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Cosa succede quando l’amore diventa una sfida interiore? Quando ti mette davanti ai tuoi limiti, alle tue paure, e ti obbliga a scegliere se restare o lasciarti andare?
Con “Vertigine”, Riccardo Selci ci accompagna in un viaggio emozionale fatto di domande senza risposte immediate, dove la musica diventa un alleato per guardarsi dentro e ripartire.

Dopo anni di silenzio creativo, Riccardo è tornato a scrivere e cantare con un’urgenza nuova, trasformando la sua esperienza personale in un progetto musicale sincero, diretto e disarmante. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare cosa c’è dietro questa canzone così intensa — e, soprattutto, cosa c’è dentro di lui oggi.

“Vertigine” racconta il momento in cui l’amore diventa una sfida interiore. Hai mai vissuto personalmente quella sensazione? Quanto c’è di autobiografico nel brano?
Ho provato quelle sensazioni, eccome. I miei brani attingono sempre da un vissuto: il primo impulso è raccontarsi. Poi, quando gli appunti presi riescono a diventare una canzone, mi chiedo come coinvolgere l’ascoltatore. