“Bande musicali, cori e gruppi folklorici rappresentano un fattore identitario profondamente radicato nel Paese e la loro attività va riconosciuta, tutelata e promossa”. Così il senatore Francesco Giro (FI) ha presentato nella sala Nassirya di Palazzo Madama il suo disegno di legge “Disposizioni in materia di promozione della musica popolare e amatoriale” a difesa di un comparto culturale capillare e diffuso su tutto il territorio nazionale: in Italia, infatti, esistono circa 4.600 bande musicali, 3.500 gruppi corali, 2.500 cori scolastici, 3.000 cori parrocchiali e 750 gruppi folklorici. “Sono tre le direttrici su cui si deve intervenire: una distribuzione più equanime delle risorse del Fus; la riforma del Terzo settore perché così come è strutturata complica la vita delle associazioni musicali invece di semplificarla; agevolazioni fiscali per il settore della musica popolare e amatoriale”.
Alla conferenza stampa sono intervenuti senatori di diversi gruppi parlamentari. Elena Testor (Lega) ha sottolineato “come l’attenzione verso il comparto sia molto alta tra tutti i partiti” e ha auspicato come principale obiettivo “l’equiparazione delle bande musicali alle associazioni sportive dilettantistiche perché produrrebbe vantaggi fiscali alle prime”. Massimo Mallegni (FI) ha rimarcato: “Le associazioni di musica popolare e amatoriale insegnano cultura, fanno aggregazione e tolgono le persone dalla strada. Sono elementi essenziali nella storia e nella vita quotidiana del territorio”. Per Bruno Astorre (Pd) “bande musicali, cori e gruppi folklorici vanno aiutati in tutte le maniere” e Lucio Malan (Fdi) ha definito il ddl Giro “un’iniziativa positiva che speriamo di portare avanti in modo rapido”. Maurizio Gasparri (FI) ha lanciato invece una proposta: “Nelle prossime settimane bisogna andare con una delegazione al Ministero della Cultura, parlare con Dario Franceschini e con il segretario generale Salvatore Nastasi e bussare a quattrini. Perché è importante che il disegno di legge abbia le risorse necessarie e soprattutto l’appoggio del governo”.
Il ddl, composto da sette articoli, punta a riconoscere, salvaguardare, promuovere e valorizzare, come patrimonio dell’intera comunità nazionale, forme di espressione musicale nonché forme di creatività ancorate alle nostre tradizioni culturali, coltivate da complessi costituiti in associazioni e fondazioni riconosciute. Nel dettaglio, si dichiara che l’attività musicale popolare e amatoriale è libera, determinando tuttavia alcuni requisiti di natura strutturale e organizzativa (costituzione in forma di associazione o fondazione, finalità statutaria e mancanza di scopo di lucro, iscrizione nell’elenco regionale) per l’accesso dei complessi musicali ai contributi pubblici. Viene attribuito alle Regioni il compito di istituire l’elenco telematico dei complessi musicali, i cui dati sono comunicati al Ministero della Cultura, non iscritti al registro unico nazionale o regionale del Terzo settore.
Viene consentito alle associazioni e fondazioni musicali popolari e amatoriali di essere destinatarie di contributi erogati dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province, dalle Città metropolitane e dai Comuni. In particolare, lo Stato, per il tramite del Ministero della Cultura, contribuisce finanziariamente all’organizzazione della Giornata nazionale della musica popolare e di altre manifestazioni di interesse nazionale (festival, rassegne e concorsi) individuate annualmente con decreto ministeriale, previa intesa in sede di Conferenza unificata, utilizzando a tal fine, in tutto o in parte, le risorse stanziate nel Fus.
Il ddl prevede inoltre che Stato, Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni promuovano e diffondano l’insegnamento della musica popolare e amatoriale, anche attraverso scambi a livello internazionale tra associazioni e fondazioni del comparto. Infine, è prevista la possibilità di istituire, senza oneri a carico della finanza pubblica, un Tavolo tecnico presso il MiC, presieduto dal ministro della Cultura o da un suo delegato, composto da rappresentanti dei ministeri degli Esteri, dell’Istruzione, dell’Università, dell’Economia, del Lavoro, della Conferenza delle Regioni, del Comune di Roma Capitale e da rappresentanti delle organizzazioni più rappresentative nazionali delle associazioni e fondazioni operanti nell’attività musicale popolare e amatoriale.