Jova Beach Party: perché abbiamo rinunciato a partecipare
Dopo un’attenta valutazione abbiamo deciso di non non partecipare al Jova Beach Party di Castelvolturno. Non è stato facile declinare un invito prestigioso e di grande visibilità.
Avevamo deciso di non parlarne prima dei due concerti del 26 e 27 agosto perché non volevamo cavalcare l’onda delle polemiche, non ci interessa! La situazione è seria e l’argomento complesso.
Passato l’evento però è doveroso, da parte nostra nel rispetto anche di chi sapeva che ci saremmo stati, raccontare le motivazioni che ci hanno indotto a rinunciare e stimolare una pacifica riflessione.
Non abbiamo niente di personale e sopratutto apprezziamo l’impegno di Jovanotti di portare le tematiche ambientaliste ad un gran numero di persone. Così come le attività che verranno messe in atto dopo i concerti sono interessanti e degne di nota.
Avevamo dato la nostra disponibilità diversi mesi prima che si conoscessero le modalità di realizzazione dei concerti ma ad un certo punto è diventato impossibile per noi non porci la domanda che tantissimi ambientalisti si sono posti, cioè se portare decine di migliaia di persone sulle spiagge non crei un impatto estremamente dannoso sul luogo e, cosa poco sottolineata, anche dell’effetto sul mare che viene inevitabilmente inquinato semplicemente dalla presenza di tanta gente.
Abbiamo seguito con attenzione tutta la comunicazione pro e contro il Jova Beach Party senza pregiudizi e senza preconcetti nella convinzione che un artista metta sempre al primo posto i propri ideali e la Musica per poi fare i relativi e legittimi calcoli di interesse economico.
Quando si organizzano grandi eventi, soprattutto se si dichiarano completamente ecologici e sostenibili, bisogna considerare tantissimi aspetti e la modalità più corretta è quella di ascoltare ed accogliere le eventuali critiche e proposte che arrivano dagli esperti e da chi lavora tutti i giorni in questo settore perchè, come tutti sappiamo, niente è perfetto e tutto è perfettibile.
Per quanto riguarda Capone & BungtBangt le scelte nascono sempre dal cuore, sono frutto della coerenza, dell’autonomia di pensiero e del rispetto che abbiamo per la Terra, l’Umanità e l’Arte, anche a costo di farle apparire anti commerciali e poco strategiche.
L’evento di Castelvolturno, a cui avremmo partecipato con immenso piacere perché lo consideriamo di grande valore artistico e professionale, ha in sé però delle evidenti ed inevitabili contraddizioni che hanno alimentato dei contrasti tra artista ed ambientalisti determinando una disarmonia tra chi legittimamente desidera esibirsi in uno spettacolo con grandi numeri di pubblico e chi ritiene che ciò debba avvenire nel rispetto di alcuni parametri indispensabili alla tutela del territorio e degli ecosistemi.
Dal punto di vista legislativo i permessi c’erano e quindi la manifestazione rispettava le norme, ma la legge non sempre è a favore dell’ambiente ed in questi anni abbiamo visto come le amministrazioni si comportano nei suoi confronti o come persone come Greta Thunberg vengano ignorate dai capi di stato protetti dal loro enorme potere che si genuflette agli interessi delle lobbies finanziarie..
Sono quindi i comuni cittadini a doversi adoperare per rispettare e far rispettare l’ambiente, non le leggi che troppo spesso sono vecchie e non prendono in considerazione i grandi e rapidissimi cambiamenti che l’umanità sta imponendo al pianeta.
Prima di parlare di “econazisti” interessante sarebbe stato aprire un dialogo, prestare ascolto a quei ragazzi provenienti da realtà impegnate ricche di informazioni e consapevolezza, spesso volontari generosi, che hanno il diritto di essere preoccupati e arrabbiati con noi adulti per il mondo che gli stiamo lasciando. Questo è un aspetto molto serio!
Di sicuro non è Jovanotti il problema dell’umanità, non è lui quello che inquina indiscriminatamente e in questo senso non può essere attaccato e additato in modo spietato perché c’è tanto altro di cui occuparsi, ed il suo intento ci è sempre sembrato positivo. Il progetto JBP è ampio e prevede, attraverso una raccolta di fondi, interventi a lungo termine per pulire 20 milioni di metri quadri di spiagge, laghi, fiumi e fondali e realizzare 6 macro azioni di ripristino degli habitat..tutte cose belle che se verranno realizzate avranno un buon effetto, purtroppo però non cancellano i dubbi sull’evento live. .
La Natura, come il corpo umano, non può essere ferita e poi medicata perchè le cicatrici restano indelebili. Resta comunque la fiducia nella buonafede di Lorenzo anche perchè non si deve dimenticare il suo impegno sincero nel 2000 quando utilizzo Sanremo come vetrina per chiedere l’abbattimento del debito pubblico dei paesi del sud del mondo, massimo rispetto per questa azione!
Ma quando si parla di “tutela dell’ambiente” bisogna andarci con i piedi di piombo, e soprattutto essere coerenti in tutte le scelte altrimenti si rischia di perdere di credibilità!
