Già anticipato dal singolo “Paradoxical Activity“, è in uscita su tutte le piattafome digitali da venerdì 3 novembre 2023 per Record Y, l’album di debutto omonimo dei Phorminx, la creatura musicale di Ruggero Fornari. Un album concepito intorno alle molteplici possibilità della manipolazione sonora di uno strumento a corda, nel quale Ruggero ha cercato di conciliare quest’aspetto potenzialmente infinito con l’interazione musicale dal vivo, che è una dimensione altrettanto importante di questa musica.
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare questo artista eclettico, che inizia a suonare a 12 anni e da allora non ha mai smesso di sperimentare.
Come mai, secondo te, sei così tanto affascinato dallo strumento della chitarra e dalle potenzialità della manipolazione del suo suono?
La mia fascinazione per la chitarra risale a quando, a 12 anni, ascoltai per la prima volta Electric Ladyland di Jimi Hendrix nell’auto di mia madre. Rimasi affascinato da quell’album, volevo ascoltarlo in ripetizione, cosa che non mi era successa prima con altra musica. Da lì la decisione di iniziare a suonare la chitarra. E avendo Hendrix come riferimento è abbastanza consequenziale anche la passione per la manipolazione sonora: fu proprio lui a iniziare tutta una serie di nuove pratiche “sonore” sulla chitarra.
Ci riassumi che cos’è successo dal marzo 2021 ad oggi, a tre anni di distanza. Il progetto Phorminx compie ufficialmente tre anni. Com’è andata?
Il primo anno è servito per mettere a fuoco il repertorio. Ho portato ai ragazzi circa una ventina di mie composizioni, suonandole abbiamo scelto quali erano quelle più adatte ad essere inserite nel primo disco. A febbraio 2022 abbiamo registrato il disco e poi è seguito il normale periodo di “gestazione” tra missaggio, masterizzazione, ricerca di un’etichetta. Il terzo anno invece ci ha visto presentare live il disco in diversi locali cui sono molto affezionato: Un Tubo a Siena e il Rework Club a Perugia, per citarne un paio.
Non abbiamo registrazioni, ma come pensi suonassero la phorminx nell’antica Grecia? E perchè hai scelto proprio “Phorminx” come nome del tuo progetto e
per il tuo primo disco?
Phorminx è un’astrazione, l’ho scelto come nome per simboleggiare l’idea archetipica di strumento a corda, canalizzando idealmente tutte le possibilità timbriche che da una corda possono scaturire. La phorminx era considerata uno strumento “apollineo”, credo che il suo suono fosse piuttosto dolce e rilassante, ma oggi se guardiamo alla storia recente degli strumenti a corda c’è anche tanto altro, tanto “Dioniso”.
Portare dal vivo un progetto del genere, è difficile?
È sempre più difficile. Siamo in tre e viviamo in tre città diverse, bisogna sempre fare i conti con i costi degli spostamenti in aumento che vanno sommati al cachet. Questo è l’ostacolo principale.
Record Y ti seguirà anche per il nuovo disco?
L’intenzione di fare un secondo disco con Record Y c’è, seguito dall’etichetta sin dalla fase di registrazione e produzione (a differenza di quanto accaduto per questo primo disco). Le composizioni pure ci sono, speriamo il tuto si concretizzi presto!