“Oggi lo streaming rappresenta una grossa porzione di entrate, musicalmente parlando, a livello globale. Credo che sia una cosa positiva, e che sul lungo termine lo streaming aiuterà gli artisti. Questo modello, tuttavia, non si rispecchia nei contratti degli artisti”.
“Società come Spotify restituiscono il 75% delle proprie entrate all’industria musicale, ma pagando direttamente le case discografiche, non gli artisti”, ha proseguito Jehan: “Il problema è che agli artisti viene corrisposto solo il 10-15% del totale, e tutto il resto viene trattenuto dalle etichette”. Purtroppo lo sprovveduto Jehan dimentica che , se si escludono le major e qualche big discografico nazionale, la gran parte degli artisti indipendenti ed emergenti si autoproducono spesso con una propria casa discografica magari insieme ad altri. Significa in buona sostanza che la fetta che paga Spotify resta sempre miserrima.
Lo dimostra un’altra ricerca che ci segnala che solo l’1% delle produzioni musicali fa dei ricavi decenti con Spotify.
La sostenibilità per gli artisti del modello di mercato delineato dall’esplosione dello streaming, che con una crescita su base annua a due cifre consolidatasi definitivamente nel corso dell’ultimo quinquennio rappresenta oggi la prima voce di guadagno per l’industria creativa, non è definita solo dai rapporti di forza che caratterizzano la filiera della discografia attuale. Secondo i dati comunicati negli ultimi giorni dalla società di analisi di mercato americana Alpha Data la ricchezza generata dalle piattaforme digitali sarebbe distribuita – per ragioni che nulla hanno a che vedere con gli accordi stipulati tra artisti e rispettiva etichette – in modo decisamente sbilanciato: degli oltre un milione e 600mila artisti che nel corso del 2019 hanno pubblicato sulle piattaforme streaming musica registrata, i primi 16mila per numero di passaggi hanno assorbito la quasi totalità degli stream – il 99,4% – registrati dalle piattaforme stesse, lasciando a 1 milione e 400mila “colleghi” spartirsi appena lo 0,4% dei passaggi totali, e – di conseguenza – dei relativi corrispettivi in denaro.
Fonte: Rockol