Lo scontro probabilmente è inevitabile se si sostiene in maniera granitica che chi critica sbaglia, assumendo una posizione rigida senza accettare il confronto! E’ qui che nascono i dubbi e le critiche. Si sarebbe potuto dire più realisticamente che nella progettazione del JBP si fa un grande sforzo per renderlo a basso impatto ambientale ma che si potrà fare ancora di meglio per il futuro coinvolgendo nel processo di costruzione tutti i segmenti dell’ambientalismo, gli esperti di settore e non solo il WWF che non può e soprattutto non è il garante dei temi ambientali tout court.
Questo approccio indubbiamente complicato diventa purtroppo indispensabile quando si afferma che “Jova Beach Party è il primo grande evento itinerante al mondo che parla di ambiente”. Un atteggiamento aperto avrebbe sicuramente abbassato i toni dello scontro e non avrebbe messo in difficoltà noi, Mario Tozzi, una buona parte di Legambiente, Greenpeace e tante associazioni che operano con attenzione per la tutela dell’ambiente.
I ragazzi, i giovani attivisti, hanno diritto di parola più di noi, sono loro che devono dirci come dovremmo agire e noi adulti dovremmo imparare ad ascoltarli. E poi bisogna anche cominciare a comprendere che alcuni luoghi, anche se privati, hanno un valore naturalistico che va protetto e sono idealmente proprietà di tutta l’umanità che ha il diritto di chiederne la tutela. Siamo tutti sbalorditi da come Bolsonaro stia distruggendo la Foresta Amazzonica incurante del fatto che quello è il polmone della Terra e non può essere solo proprietà del presidente del Brasile. Su questo siamo d’accordo? E allora valga per qualunque area anche di piccole dimensioni dove esiste un ecosistema!
Per quanto riguarda noi sappiamo di aver creato, in piccola parte, disagio ed imbarazzo con il nostro rifiuto ma siamo e resteremo sempre il più possibile liberi da inquinamenti narcisistici o commerciali, rispettosi delle nostre idee anche a discapito dei nostri stessi interessi materiali.
Non siamo mai stati sotto nessuna bandiera e l’autonomia di pensiero resta una nostra priorità.
Chiudiamo questo messaggio con un bel ricordo ed un invito a Lorenzo ad incontraci per uno scambio di idee costruttive visto anche che nel 2009 fummo gli artefici di “Come suona il Caos?” in assoluto il primo “eco party” italiano che si tenne all’Arenile di Bagnoli con un pubblico live di oltre cinquemila persone e due milioni di contatti on line.
Oltre al grande concerto con ospiti nazionali ed internazionali, coinvolgemmo decine di attivisti e comuni cittadini nella pulizia della spiaggia di Bagnoli la cui spazzatura fu poi trasformata da Maurizio attraverso un workshop in strumenti musicali. Ci furono tavole rotonde su temi ecologici, decine di stand di artisti ed artigiani che creavano opere e prodotti con materiali riciclati, ci fu anche una sfilata di moda con abiti interamente realizzati con materiali di riciclo. Scegliemmo di fare il concerto nel grande parcheggio dell’Arenile Reload senza toccare e impattare la spiaggia che fu solo oggetto di pulizia. Attraverso questo progetto che includeva anche un video corso di 26 lezioni sulla costruzione di strumenti riciclati riuscimmo a piantare 400 metri quadrati di foresta.
Tutto questo fu realizzato grazie a dei parteners visionari che avevano veramente a cuore il rispetto e la trasmissione del messaggio d’amore per l’ambiente.
“Come suona il Caos?” sarebbe dovuto diventare un progetto itinerante ma purtroppo, come spesso accade a chi ha idee innovative ed al contempo è una realtà indipendente, trovare finanziamento per mantenere in vita i progetti è molto difficile. Ma questo resta ancora un evento unico che proveremo a riproporre in tour.
Sono passati tredici anni da quella avventura ma il video report che racconta cosa successe è sempre visibile da questo link: https://youtu.be/SwJSRpR7y1I
Noi, da guerrieri sognatori quali siamo, al JBP avremmo voluto esserci in qualità di ambasciatori della musica ecologica, mettendo noi stessi a rischio di critiche pur di creare un ponte tra idee distanti, per dimostrare che ci sono valori profondi che ci accomunano e che l’obiettivo è quello di progredire sempre di più e provare insieme, senza divisioni, a consegnare un mondo migliore alle nuove generazioni.
Purtroppo questo non è accaduto anche perchè è stata sottovalutata la nostra autonomia di pensiero, scambiando una scelta consapevole, sincera e fatta a fronte alta come una presa di posizione “strategica” e sottomessa alla volontà di quell’area ambientalista critica verso il JBP. Siamo sorpresi da questa interpretazione, non ci rispecchia. Al contrario la nostra idea è che l’unione faccia la forza e per questo è importante restare aperti e disponibili.
Con affetto per tutti
Capone & BungtBangt
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