L’opera d’arte è, spesse volte, il riflesso dell’interiorità dell’artista. Lo è sicuramente per Federica Lorusso, che nel suo disco Outside Introspections dà vita ad un’autentica rappresentazione della propria anima, come ci spiega in questa intervista.
Ciao Federica, come nasce Outside Introspections, il tuo nuovo disco?
Ciao MEI e grazie per il vostro interesse. Il mio disco nasce dal desiderio di condividere la mia musica con il resto del mondo, nasce dalla voglia di segnare una tappa nella mia carriera artistica al fine di espanderne i confini. Credo che l’incisione di un disco per un’astista sia una tappa fondamentale sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista artistico.
Perché hai scelto questo titolo e in che modo descrive tutto il disco?
“Outside Introspections” rappresenta un viaggio interiore e fa riferimento all’importanza che ha per me la condivisione della propria interiorità con l’esterno,al fine di creare qualcosa di autentico. Mi ha sempre affascinato quanto una musica possa trasformarsi nel momento in cui entra in contatto con i musicisti con cui la si condivide. Mi affascina anche quanto il significato stesso possa cambiare o quanto differenti e personali possano essere le immagini evocate a seconda di chi l’ascolta. Ho voluto estendere questo concetto all’arte visiva, coinvolgendo un bravissimo fotografo, Giuseppe De Santis, che, ispirandosi all’ascolto del mio disco, ha realizzato un meraviglioso booklet di fotografie presente nella custodia del disco. I brani presenti nel disco in qualche modo richiamano ad emozioni legate al mio trasferimento all’estero, alla nostalgia di casa, all’entusiasmo, all’incertezza, o semplicemente a delle immagini, dei colori.
Com’è avvenuto l’incontro tra te e la musica?
Sebbene i miei genitori non fossero musicisti, in casa la musica non è mai mancata. Io e mia sorella abbiamo da sempre condiviso la passione per il canto.Non c’è stato un momento esatto, semplicemente la musica c’è sempre stata.
Chi o cosa è stato ed è importante nel tuo percorso artistico?
Sembra una risposta banale, ma in primis la mia famiglia, sempre fortemente solidale nei confronti delle mie inclinazioni e passioni. Mia sorella maggiore è stato il mio primo modello d’ispirazione, volevo cantare con lei e come lei, ascoltare la musica che lei ascoltava. In quanto sorella minore, non potevo prescindere dal cercare di imitarla in tutto. Ho avuto la fortuna di incontrare sempre persone nella mia vita che hanno contribuito positivamente alla mia crescita artistica. Tutti i miei insegnantidi musica mi hanno regalato tantissimo, ma le persone che hanno segnato la svolta sono stati Serena Fortebraccio e Vito di Modugno, studiavo con loro quando ho deciso che la musica sarebbe stata la mia professione, sono state delle figure di riferimento importanti. Vito in particolare mi ha aiutato a prepararmi per l’esame d’ammissione di pianoforte in l’Olanda, gli sarò sempre riconoscente per la dedizione ed il supporto donatomi. Non posso non menzionare un’altra persona fondamentale: Eric Ineke, insegnante di batteria al conservatorio dell’Aia. Eric ha fatto la storia del jazz in Olanda, ha davvero suonato con tutti i grandi del jazz ed è uno degli insegnanti più generosi che abbia mai conosciuto. Un giorno partecipai come pianista ad una lezione di musica d’insieme per batteristi, da quel momento Eric decise che sarei stata la pianista accompagnatrice del corso. Ho imparato tantissimo da lui e dalle sue lezioni.
Infine, tutti i musicisti con cui ho suonato hanno avuto un impatto determinante nella mia crescita. In particolare, i musicisti con cui ho inciso il disco hanno contribuito in maniera decisiva allo sviluppo della mia musica.
Sogni nel cassetto ed obiettivi da raggiungere: quali i tuoi?
Il mio sogno è semplice, voglio vivere di musica, girare per il mondo, conoscere e collaborare con bravi musicisti che siano anche belle persone, voglio continuare a scrivere musica mia. Sono una persona ambiziosa ma credo anche che sia importante imparare a vivere alla giornata, voglio continuare a fare quello che sto facendo, ma sempre meglio.