Belle sensazioni di melodia espansa, estesa, libera di confini utili alle regolarità del pop. Belle sensazioni di aria e di evasione dentro il nuovo disco dell’artista e performa Sasha Vinci che pubblica questo lavoro dal titolo “Mercurio” che in qualche modo rinnova la collaborazione col musicista Vincent Migliorisi, grazie anche al sostegno di aA29 Project Room. Elettronica e forme pop, suoni digitali e liriche d’autore, dalle più ariose ballate alla Baustelle a qualche disamina sociale di Ottodix… il tutto sempre senza scomodare troppe trasgressioni ma dando ampio spazio alla sola semplicità d’autore. In rete i video ufficiali, testimonianza visiva del concetto e del messaggio.
Un disco di grandi visioni e innumerevoli simbologie. Partiamo dal nome. “Mercurio”. La trasformazione ma anche la rivoluzione. Significa anche speranza per te?
Mercurio è trasformazione, mutazione continua, è liquido e camaleontico, come nell’antica mitologia, Mercurio ritorna ad essere quel messaggero dinamico e veloce, che attraverso l’uso della parola e della musica, riesce a viaggiare tra l’onirico e il reale.
Nell’arte, la sperimentazione continua, mi permette di fare un passo avanti ogni volta e di collezionare esperienze nuove. Dietro all’apparentemente caotica trama di riferimenti e di immagini simboliche esiste per me un percorso lineare e chiaro.
Mercurio è rivoluzione, un sovvertimento della realtà, per indurre l’essere umano verso un radicale cambiamento. È speranza, desiderio e fiducia di poter modellare diversamente le nostre vite, per uscire dal vortice del nostro presente oscuro, e immaginare un futuro in cui ritrovarci rinnovati e più consapevoli.
In rete troviamo due video e in essi ci sono simboli e espressioni artistiche che tornano. “Castelli di rabbia” e la bellissima “Non ho paura”. C’è un unico filo conduttore o sbaglio?
Assolutamente sì, le due canzoni e i due video sono fortemente collegati. Partono da un apparato visivo comune, con una serie di riferimenti alla simbologia e al concetto di “multinaturalità” che riporto di frequente anche nelle performance, nelle installazioni site specific, nel disegno e nella scultura. La conchiglia bianca, a forma di spirale, che una delle due donne a chiusura di “Castelli di Rabbia” tiene tra le mani, è la stessa che si vede rotolare nell’acqua del mare in “Non ho paura”, travolta dalla corrente, ed è un artificio, una mia scultura in gesso. Avrete notato che ritorna anche il pennacchio bianco, simbolo di leggerezza e tensione al volo, ma anche vessillo di un mondo differente e nuovo, dove la donna e l’uomo convivono pacificamente con la natura e gli animali che vi abitano. In entrambi i video la percezione della bellezza naturale non è mai totalmente scissa dal senso di distruzione e di inesorabilità presente sulla Terra.
Il suono di questo lavoro… un suono futuristico ma anche antico, la tecnica incontra la parola. Un disco del futuro o un disco del passato?
Immagino Mercurio come un disco del presente, nove canzoni per raccontare le luci e le ombre della mia realtà, tenendo sempre conto del passato, ma proiettando il mio sguardo nel futuro.
Ovviamente i riferimenti vanno a quei grandi cantautori, non solo italiani ma anche stranieri, che hanno dipinto in musica la loro contemporaneità. Cantautori visionari, “amici” che ascolto ogni giorno e che mi incoraggiano a guardare avanti, a sperimentare con le parole, con il suono, con il canto e con tutti gli elementi che ho a disposizione.
Sasha Vinci e Vincent Migliorisi. Non penso sia il primo “incontro” d’arte e di espressione. Raccontaci…
Due personalità differenti e opposte la mia e quella di Vincent, che hanno trovato nella musica un punto d’incontro, un terreno fertile in cui sperimentare insieme, in cui condividere esperienze ed emozioni. Da anni collaboriamo a diversi progetti, prevalentemente appartenenti al mondo dell’arte contemporanea. Abbiamo composto e realizzato le sonorizzazioni delle mie performance come la “Repubblica delle Meraviglie” per l’Università Ca’ Foscari di Venezia, “La terra dei fiori” alla Reggia di Caserta, e avuto anche grandi esperienze internazionali come quella di New York, con a “Human Flower Wall”.
Grazie all’esperienza di Vincent, sia come produttore che come musicista è stato possibile concepire Mercurio, un’opera in cui si bilanciano perfettamente le nostre competenze e la nostra creatività.
E per chiudere una mia impressione. Lungo l’ascolto, dopo la title track ho come l’impressione che il disco si faccia meno etereo, meno digitale, più quotidiano… non so come dire. Che ne pensi?
È un’ottima osservazione. Come ogni lavoro anche questo disco ha la sua storia, il suo tempo di lavorazione, di evoluzione. Durante il missaggio, abbiamo avvertito la necessità di ancorarci alla terra, cercando di mitigare gli arrangiamenti e scegliendo soluzioni più essenziali.
Penso a Mercurio come ad un concept album, in cui le nove canzoni viaggiano verso la stessa direzione, tracciando un unico percorso e penetrando dentro il quotidiano, all’interno di quella società che desidero trasformare.
Durante l’ascolto, l’atmosfera dei brani diventa sempre più intima, inconfessata, per poi espandersi nuovamente e ritornare a viaggiare nell’etere con il ritornello dell’ultima canzone “Occhi alle stelle”.