Lo abbiamo ospitato anche dentro il fortunato programma Trans Europe Express e ora eccoci qui con una intervista a Daniele Faraotti, compositore, chitarrista, cantautore ma soprattutto visionario del suono e della forma. Si intitola “RadioMagia” il nuovissimo singolo che anticipa il lungo cammino che ci porterà al nuovo disco di inediti “Phara Pop Vol.1” che troverà una stampa in doppio vinile in edizione limitata il prossimo autunno. Faraotti ci aveva ampiamente conquistato con quel disco in grammelot che era “English Aphasia” e oggi torna senza perdere quel piglio psichedelico anni ’70 che tanto ricorda le voluto di un certo Bowie e non solo. Libertà compositiva con liriche in italiano per raccontarci, almeno per ora, di una storia dove il lavoro femminile ha pagato con la vita quando si maneggiava nelle fabbriche il radio senza alcuna protezione. Un bel video a corredo disegnato e composto dallo stesso Faraotti. Insomma: la scena indie è pregna anche di grandi visioni altre della musica. E noi ne siamo ghiotti. Tra l’altro, la genialità passa anche dalle risposte che vi invitiamo a leggere con attenzione… soprattutto l’ultima…
“RadioMagia”. Beh la storia è un dramma che molte donne hanno pagato con la loro vita. Mi incuriosisce la parola Magia… a cosa la leghi?
Mi sono dedicato alla lettura di “Magia”, raccoltone adelphi di cose alchemiche, occulte e astrologiche a firma W.B. Yeats. La lego anche alla magia tipo apprendista stregone – quella che non sai come controllare perché non ne sai niente. Ecco la magia delle ragazze del New Jersey somigliava un po’ a quest’ultima. I denti brillavano, nelle foto notturne, ma era una brillantezza per niente controllabile e altamente radioattiva. Il Radio le uccise. Il Radio che era contenuto nell’intruglio che le ragazze applicavano sui numeri dei quadranti degli orologi.
Bellissimo il video. Disturbante a tratti… come tutto il suono che hai sempre confezionato. E con disturbante io penso sempre ad un complimento, ad un suono che destabilizza, urta e altera la quiete… non è così?
Non era intenzionale ma penso che si, bisogna disturbare la quiete – la musica questo deve fare. Una musica che placa gli animi mi pare in contraddizione. Quella musica lì la puoi ascoltare sui siti you tube per favorire la meditazione.
Un giornalista recensendo “English Aphasia” usò una definizione che trovai azzeccata: “Daniele prende a calci la canzone per farla andare avanti”. Non mi hanno mai convinto gli azzeramenti, la tabula rasa, il sancire fine di epoche e stili, tuttavia è necessario menar calci a destra e a manca. Poi una tantum anche un pezzettino di quiete – che faccia sussultare però.
Com’è stato realizzato questo video?
Eheh, sul come non ti posso dire niente. Volevo un cartone animato per “RadioMagia”. Ho contattato qualche professionista ma i costi per me erano inaffrontabili.
Così, un po’ per vedere se usciva qualcosa, un pò per divertimento, mi ci sono messo io. Ecco, il risultato è “RadioMagia”.
Che poi le foto che spesso girano di te, come quella che useremo noi per questa intervista, sono allegoriche, bizzarre… come le leghi al suono del disco? (qui farò usare la foto con la campana tibetana in testa)
Bella domanda. Bizzarro, ironico, allegorico, citazionista en travesti; tutte queste cose insieme sono il suono di questo disco e probabilmente anche dei precedenti.
È tutto quello che ho da dire sul suono/musica di queste canzoni.
La musica è la musica, esprime se stessa. Parla attraverso l’ascolto. Non ha bisogno di imbeccate.
In arrivo “Phara Pop vol.1”: cioè il primo di una serie di uscite?
Mah… non saprei con certezza. Fare programmi poi non mi piace, ma qualcosa che torna ciclicamente, ecco questo si. Ogni tanto arriva un volume nuovo di cose” pop”. Di cose più pop? Oddio, mi ci perdo…per me era pop anche “so sincere” dei Gentle Giant. Sembrava Webern con una attitudine rock’n’roll. Pop nel senso di popolare – nooo, non di successo, volevo dire una musica vicina alle genti, al popolo; ma nooo no, non Stalin, che c’entra? Ma di tutti ? Nemmeno di tutti – ma si forse di tutti – di tutti si, però l’ho scritta io. Che cosa vuoi dire? Vuoi metterti in proprio? No ma chiedo l’espatrio. L’espatrio? E dove vuoi andare ? Dove non ti chiedano i dodici 24esimi per l’editore, i tre 24esimi per il co-arrangiatore (che non ha arrangiato) prima di trasmetterti in radio. Ha perduto il treno? Per un minuto creda, arrivo alla stazione e me lo vedo passare davanti. Caro Signore, lo vede questo? Ha un nome dolcissimo. E – PI – TE – LI – O – MA. La morte capisce.,
Ma che morte d’Egitto…it’s only rock n roll ( but I like it ).