♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Gilberto Ongaro.
Gilberto Ongaro è un compositore, cantautore , tastierista e bighellone, di generazione Y (classe ’87), di Abano Terme (Padova).
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Film”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
Questa canzone l’ho scritta apposta per essere orecchiabile: il ritornello unisce due tipici pattern, il “millennial whoop” e “the lick”, per dare un inconscio senso di familiarità. Infatti è una di quelle con più ascolti, sul mio canale YouTube. L’idea mi è venuta in macchina, prima di imboccare una rotonda. Ospita il rapper Hot Ice, col quale ho iniziato un ambiziosa impresa, di cui vi parlo dopo. Anche se la musica di “Film” è leggera, e per la prima volta ho usato l’autotune per essere alla moda almeno stavolta, il testo è serio. Sintetizza una visione che Pasolini spiegava, paragonando vita e film. Un film si realizza con molte riprese slegate, che prendono senso solo col montaggio. Ma il montaggio è anche la fine del lavoro, dunque la “morte” del film. Così vale per la vita, in cui assistiamo a tante cose strane, che forse capiremo solo al montaggio, cioè quel momento prima di morire, in cui rivediamo tutta la vita. Penso spesso alla morte, ma non è un pensiero opprimente, è liberatorio: dà una voglia smisurata di vivere ogni secondo. Spero che “Film” arrivi a chi vuole vivere a questo livello di consapevolezza gagliarda!
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Mi può cercare la gente stanca dei cliché, dei trapper che fanno brutto perché vengono dalla strada del tappetino Ikea (con tutto il rispetto per ThaSup che invece è bravissimo), ma anche dei finti indie che si sentono alternativi ma non lo sono da molti anni. Non ho paura di essere pop e semplice, né prog e complesso. Vuoi sentire qualcosa di creativo e mai paraculo? Eccomi qua! - Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
La copia no; uno mi ha detto: “Assomigli a tanti ma a nessuno in particolare”. Ma a volte mi han detto che ricordo Elio o Battiato. Entrambi in effetti sono alla pari i miei mentori, per motivi diversi. Elio (e le storie tese, soprattutto Rocco Tanica) per la totale libertà stilistica, e per la genialità formale nei giochi di parole. Battiato invece per i concetti dell’iperuranio, e la sua spiritualità salvifica, che mi invoglia ad essere migliore.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Molto, anche quelle che detesto: sono testimonianze del mio passaggio sulla Terra. Non lascerò molti soldi in eredità a nessuno, ma di sicuro tanta musica, e con essa spero, anche poesia. Ovviamente le tracce che ritengo imbarazzanti le ho eliminate dal web… tranne due!
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Purtroppo è notte fonda. Ma c’è un albero, e vedo che i fitti rami formano uno sguardo malefico, con sopra un sorriso all’ingiù di stregatto… che è la luna!
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto? Oh sì: “Metopa”, la più enigmatica. Ma “Film” e “Dormiveglia” sono due facce di uno stesso periodo. “Film” è la canzone del cervello; in “Dormiveglia” apro il cuore, che urla la sua disperazione di sognatore disincantato.
- Quanto è versatile la tua voce?
Poco. Ho una voce di gomma, da Pippo (yuk-yuk!). Infatti, per le prossime produzioni arriverà una voce sopraffina, un soprano lirico dolce e potente; vi annienterà.
- Qual è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Vediamo… Una festa di compleanno nel 2009, con i Liberascelta, un trio demenziale. Stavamo suonando una delle due canzoni imbarazzanti che ti dicevo prima, “Petardi”: la sapevano tutti! Durante l’apice della canzone, alcuni dal pubblico hanno anticipato le mie parole, urlandole! Mi son talmente gasato, che poi allatastiera ho fatto un’accelerata tremenda; il concerto l’abbiamo registrato, e ancora i musicisti mi sfottono, per la perdita di controllo. Oh, era la prima volta che ricevevo una risposta così entusiasta!
