Circa seicento persone hanno gremito la Basilica di San Petronio per l’inaugurazione della mostra de “L’Ombra di Guernica” di Joan Crous che, da sabato scorso, 88° anniversario del bombardamento della cittadina basca nel 1937, resterà esposta all’ingresso nella navata di destra fino al 29 giugno.
“E’ un’iniziativa molto importante per Bologna – ha detto il sindaco Matteo Lepore nel suo saluto informale, con la figlia Irma sulle spalle – nel giorno del saluto a Papa Francesco. Chi crede e chi non crede qui davanti è unito da un’intenzione e un sentimento: l’amore per la pace. Questa è una città dove le religioni si incontrano e quest’opera si trova nel posto giusto per portare luce e costruire legami”.
“Mio nonno Miguel era un contadino – ha raccontato l’autore Joan Crous, 63enne artista catalano che vive a Bologna da oltre trent’anni ed è presidente della cooperativa sociale onlus Eta Beta – e fu ucciso da cinque colpi durante la guerra senza mai sapere perché: stava solo tornando a casa dai campi e l’asino riportò in dorso il suo cadavere. La guerra è così: uccide chi passa per caso e la gente muore senza sapere perché, come se fosse un videogioco. Ogni giorno lottiamo tutti per qualcosa: anche creare è una guerra perché devi lottare per trovare il tempo e l’ispirazione, immaginatevi come sarebbe bello il mondo se facessimo la guerra solo per l’arte”.
L’arcivescovo di Bologna, Sua Eminenza Matteo Maria Zuppi, ha mandato un messaggio audio diffuso dagli altoparlanti: “Conosco e apprezzo tanto Joan Crous – ha detto tra l’altro – che è un artista creativo e sensibile alle grandi sfide della convivenza, dell’incontro e della sofferenza degli uomini. La sua interpretazione della Guernica di Picasso è una grande suggestione che ci aiuta a capire oggi quell’orrore, simbolo di tutti i bombardamenti, le violenze e il dolore che la guerra produce”.
Miquel Noguer, il presidente della provincia di Girona e sindaco di Banyoles, dove è nato Crous, vicino Barcellona, ha partecipato a questa sorta di gemellaggio culturale, dichiarando: “È un buon momento per esporre questa interpretazione della Guernica e ora la aspetto nella mia città”.
“Questo è il modo migliore per onorare Papa Francesco – ha introdotto il primicerio di San Petronio, monsignor Andrea Grillenzoni –perché questa opera ne veicola i valori principali del suo messaggio: accoglienza, pace e cultura dello scarto. Ognuno è prezioso, diceva il Santo Padre, e Joan nell’arte e nella vita parte dagli scarti per creare le sue opere”.
“Joan è un elfo magico, un piccolo diavolo dei boschi che ha il potere di fare accadere cose incredibili, come quella di oggi – ha detto la storica dell’arte Milena Naldi –Il suo “fritto” di vetro, sabbia e polvere “impana” gli scarti della vita quotidiana, come piatti, bicchieri, avanzi di cibo, posate, proiettili o boccettine di vaccini, e con una specie di tempura che in catalano si dice “embulcall” ha creato questa epifania di vetro e luce. Un’enorme carta geografica di un mondo che muore e poi rinasce”.
Dopo le parole, molto suggestive ed emozionanti le esibizioni musicali del pianista Carmelo Travia con la soprano Alessandra Catania e del coro catalano Cor de Teatre.
L’OPERA
L’opera potrà essere ammirata gratuitamente fino al 29 giugno negli orari di apertura della Basilica tutti i giorni dalle 8.30 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 18.30.
L’esposizione è stata realizzata in collaborazione con il Cenacolo delle Arti e con il sostegno di Emil Banca, Legacoop, Randi Group, Moreno Motori, Teleimpianti e Arredart. Il catalogo verrà pubblicato a fine mostra dall’editore Lamberto Fabbri.
