Cosa ti ha ispirato a scrivere “Pace Vegetale” e come hai trovato l’ispirazione per questo brano?
L’ispirazione la devo a un uomo molto poco carino che ha giocato con il mio corpo e la mia fragilità. Ma la devo anche al canto degli uccellini, agli occhi di Ary (mio fratello peloso) e al mare d’inverno. Una relazione totalmente marcia dall’inizio alla fine, che mi ha rubato molta fiducia verso gli uomini e mi ha tolto molti sorrisi in un’età che meritava di averne parecchi di più. Ne sono uscita, sono stata coraggiosa e forte. Ma senza la mia solitudine avvolta da alberi e canti e baci di Ary, non ci sarei riuscita.
Come descriveresti il tuo processo creativo e come hai lavorato per trasformare le tue emozioni in musica?
Due anni fa ho smesso di cantare, pubblicare sui social, fare live, lavorare a progetti. Chiuso tutto. Ho fatto un anno così, nel vuoto, insegnando musica. Ma c’erano molte tematiche che mi stavano a cuore, sentivo un fuoco dentro che aveva voglia di farsi vedere. Era tanto che non mi sentivo così vogliosa di battermi per qualcosa. La musica è sempre stata con me ed è terapia, per cui mi domandai se fosse possibile provare a unire la mia voglia di battermi per i diritti di altri esseri viventi a quella di fare musica. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno sostenuta sin dal primo giorno. Il resto sta arrivando tutto in modo naturale.
Il tuo progetto “Pace Vegetale” sembra avere un forte legame con la natura e l’attivismo ambientale. Come vedi il ruolo della musica nell’affrontare questioni sociali e ambientali?
Dai tempi più lontani, la musica fa parte della quotidianità dell’essere umano. Tutti ascoltano musica, chi più chi meno, chi attivamente chi passivamente ma tutti se la mettono nelle orecchie. La musica è condivisione, liberazione, libertà e confronto. È il modo più “leggero” che ci sia per combattere e denunciare. Per quanto mi riguarda è la maniera più autentica che ho per far capire che cosa provo quando canto per qualcosa a cui tengo molto.
Il videoclip di “Pace Vegetale” è stato girato nel Parco di San Rossore a Pisa. Cosa significa questo luogo per te e come hai scelto di rappresentarlo nel video?
San Rossore ha accolto la mia solitudine moltissime volte durante il periodo del Covid, che per me è stato un periodo riflessivo e decisivo per alcune mie scelte arrivate poco dopo. Quel video non è altro che la rappresentazione di una giornata tipo con Ary. Passeggiare per ore con lui e vederlo felice è qualcosa che mi rende tanto viva. Volevo concretamente mostrare come ho conosciuto la pace. Non è sempre con me, eh, anzi, soffro molto d’ansia, ma pazzesco come dentro al mare, in mezzo al bosco o in collina, l’ansia sparisce e lascia il posto alla pace.
Cosa ti aspetti dal futuro per il tuo progetto “Pace Vegetale” e come vedi la tua musica evolversi in futuro?
Non mi aspetto niente e non vedo niente. Voglio seguire il flusso, con i piedi a terra e con una tabella di marcia definita ma senza immaginare o crearmi aspettative. Il mio progetto si evolve con me e io non posso sapere da qui a un anno come sarò o dove sarò. Posso sapere però che voglio fluttuare e capire cosa la mia vita mi sta chiedendo. Da lì, tutto arriva.