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Avevo Bugo davanti a me, sempre nel 2009, che mi parlava fuori dal palco, a fine concerto. In tasca, avevo un foglio con testo e accordi della mia canzone “Febbre”. Con la mia voce da cartone animato non è un granché, ma era fatta pensando alla sua voce grezza. Un rock psichedelico che si sarebbe sposato bene, col suo sound lo-fi dell’epoca. Stavo per regalargliela, certo che l’avrebbe apprezzata e trasformata in un capolavoro. Invece, me la son tenuta in tasca. Chissà, magari avrei sentito Bugo cantare: “Un elefante vuole uscire dalla mia fronte!” O quando Red Canzian mi strinse la mano a un concorso nel 2014, complimentandosi per la mia “follia controllata”. Gli spiaccicai quattro parole, ma non gli accennai all’idea del musical che avevo in mente. Anni dopo, vedo che realizza “Casanova Opera Pop”. Chissà, magari avrebbe potuto tenermi in considerazione!
- Ti senti più Dr. Jekyll o Mr. Hyde?
Dr. Jekyll. Parlando da uomo bianco etero, ci sono già troppi Mr. Hyde, che dietro la scusa di mostrare il loro lato più “sincero”, in realtà trovano il pretesto per consolidare i soliti schemi patriarcali, violenti, misogini e fondamentalmente capitalisti e competitivi su ogni fronte. Il mio lato Dr. Jekyll, che negli anni ’70 sarebbe visto come “il benpensante”, in realtà oggi mi aiuta a mantenermi lucido. Voglio che chi ascolta si lasci prendere dalle emozioni, ma io devo tenere a bada le mie, che sono irascibile e rischio di lanciare la tastiera sulla gente. Altro che Maneskin!
- Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
L’appiattimento di tutte le forme artistiche. Chi fa film, pensa al canone Netflix. Chi scrive canzoni, pensa al canone Spotify. Chi scrive libri, raccoglie frasi ad effetto, pensate per essere citate sotto le foto social. Cioè dai, possiamo fare tutti di meglio come artisti, e pretendere di meglio come fruitori.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Non so se ho capito la domanda. I tre artisti con cui duetterei io? Beh, Edoardo Bennato, per il suo sarcasmo che sento affine (“Uffà! Uffà!”). Poi Roisin Murphy, quella che era nei Moloko, non so se la ricordate. Che carisma! E tra i nuovi, beh, Riccardo Zanotti, (a cui ho dedicato “V.E.R.ZA. – Voglio Essere Riccardo ZAnotti”).
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Uno che mi ha chiesto tutta la discografia per posta, e ora sa tutte le canzoni a memoria. L’unico che ha capito subito una canzone all’apparenza demenziale, come “Flaconi”.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Sì. Due. Uno piccolo e imminente, ma l’imminenza dipende dalle risposte delle etichette: un nuovo EP dove, come dicevo, canterà un soprano lirico al posto mio. Io alle tastiere, e ci sarà un chitarrista acustico. Un trio filosofico – spirituale che vi travolgerà, sperando di tornare live. L’altra grande cosa invece, in collaborazione con Hot Ice, è un’opera per 7 cantanti e 4 attori, con una storia mozzafiato e l’incontro di stili, che caratterizzano i diversi personaggi: arie con recitativi, metal, rap, pop, prog eccetera. Ho coniato il termine “farsagedia”: sarà un po’ farsa, un po’ tragedia!
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Ave, genti curiose! Potete trovarmi soprattutto sul canale YouTube, @langolodigibo (https://www.youtube.com/channel/UC6Ad9JAaT5-ICbEth6WGsYQ), e su Spotify (https://open.spotify.com/artist/2Z8a9M1avyYEn99sBmWcWP) . Poi, mi trovate sulla pagina Facebook (perché sono un trentacinquenne, portate pazienza gen Z), www.facebook.com/saffirgarland/, e pigramente sono anche su Instagram a @kritikundkomponist. Sono troppo vecchio per TikTok!
Film di Gilberto è presente in AIA Artists Spotify Vol.14 https://open.spotify.com/