Ciao Cecilia, benvenuta! Il 31 gennaio è uscito Fiabe Urbane, il tuo EP di debutto. Dopo aver prestato la tua voce a brani di Irama ed Emis Killa sei ora pronta per la tua musica. Ci parli di questo lavoro?
Fiabe Urbane è un lavoro trasversale dal sound black ma che non rinuncia a ritornelli pop all’Italiana. Si respira soul,jazz,hip hop ma il risultato è comunque accessibile ad un pubblico Italiano. In Fiabe Urbane parlo di stereotipi di genere,di relazioni sentimentali (ambito che rimane sempre e comunque denso di emotività e mistero),fino ad arrivare a tematiche sociali più impegnate. Credo che sia un’opera in cui possono rivedersi soprattutto le donne. L’EP ha una produzione sia elettronica che suonata che si sposano amabilmente e nessuna sovrasta l’altra. Merito di Iasko, produttore e musicista sensibile e appassionato. Il risultato finale strizza l’occhio agli anni ’90,periodo al quale sono affezionata musicalmente parlando.
Di Fiabe Urbane siamo stati colpiti da due cose in particolare: i testi, sempre molto diretti e nei quali traspare un’idea ben precisa della figura femminile, non solo in ambito musicale ma nella società in generale, e il mix di generi che rendono il tuo sound decisamente particolare. Perché hai deciso di trattare questi temi nelle tue canzoni e, a livello di sound, come sei arrivato al tuo stile?
Il tema del femminile è portante nel mio EP. Lo stato di salute del ruolo della donna è sempre molto indicativo dello stato evolutivo di una società. Il tema dell’emancipazione femminile mi sta molto a cuore,probabilmente perchè sento di aver vissuto delle discriminazioni e dei soprusi in quanto donna. Fin da ragazzina ho capito che il mio sesso metteva in una posizione sfavorevole e che il mondo era dei maschi.Credo che questa sia una grande ingiustizia,per questo ci ho tenuto a parlarne. A livello di sound,come dicevo poco fa,ho attinto dal jazz,dal soul,dall’hip hop. Sono arrivata al mio stile creando una commistione tra la spregiudicatezza dell’hip hop e lo studio metodico della vocalità,anche in ambito accademico.
Sei tra le protagoniste della scena urban milanese. Fai anche parte del collettivo Fly Girls, con altre cantanti, rapper e artiste tutte donne. La domanda è d’obbligo: cosa significa essere artista e donna nel 2020 a Milano nello specifico e in Italia in generale?
Una donna che fa un mestiere artistico in Italia viene sempre vista come “strana”,nella migliore delle ipotesi. Essere artista e donna presuppone una forza d’animo nel portare avanti i propri progetti anche a costo di non essere capita dal mondo che ti circonda e che ti vorrebbe incasellare in ruoli preconfezionati. Gli artisti,siano essi uomini o donne,sono anime libere,difficili da controllare. Personalmente vivo un po’ fuori dagli schemi. Essere donna e artista significa anche dover fare il doppio della fatica per farsi ascoltare, accettare e sostenere musicisti e i produttori sono quasi tutti maschi e la mia sensazione è che se la cantino e se la suonino tra di loro. Guadagnarsi fiducia e spazio non è sempre facile.
Dove e quando suonerai dal vivo i brani di Fiabe Urbane?
Ho presentato Fiabe Urbane al Bachelite Clab di Milano di recente ed è stata una serata memorabile,sopra ogni mia aspettativa. La data più vicina è il 7 Marzo al Barrio’s cafè col collettivo FlyGirls,il resto è tutto da costruire. Vorrei girare il più possibile con la band in formazione completa,vi farò sapere al più presto.