“L’Ombra” è una scultura in pasta di vetro e polvere realizzata tra il 2019 e il 2025 tramite un processo di fossilizzazione ideato da Crous. Si tratta di un pannello verticale in altorilievo di grandi dimensioni (8,20 x 4,10 metri: le stesse misure della Guernica di Picasso), ottenuto dalla fusione di polvere di vetro recuperato per ricavarne milioni di piccole schegge. Pesa quasi una tonnellata e mezza ed è composta da 770 mattonelle cotte in stampi di sabbia.
“L’Ombra: la città degli uomini”: durante gli oltre due mesi di permanenza dell’opera in San Petronio saranno organizzate serate speciali di musica, poesia, letture e dialoghi. Il primo appuntamento è fissato per il 12 maggio (ore 20.30) con il concerto di Roberta Giallo dopo il racconto critico dell’opera a cura di Roberta Tosi, Davide Rondoni e la musica di Teo Ciavarella e dei Santa Balera.
IL MESSAGGIO DEL CARDINALE MATTEO MARIA ZUPPI (Arcivescovo di Bologna):
“Conosco e apprezzo tanto Joan Crous che è un artista creativo e sensibile alle grandi sfide della convivenza, dell’incontro e della sofferenza degli uomini. La sua interpretazione della Guernica di Picasso è una grande suggestione che ci aiuta a capire oggi quell’orrore, simbolo di tutti i bombardamenti, le violenze e il dolore che la guerra produce. È un grande grido che ci fa sentire cosa significhi davvero la guerra, tutt’altro che un videogioco ma una tempesta che distrugge la vita di tutti. Grazie alla Guernica di Picasso e a quella di Crous entriamo nella violazione dell’uomo contro sé stesso e contro il Creato. Perché esporla oggi in San Petronio? Per aiutarci, come può fare l’arte, a contemplare la sofferenza e scegliere sempre l’unica via per combatterla che è quella del dialogo e dell’intelligenza dell’amore, che conosce e contrasta il Male e lo sa prevenire e risolvere. Esporre questa opera in San Petronio è legato anche a un’attenzione che Joan Crous trova nelle parole di Papa Francesco, che era davvero il massimo leader internazionale della lotta contro la guerra. Il suo messaggio della pace, talvolta deformato e mal interpretato, al contrario suscitava in tanti come Joan partecipazione, speranza, convinzione e un’alleanza per raggiungere quella grande visione di papa Francesco che è “Fratelli tutti”. Non dobbiamo mai dimenticare che la guerra non è mai tra nemici ma tra fratelli che non si riconoscono più, come fu quella Civile in Spagna e come è ogni conflitto. È motivo di soddisfazione ulteriore per Joan poter esporre in chiesa questo suo grido di dolore che interpreta la sofferenza delle persone”.
NOTA DI JOAN CROUS (scultore):
“Trovo che sulla guerra finora i concetti più pacifisti li abbia espressi Papa Francesco. Essere in questa chiesa che ha anche una storia sociale, ha un forte significato simbolico anche per me che vivo ormai da trent’anni qui e mi sento bolognese.
Ombra è una parola piena di contenuti contrapposti. Ombra è curiosità, apertura, immaginazione, presenza sospesa. Ma ombra è anche paura, mancanza, ignoto e, soprattutto, è un presagio. Guernica è il simbolo, dopo gli anni ‘40, di un nuovo modello di distruzione di massa: un esperimento scientifico pensato a freddo per collaudare un’arma bellica all’epoca senza precedenti, cioè il bombardamento di una popolazione civile indifesa, all’ora del mercato di paese, al fine di ottenere terrore su uomini, donne e bambini, senza esclusione.
Oggi viviamo nella frenesia del quotidiano. Abbiamo paura di volare, per non cadere. E così, come un’ombra, certe cose appaiono sul nostro vissuto: parole forti, azioni violente o lividi altrui. L’Ombra è una scultura di frammenti che parte da una traiettoria ventennale in cui ho riflettuto sui diversi aspetti della quotidianità e della relativa simbologia, in particolare sugli oggetti di ogni giorno. Ho recuperato milioni di frammenti di vetro e materiale dai rifiuti della vita quotidiana per fossilizzarlo e cristallizzarlo con la polvere di vetro.
