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Non è così facile far entrare qualcuno nella nostra vita, nei nostri dolori e nei nostri pensieri: sono zone personali, a volte difficili da accettare anche per noi stesso. Luca Salmaso lo fa, rispolverando quello che significa essere cantautore con la C maiuscola. Un atto di coraggio personale ma anche artistico, in questa contemporaneità nella quale l’arte non esiste senza mercato e l’uomo non esiste come fine ma solo come mezzo. Sarà per questo che l’etica non gode di buona salute, così come l’essere umano. E proprio da questo stato di malattia, nello specifico mentale, si sviluppa il disco “Draghi Fama e Fango”, una collana di dodici canzoni che ci riportano un po’ per sonorità un po’ per i testi al grunge anni ’90, non certo quello della prima fase ma quello post, contaminato da sintetizzatori industriali, ma ancora carico della sua anima “unplagged”. Luca Salmaso affronta il dolore esistenziale, la depressione, l’accettare la morte di chi più si ama, il tutto intervallato da fugaci ma accecanti sprazzi di felicità dati dall’amore, dalla possibile rinascita. C’è del sentimento profondo, così profondo da risultare buio, difficile da penetrare, ma c’è anche la luce del faro ad indicare la giusta direzione per proseguire salvi e arrivare alla destinazione soggettiva d ogni vita.