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Yassmine Jabrane è uno dei nomi più interessanti del nuovo panorama urban nazionale: timbro efficace ad evocare mondi lontani, collegando canzone d’autore, sonorità mediterranee e piglio internazionale; il tutto a servizio di una scrittura identitaria, ispirata. Potevamo non fare qualche chiacchiera con l’artista sul su nuovo album “Urbe”?

Che bello averti qui con noi, Yassmine, e poter parlare insieme di “Urbe”, un EP evocativo e capace di stimolare domande nell’ascoltatore senza la presunzione di poter (o dover) offrire risposte semplici a questioni spesso esistenziali. Ti sembra una buona definizione per il tuo disco?

Mi sembra ottima! Credo colga proprio l’essenza dei brani.

Proviamo a tracciare il percorso fatto da Yassmine fin qui: terresti tutto com’è stato? Oppure cambieresti qualche scelta, qualche decisione che hai preso in questi anni di gavetta e ricerca?

Probabilmente qualcosa cambierei, ma credo anche molto nel “ogni situazione o persona incontrata insegni qualcosa” (sia in positivo che in negativo), quindi con un po’ di fatica ti direi che alla fine probabilmente terrei tutto così.

Andiamo per ordine. Da dove nasce, “Urbe”?

Da vari sfoghi. La voglia di parlare senza filtri e di giocare musicalmente senza troppi paletti. Ho avuto per lungo tempo il desiderio di scavarmi dentro e arrivare alle mie radici, che sono certamente contaminate ma che risiedono molto nella mia città, Roma. Ho quindi pensato di come primo capitolo di dedicarmi a questa necessità e scavarmi affondo.

Ci racconti con chi hai lavorato alla produzione del disco? 

Con Cesare Augusto Giorgini, cantautore e produttore incredibile! 

Nonostante veniamo da due background musicali diversi, ci siamo molto fidati l’uno dell’altra e credo questo abbia tirato fuori il mix perfetto per questo Ep. Ha eseguito un lavoro assurdo per quanto mi riguarda!!

Le tracce sembrano quasi seguire un ordine emotivo, che fa dal particolare arriva al generale, o meglio dall’individuale al collettivo. C’è una sorta di “respiro generazionale” che attraverso tutto il disco, raccontando dolori e piaceri che sembrano essere condivisi, collettivi. Ti senti, in questo momento, parte di qualcosa? Di una generazione, di un movimento, di un cambiamento in corso?

Non saprei… credo di sentirmi sempre un po’ a metà tra tante cose ma mai parte solo di una!

Prova ad immaginare una versione di te diversa da quella che oggi sei: la musica è sempre stata il tuo unico sogno, oppure avresti voluto diventare qualcosa di “altro”, rispetto a ciò che sei? E se sì, cosa?

Credo di essere arrivata alla conclusione che con ups and downs la musica rimarrà sempre il mio sogno. Quindi no non credo di vedermi a fare “altro” che non abbiamo una correlazione con la musica!

Senti, cosa ne pensi dell’attuale situazione discografica italiana? Che visione hai, per esempio, delle playlist editoriali? 

Credo che come in tutto ci sia un sottobosco molto più florido di quello che si pensa, e che sia un peccato che non tutti possano avere la stessa esposizione. Sono molto silurare del fatto che ci sia spazio per tutti ma la narrativa generale vuole farci pensare il contrario.

Fra poco, Sanremo 2024 irromperà nelle nostre case. Cosa ne pensi della line-up di quest’anno? Hai già una preferenza?

La line-up credo sia (come negli ultimi anni) molto vasta e personalmente non vedo l’ora di sentire Angelina Mango, sarà sicuramente nella mia squadra del Fantasanremo!