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Siamo stati ancora a caccia di musica nuova e sconosciuta, che forse non potreste ascoltare altrimenti, se non andando a scavare nell’underground musicale, nella programmazione dei localini fumosi che forse i vostri amici che di musica conoscono solo Sanremo e forse il Miami non hanno mai sentito nominare, che vivono di jam session e chiacchiere tra intellettuali. Abbiamo deciso di semplificarvi il lavoro, e abbiamo selezionato cinque progetti tra i migliori che ci sono capitati e che abbiamo deciso di riproporvi. Per l’arrivo della primavera, per chi si è stufato della musica imboccata da radio e playlist, per chi non sopporta più i ritornelli confezionati per Tik Tok.

TENDHA E se la promessa è quella di proporvi dei progetti che non potrebbero mai passare in radio, non possiamo che iniziare da loro. Un progetto di base a Milano che nasce dalla mente visionaria di Fabrizio Carriero, batterista e compositore, nerd ed appassionato di videogiochi che ha deciso di mettere su in piedi una formazione mai vista (batteria, sintetizzatori, voci e clarinetto basso) dedita all’esecuzione di colonne sonore dei videogiochi 8 bit degli anni ’80/’90. Un momento sospeso, un multiverso: ritrovarsi dentro un videogioco dai pixel giganti, aprire gli occhi e trovarsi invece a un concerto con innegabili influenze jazz. Quello dei Tendha sembra anche un tentativo di dare dignità a musiche che spesso vengono ascoltate ed assorbite passivamente, che invece nascondono maestria e possono essere confezionate in un modo così, raro e meraviglioso.

Gli Elio e le Storie Tese avevano portato la cover de la Quinta di Beethoven alla serata cover di Sanremo, Lucio Corsi ha portato come compare Topo Gigio, credo siamo vicini anche a vedere cose del genere nel panorama mainstream, e spero davvero che i Tendha siano pronti. Ah, il titolo del loro primo disco è l’onirico Soap doesn’t exist because it can’t be told, pubblicato a fine gennaio 2025.
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ALBERTO MANCINI E rimanendo in tema “videogiochi”, c’è un pianista e compositore di stanza a Zurigo che di recente ha pubblicato varie colonne sonore di videogiochi, fino ad arrivare al suo recente About Dreams, un patchwork di lavori strumentali diversi e di diversa ispirazione che vanno a comporre un bellissimo ritratto dell’artista, che ha avuto la possibilità di registrare la sua musica in uno dei posti migliori al mondo: il Synchron Stage di Vienna, dirigendo con 26 suonatori d’archi. Un universo a sé, che più che descrivere i sogni sembra ricondurci al periodo di veglia, dove i brani si susseguono spesso senza un vero legame uno con l’altro, se non un mood meravigliosamente etereo, dove logica e struttura musicale spesso si scontrano con la voglia di scontrarsi con un mondo onirico. Ascolta su Spotify

GALAPAGHOST E proposito di localini fumosi, di musica dal vivo al di fuori dalle playlist scontate che ritroviamo ossessivamente nelle rotazioni radiofoniche, abbiamo da proporvi un piccolo e meraviglioso disco registrato proprio dal vivo, si tratta di Live in Arezzo di Galapaghost. Voi immaginatevi un ragazzo che molla tutto per amore, che si rifugia nella provincia Piemontese, un cambio di scenario non indifferente se si pensa che Casey, questo il vero nome di Galapaghost, è originario di Woodstock. Poi una famiglia, un tumore, e tutta questa energia dovuta alla sua storia che si condensa nella sua musica, in un concerto che qualcuno ha avuto la bellissima idea di registrare, così che anche i non presenti potessero affondare in questa meraviglia. Ascolta su Spotify

ROSCO DUNN E abbiamo voglia di farvi uscire per un attimo dal mood onirico e rilassato, per riportarvi a quando ascoltavate il rock, come se il rock potesse salvarvi la vita. Proprio mentre stavamo sprofondando in questa antipatica convinzione, ecco che arrivano loro, i Rosco Dunn, prodotti proprio da Divi dei Ministri, abbastanza maturi da non farci sentire ridicoli, a desiderare di pogare ascoltandoli nella nostra ridicola Punto mentre andiamo al lavoro, e abbastanza rock per farci sentire bene. Va tutto bene è il loro singolo d’esordio pubblicato a fine gennaio. Ascolta su Spotify

METCALFA E torniamo sotto le coperte, allontanandoci da poghi, sudore e nostalgia, e vi proponiamo l’ascolto di un disco che non assomiglia a nient’altro, perché l’esordio di Metcalfa è un perfetto equilibrio di elementi, che vanno dal jazz, al minimalismo, all’elettronica, valorizzando al massimo lo strumento della batteria. Il tutto parte dal termine lagom, questo il titolo del disco, una parola svedese che significa “quanto basta” – la giusta misura di tutto, di generi e influenze diverse, per arrivare a un disco così, che sembra così nuovo e così caro. Ascolta su Spotify

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