Tua madre ce l’ha molto con me perché sono sposato e in più canto
Però canto bene e non so se tua madre
sia altrettanto capace a vergognarsi di me.
[…] Io mi dico è stato meglio lasciarci
Che non esserci mai incontrati.
Ecco a voi il Vincitore: “Giugno ’73” del nostro referendum su La Repubblica.
Mezzo secolo fa Fabrizio De André scriveva e interpretava i versi che i lettori della rubrica di Luigi Manconi e Têtes de Bois hanno votato come “i più belli della canzone italiana”.
Questa la classifica finale:
1) “Io mi dico è stato meglio lasciarci/ che non esserci mai incontrati” (Fabrizio De André);
2) “E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà/ E dalle porte della notte il giorno si bloccherà” (Francesco De Gregori);
3) “Il nostro amore era l’invidia di chi è solo/ Era il mio orgoglio, la tua allegria” (Sergio Endrigo).
Va detto che la vittoria di De André è stata abbastanza netta, mentre il secondo posto ha visto De Gregori prevalere su Endrigo di una manciata di voti.
La cosa è tanto più interessante perché Endrigo è un autore oggi trascurato, mentre la sua opera complessiva è davvero eccellente.
Ricordo che il brano vincitore fa parte di quell’imperdibile “Volume 8” che vede il contributo molto importante di Francesco De Gregori, così che la nostra classifica sembra voler onorare quella che è probabilmente la coppia di autori più fertili e felici della nostra musica leggera.
Il senso dei versi maggiormente apprezzati dai lettori è nitido: una sorta di celebrazione dell’idea di relazione.
Ovvero la crucialità dell’incontro, del rapporto, della condivisione come fondamento della vita stessa e della sua infinita capacità di esperienza (echi di Lévinas?).
Ma ciò che più conta, a mio parere, è proprio la scrittura: nessuna leziosità e nessuna “poeticità”: la scelta delle parole è ridotta all’essenziale e perfettamente esatta.
Non una parola in eccesso e non una sostituibile da un’altra.
Questo è il commento di Dori Ghezzi, moglie di Fabrizio: come è ovvio non posso che rispettare felicemente il verdetto dei lettori, del resto, devo riconoscere che di fronte alle parole di Fabrizio sono, senza dubbio, la “vittima” più fragile.
Dopodiché preferisco immaginare la reazione di Fabrizio in merito: avrebbe scelto altri versi di altri artisti che amava e stimava molto.
(Luigi Manconi)
Prossimamente altre sorprese e altri Referendum.
Scrivere a canzoniereitaliano@gmail.com
Giugno ’73
In tonalità di la min, il brano inizia con un intro di archi per poi proseguire con due strofe impostate in la min., dove colpisce la successione dei due accordi di la min. e si min. che danno al brano un sapore vagamente modale. Segue una terza strofa in do magg.
a cui fa seguito uno strumentale. Il tutto viene ripetuto proponendo prima le due strofe impostate in do magg. e poi la strofa in la min.
Si conclude con lo strumentale e un’ultima strofa in la min.
(Tetes de Bois)