Qualunque cosa possa significare per ognuno di noi, “Male” poi prende la forma anche di un primo disco che segna un nuovo presente per i bergamaschi dei Moostroo. Dal dualismo dei tarocchi che accompagna anche visivamente tutto il progetto (e questo a firma di Lucrezia Fontana in arte Aizer) arriva poi fin dentro sapori vintage da dare al suono underground di un rock alternativo che tanto sembra attingere da quegli anni ’90. “Male” poi promette di essere solo la prima parte e, a ragion di dualismo proprio, ci aspettiamo un secondo e definitivo album che porti con se la luce.
Un nuovo disco per i MOOSTROO che approdano così alla rinascita dopo la pandemia. Rinascita e resa dei conti: voi come ne siete usciti?
Eravamo già in fase di produzione prima della pandemia, dopodiché è successo quel che è successo. Tante strutture che ci erano di supporto hanno inevitabilmente chiuso, impossibilitate a sostenersi. Ci siamo trovati tutti rinchiusi e senza supporti. L’unica possibilità è stata buttarci a capofitto nel cercare di portare a termine quel che avevamo iniziato grazie alle nostre sole forze, sfruttando la tecnologia domestica contemporanea, che sicuramente agevola più di anni fa. Ne siamo usciti soddisfatti. Non ci siamo sottratti alla voglia di produrre: Franz, grazie alle sue competenze foniche, ha fatto da regia al lavoro, dedicandosi ad un accurata ed equilibrata ricerca di sonorità che potessero essere un buon vestito per noi. Igor ha aggiunto i pad elettronici alla batteria, iniziando a famigliarizzare con un nuovo linguaggio. Dulco ha tradotto lo spirito di quel tempo, in un cospicuo numero di canzoni fortemente risonanti dal profilo degli stati d’animo. Abbiamo comunicato a distanza, scambiandoci suggestioni e idee e, appena è stato possibile, ci siamo messi all’opera. Con la fine del lock down infatti ci siamo trovati in mano un lavoro davvero ricco e articolato, pronto da registrare nello studio de Le Capre a Sonagli. Per noi non è una rinascita, non siamo mai morti. Non è neppure una resa dei conti, perché non avevamo nulla in sospeso. Per noi è stata un naturale sviluppo dei MOOSTROO proporzionale agli accadimenti della vita. Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo fare con ciò di cui potevamo disporre e francamente ce ne compiacciamo. L’agire indipendente è faticoso, ma possibile e spesso più autentico soprattutto nella collaborazione.
Un doppio disco, oggi conosciamo il primo capitolo… il dualismo è parte integrante di tutto. Come il silenzio alla musica. Da dove giungono simili riflessioni?
Non si tratta di un doppio disco. L’idea è che ciascuno dei due dischi stia in piedi da solo. Semplicemente sono due dischi in relazione, che si rispecchiano vicendevolmente. Intitolarli “Male” e “Bene” è stato un semplice processo di semplificazione dell’idea sottesa. Idea, per altro, neppure così complessa da comprendere. Abbiamo impostato il lavoro concentrandoci sul rapporto dialettico tra due poli opposti: caos e ordine e, senza entrare in approfondite disquisizioni filosofiche, abbiamo semplicemente rilevato quanto i due poli siano costitutivi della rappresentazione dell’uomo nel mondo in molteplici e pervasive forme. Si tratta perciò di due dischi in dialogo tra loro dalla forte matrice critica e autocritica, con una doppia forma: politica ma anche intimista. Il pensiero dicotomico (che divide tutto in due) è tipicamente occidentale, ma la realtà di rivela più complessa di quanto si immagini. C’è compenetrazione tra due concetti che comunemente riteniamo opposti tra loro, la differenza è intesa come un riferirsi vicendevole per contrapposizione. Insomma, bene e male o male e bene? Vicendevolmente, uno sussiste grazie all’altro e la separazione fra i due poli concettuali non è sempre netta, tutt’altro. Questa è la sintesi dell’idea dei due dischi. Ne risulta un’opera che pone attenzione sulla responsabilità individuale nella dimensione sociale in relazione al bene e al male, alla distruzione e alla creazione, all’ordine e al caos. Obiettivo presuntuoso e arrogante, ma orgogliosamente sbandierato. Infatti riteniamo da un pezzo che la festa sia finita e che sia il momento di cantare contenuti di senso, fieri che siano pesantissimi e poco sbarazzini perché di ciò sentiamo urgenza. Quindi a questo giro diamo forma di carezze a schiaffi alla vita.
