Le Rose e il Deserto. Un disco come “Cocci Sparsi” sa di provincia e di periferia, ma anche di sensibilità per cose piccole e preziose. Modi anacronistici di pensare alla vita, belle pennellate di umanità nonostante un tempo futuro di macchine e computer. Che si stia tornando piano piano alla canzone d’autore fatta da uomini anziché dalle macchine?
Mi colpisce la grafica di questo lavoro. La copertina che poco somiglia al suono del disco… ci hai mai pensato?
Ciao! Ti ringrazio per la domanda che mi permette di ringraziare Tiziana Balliana che è da sempre l’anima grafica de Le rose e il deserto. “Cocci sparsi” è un disco in continuo disequilibrio fra suoni acustici ed elementi elettronici, fra analogico e digitale, quindi si, la scelta di una copertina in cui ci fosse del cartone e del nastro adesivo, degli elementi così materici. potrebbe sembrare in controtendenza con i suoni del disco. Ma “Cocci sparsi” è in primo luogo la mia personalissima collezione di ciarpame: tutti i viaggi fatti, le case vissute, le donne amate. E’ dove mettere il proprio ciarpame se non dentro una scatola di cartone?
Ho come l’impressione, tanto per restare nelle allegorie grafiche, che questo disco ricerchi comunque sempre una dimensione infantile… o sbaglio?
Non sbagli affatto: il titolo stesso, “Cocci sparsi” rievoca la mia infanzia. Da ragazzino passeggiavo davanti casa, in riva al mare e cercavo legnetti, pezzi di vetro, bei sassi, ossicini, da portare a casa, per accrescere, appunto, la mia collezione di ciarpame. Come dicevo prima, col passare degli anni, dentro questa collezione hanno iniziato a finirci anche “oggetti” meno concreti, come gli amori finiti, le città attraversate, le labbra baciate e quelle perdute; insomma, la vita non è altro che una collezione di cocci sparsi.
E più che l’amore… penso all’amicizia come argano trainante del tutto. “Magellano” è decisamente una canzone stupenda… tu che ne pensi?
Grazie del complimento. “Magellano” parla di un’amicizia finita male (perché anche le amicizie possono finire male, mica solo gli amori); una bellissima amicizia finita male per colpa mia, per dei miei comportamenti sbagliati di cui ancora mi vergogno e per cui ancora oggi provo dolore. Il testo di “Magellano” è una inascoltata richiesta di attenzione e di aiuto accompagnata da un arrangiamento quasi esclusivamente elettronico che definirei cattivo, a tratti inquietante.
E poi ancora, ho l’impressione che volutamente questo disco non cerchi soluzioni e risoluzioni. Non cerchi melodie facili, ritornelli determinanti… come il suono anche la scrittura resta sospesa… o sbaglio?
Io non ho alcuna risposta, alcun insegnamento da dare. Posso solo porre domande e scatenare dubbi. Questo si riflette, nell’assenza di ritornello in “Cocci sparsi” o nell’assenza di melodia cantata nelle strofe di “Australe”, per esempio. Credo che l’arte, in generale, debba fare questo: stimolare il pensiero di chi vi si accosta. Ognuno deve poi fare il suo viaggio, le sue riflessioni, arrivare alle sue personali risposte, compiendo un percorso intimo ed individuale.
Un video ufficiale?
Non nel breve, ma chissà…
https://open.spotify.com/album/4I1BvtbbRlVk0nnpBUeNJb?si=Zg1Nq_eqSuOmwJDeAGFTew