Con un lp che si intitola “Sensibile”, il cantautore lombardo Mike Orange mette maggiormente a fuoco la sua produzione e conferma un talento pop di ottimo livello. Lo abbiamo intervistato.
Ciao Mike e ben ritrovato. Ci racconti qualcosa del tuo nuovo disco, “Sensibile”?
Ciao amiche e amici del MEI. Sono molto contento di raccontarvi il mio nuovo disco. Sensibile è un album di 8 tracce, dura mezz’ora e l’ho registrato lontano da casa. Sono usciti due singoli nei mesi precedenti (Parco e Piedi) prima del lancio “ufficiale”. È un disco che parla di una qualità, la sensibilità, che secondo me è una chiave importante per capire gli altri. È un mondo che va veramente veloce, ed è solo con l’ascolto, la comprensione e l’empatia che può essere compreso. È uscito in formato digitale e in formato fisico (CD), che è il miglior modo di sostenere un artista
Qual è l’aspetto del disco di cui sei maggiormente soddisfatto?
In generale mi sono divertito molto a fare questo disco perché mi ha permesso di sperimentare con cose nuove (non avevo mai usato i sintetizzatori ad esempio) e mi ha dato una libertà creativa e di contaminazione senza precedenti, almeno per me e il mio modo di scrivere. La fase che mi è piaciuta di più però è stata quella di produzione e registrazione, il confronto con Luca (di Loop Studio) è stato di quelli che permettono di creare qualcosa di bello
Qual è la canzone del disco alla quale sei più legato e perché?
È un po’ come chiedere a quale figlio vuoi bene di più però, è un colpo basso! Scherzo. Ti dico Piedi perché nonostante abbia una struttura complicata ti risulta molto facile all’ascolto. È una bella metafora per questo disco. Parlare di cose difficili in termini più semplici possibile
Quali sono le speranze di un artista indipendente di oggi?
È una domanda a cui non so rispondere perché secondo me si sta riducendo sempre di più lo spazio per chi vuole fare musica senza appartenere al solito clichè. Basta ascoltarsi una playlist su Spotify per accorgersene. Anche il mercato discografico spinge molto all’omologazione. D’altronde è normale che sia così in un contesto come quello italiano dove ai concerti nei club va poca gente e dove la musica emergente passa unicamente dai talent show. L’unica strada percorribile è quella di coltivare la propria nicchia e sperare che si allarghi sempre di più in modo che sempre più persone interessate ascoltino la propria proposta. Lo so che sembra una cosa simile alla ribellione di Star Wars ma non vedo altro. Adesso c’è anche l’illusione che le canzoni le possa scrivere un’intelligenza artificiale, che va bene se devi scrivere un jingle pubblicitario. Però ti dà la cartina di tornasole di come è considerata la musica
Hai già un calendario live molto fitto. Ci dici dove possiamo venirti a sentire prossimamente?
Il consiglio è rimanere aggiornati e guardare la pagina instagram e facebook. Dopo il tour in centro Italia di giugno quest’estate facciamo qualcosa nella nostra zona, un paio di festival e serate all’aperto. Poi da ottobre stiamo programmando dei concerti fuori dalla Lombardia, vorremmo che la nostra proposta sia ascoltata il più possibile.
Grazie dell’intervista, alla prossima