Forse bastava anche un ascolto distratto dal festival di Sanremo. Ma adesso arriva la conferma della scienza: le melodie moderne stanno diventando sempre più semplici. Elementari. Detto meglio: banali. I ricercatori della Sapienza Università di Roma e dell’Università degli Studi di Padova hanno infatti pubblicato uno studio che analizza circa 20.000 file MIDI di brani composti negli ultimi quattro secoli. Impietoso il risultato raggiunto grazie all’intelligenza artificiale che ha trasformato le note in nodi e le transizioni in archi di una rete digitale: la complessità della musica – rivelano gli algoritmi – è in costante declino. Su sei generi analizzati si salvano soltanto la classica e il jazz, sebbene anch’essi segnati da una progressiva semplificazione delle strutture armoniche.
Nel nuovo podcast di Eta Beta interviene Niccolò Di Marco, ricercatore del Center for data science and complexity dell’Università La Sapienza di Roma (guidato da Walter Quattrociocchi), coautore della pubblicazione scientifica. Con lui anche Luca Rizzi, cantautore col nome d’arte di Luca Re’, esperto di tecnologie musicali, con cui esploriamo le tante applicazioni dell’intelligenza artificiale nel mondo delle note, tra luci e ombre. Ma parleremo anche del Vertice sull’intelligenza artificiale di Parigi e del Festival dell’Ai di Cannes con il contributo di Nicola Grandis, ideatore di uno dei modelli di chatbot italiani presentati alla comunità internazionale, tratto dal podcast Codice Beta che faccio con Barbara Carfagna e che è ora disponibile su RaiPlay Sound (l’avete ascoltato? C’è una interessantissima analisi sugli sviluppi della competizione globale nell’Ai).
Non perdetevi il podcast di Eta Beta su RaiPlaysound: https://www.raiplaysound.it/programmi/etabeta!