Con il loro disco d’esordio 36AM, i Lokomorf presentano un progetto che unisce esperienza e passione, portando alla luce una visione musicale chiara e definita. Il gruppo nasce attorno a Rod Catani, musicista toscano con un percorso che attraversa diverse città e scene musicali: dagli inizi a Pistoia negli anni ’80, alle esperienze underground londinesi con i TheShook, fino alla Spagna, dove il progetto Lokomorf ha trovato la sua forma stabile. Ad affiancarlo ci sono il chitarrista e produttore Luis Martinez Marco, il batterista Jose Marco e la cantante Ana Felip Vidal, figure centrali per lo sviluppo di un suono che alterna elementi di rock alternativo, grunge e spunti più melodici.
36AM raccoglie otto brani che mostrano la capacità della band di muoversi tra registri diversi senza perdere coerenza. L’apertura con “Holefatto” propone un rock incisivo, seguito dall’ironia musicale di “Komplexo di Superiorità”. Brani come “Cose Sbagliate” e la strumentale “Suite Islandia” offrono momenti più riflessivi e misurati, mostrando l’attenzione della band alle dinamiche e alle sfumature sonore. La chiusura con “Ode to Gagarin” porta a un finale narrativo, che riflette su temi più ampi e simbolici.
Questa intervista nasce con l’intento di approfondire il percorso creativo dei Lokomorf: come nascono i brani, come si sviluppano le idee all’interno del gruppo e quali riferimenti hanno contribuito a definire il linguaggio musicale della band. Sarà l’occasione per conoscere anche la gestione del progetto a livello internazionale, le scelte compositive e le prospettive future.
Il titolo “36AM” è insolito e curioso. Cosa rappresenta per te e come sintetizza l’essenza del disco?
36AM è l’espressione coniata con gli amici a Londra per riferirci a quelle serate fuori che finivano eventualmente la mattina dopo, cosa che si è ripetuta con una certa regolaritá durante la estesa fase di lavorazione del disco fra realizzazione dei demo, grafica, annessi e connessi. Le intense notti di lavoro in casa a Valencia avevano la stessa tendenza a trascorrere molto rapidamente e di colpo !bum! era di nuovo mattina.
L’album è stato autoprodotto e registrato senza perdere spontaneità. Qual è stato il momento più sorprendente in studio?
Senza dubbio il primo play-back integrale del pre-mix del disco, avvenuto nella sala controllo di Little Canyon al termine dell’ultima sessione di registrazione, una mezz’ora sovraccarica di emozioni intense e contrastanti ma soprattutto di grandi aspettative.
Tra i riferimenti citati ci sono artisti molto diversi tra loro, da Conte ai Sonic Youth. In che modo convivono dentro la tua scrittura?
Il cantautorato Italiano mi ha catturato fin da bambino per la capacitá di emozionare attraverso il racconto di storie straordinarie create a partire da eventi della quotidianitá, sintetiche per necessitá e di facile lettura: cronache di vita accessibili a tutti/e che parlano direttamente alla persona, spesso stratificate. Crescendo ho poi scoperto gli stranieri (Springsteen in primo luogo) e da lí procede quella sensazione di cittadinanza globale che ha orientato le mie scelte.
La tua carriera copre ormai quasi quattro decenni. Guardando indietro, quanto senti che questo album sia la sintesi di tutto ciò che hai fatto prima?
Quattro decenni … sembra impossibile a sentirlo dire ma effettivamente tanto è passato da quando con Ettore rimanemmo folgorati da quel Fender Precision Sunburst in vetrina. Piú che sintesi direi che 36AM è il condensato di tutto quello che ho fatto finora + tutto ció che avuto modo di ascoltare e in questo senso sento che mi rappresenta; la sua funzione è adesso di riferimento e punto di partenza, in gergo alpinistico di “campo base avanzato” di Lokomorf.
I testi affrontano spesso la tensione tra libertà e costrizione, amore e perdita. Da dove nasce questa polarità ricorrente?
A mio modo di vedere si tratta dello stesso processo di transizione e tensione costante fra opposti che molteplici scuole di pensiero – tanto occidentali quanto orientali – considerano il motore dell’esistenza, interpretazione in cui mi riconosco pienamente e che funge per me da chiave di lettura universale della condizione umana.
C’è un messaggio particolare che vorresti che l’ascoltatore portasse con sé dopo aver ascoltato “36AM”?
Il messaggio di fondo è che il mondo é un luogo straordinariamente complesso, al contempo meraviglioso e terribile; che le persone hanno un enorme potenziale fra le mani su cui peró è necessario lavorare sodo altrimenti puó rimanere incompiuto; che piacere e sofferenza sono complementari e che, in tutto questo, per andare avanti è indispensabile un’abbondante dose di culo.