Elettronica che in qualche modo è la grande novità di questo nuovo tempo dei MOOSTROO. Tra l’altro ben usata, finalmente anche in modo originale. Ci raccontate il vostro incontro con essa?
Quello che ci appassiona musicalmente è il groove e da quello partiamo. Il beat cardiaco è la base, basso e batteria sono i messaggeri, gli emissari di questa pulsazione; sono gli ambasciatori che partono per glorificare la voce e i testi di Dulco, da sempre “motore immobile” che anima le cose celesti del caos che abbiamo dentro. L’assaggio di elettronica per noi è ritmo, è ruvida espressione che «po’ esse fero e po’ esse piuma» sempre al servizio del nostro demone ispiratore: la nostra sorda speranza è che Dioniso venga a farci visita… alle prove, nei nostri sogni, nella nostra vita. È anche un’elettronica a tratti rumorosa e a tratti materica. Non è solo ritmica ma anche sogno, un universo onirico che al solo groove mancava. Un qualcosa che potesse poi cullare la voce e il testo. Su ogni canzone c’è molto lavoro: nelle ritmiche basso-batteria sempre più complesse, nella chitarra, nelle linee vocali, nell’interpretazione. L’intenzione è stata superare noi stessi, l’oltranza, l’andare oltre. L’obiettivo raggiunto è dotare di autenticità la sperimentazione. Dulco porta un brano che gli esce dal cuore, dalla testa o dal culo, noi lo si mangia, digerisce e vomita, a Franz il compito di rimettere ordine in quel bolo, a Igor quello di dargli vita.
https://www.youtube.com/watch?v=yH9msmUaM50&list=OLAK5uy_lQzG7_QK6QjDgbQfjpXWF9GXp-fFLPgFg
Ci colpisce questa immagine di copertina: se è vero che ogni copertina è la faccia del titolo, allora per voi cos’è davvero il “Male”?
È una foto della prima comunione di Franz, aveva otto anni, nei suoi occhi c’è tutta la perplessità di un mondo che gli risultava inconsistente, gli sembrava che niente si incastrasse. È una foto che cerca di raccogliere una goccia di umanità, una «goccia di splendore» nel mare crudele e feroce di questo mondo. Tanti nefasti schemi umani sono la risultante di una cultura rigida e coercitiva, moralmente o politicamente. Ci è sembrata la foto perfetta di un’epoca, oggi come allora, di un sentire collettivo. Come a raccogliere attorno chi come noi si sente traviato, travolto, ma non molla niente, tiene duro per non farsi opprimere. È evidentemente l’espressione di un cortocircuito e ci è parsa un’immagine piuttosto evocativa e critica del presente.
E parlando del grande dualismo bene/male allora penso: il male non si può sconfiggere o sbaglio?
Male e bene confliggono tra loro e paradossalmente hanno senso solo se in relazione l’uno con l’altro. Sconfiggere il male è una presunzione. Col male occorre convivere, occorre imparare ad ammaestrarlo, a governarlo. Il male esiste da quando l’homo abilis ha sfondato un cranio con una clava. Ciò che fa la differenza è che l’homo sapiens, presumibilmente dotato di ragione, potrebbe discriminare il valore morale delle proprie azioni, assumendosene la responsabilità, e sarebbe già tanta roba! E poi non c’è dubbio che, come diceva il filosofo, la legge morale sia dentro di noi, quindi ciascuno faccia i conti con se stesso.
Un video ufficiale… a quando?
Abbiamo pronti tre video per “Male” e tre per “Bene”, più uno in fase ideativa. Il materiale che stiamo producendo a corollario dei dischi, è molto ricco. Nonostante la congiuntura storica avversa, non ci siamo seduti con le mani in mano, tutt’altro. Siamo artefici anche delle produzioni video. Stiamo centellinando le pubblicazioni per dare respiro all’uscita di “Male”. A breve usciranno anche i video, uno per volta… in tempi digeribili.
https://open.spotify.com/album/4lxZqQ4hPqjxSNGF0VJ8bO?si=b37ecaa33992472c