È un’opera all’apparenza grigia senza colore né forma proprio come una città bombardata dall’alto vista dall’alto, ma trasparente come una radiografia quando viene invece attraversata ed esaltata dalla luce naturale, come una vetrata. Ed è lì che in controluce emergono allora le assonanze coi principali simboli della Guernica di Picasso: la morte, la donna che brucia, il cavallo…
La mia scultura ha le stesse dimensioni del dipinto di Picasso cioè quelle di uno schermo cinematografico sul quale vennero proiettate nei cinegiornali le immagini di bombardamenti e propaganda fascisti, ma non è una semplice imitazione. Nel 2019 sulla spinta emotiva degli scontri tra gli indipendentisti catalani e il governo spagnolo volevo spiegare ai bolognesi cosa significasse la Guernica e fare qualcosa contro tutti i nazionalismi e fascismi. Quello che poi è accaduto dopo e che nel 2020 era assolutamente inimmaginabile, come la pandemia e le guerre in Ucraina e Palestina, ha cambiato tutto e dato ancora più forza al messaggio.
L’Ombra è una proiezione di quanto accade oggi e tra i frammenti di vetro che compongono la textura, questa superficie in rilievo, ci sono anche le boccette dei vaccini e i proiettili”.
L’ARTISTA: CHI È JOAN CROUS
Joan Crous è nato nel 1962 a Banyoles, vicino Girona a 50 km da Barcellona. Dal 1989 vive a Bologna dove è presidente della Coop sociale Onlus Eta Beta (2,4 milioni di fatturato annuo, 60 lavoratori dipendenti di cui il 40% svantaggiati) fondata nel 1992 insieme alla moglie Giovanna Bubbico.
Crous ha frequentato il liceo a Barcellona e lì si è laureato in Storia dell’Arte prima di conseguire un dottorato in scienza dell’alimentazione a Bologna. Ha studiato arte alla Llotja di Barcellona e alla Ècole des Arts Décoratifs di Strasburgo. Ha una formazione pluridisciplinare. Si è specializzato nel campo del vetro visitando realtà internazionali (Strasburgo, Praga, Montreal, Stati Uniti…) e approfondendo tecniche diverse, tra le quali conservazione e restauro presso Romont in Svizzera e Milano.
Dal 1994 Crous ha elaborato un’originale e rivoluzionaria tecnica di lavorazione del vetro che gli è valsa nel 2014 il Glass Venice Prize dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti in collaborazione con la Fondazione Musei civici di Venezia.
L’innovazione tecnica si sposa perfettamente ad un concetto di fragilità dell’operare umano e di fugacità temporale.
Ha realizzato quattro cicli di opere: A mani aperte, Cenae, Relictae e Omaggio a Morandi.
Il Progetto Cenae, iniziato nel 1996 e tuttora attivo dopo venti versioni, è stato esposto per la prima volta alla Biennale internazionale del vetro di Venezia. Sono mense, con avanzi di cibo, stoviglie, bottiglie e oggetti di uso quotidiano, immortalate dalla tecnica di fossilizzazione di Joan che crea un effetto Pompei.
Le sue opere sono state esposte alla Biennale d’arte contemporanea di Murano, all’Università di Bologna, al chiostro di San Domenico del Museo Civico di Imola, al Musée du Verre di Sars Poteries, al museo Départemental del Antiquités a Rouen, al Centre Tignous d’art contemporain de Montreuil (Parigi), alla Fondazione Würth in Germania, alla Fondazione Vila Casas a Barcellona, al musée archéologique du Val-d’Oise in collaborazione con la sezione archeologica del Museo del Louvre e ad Arte Fiera a Bologna, a Pavia presso il Palazzo Visconteo, a Bologna nel Palazzo Pepoli e presso la Fondazione Zucchelli.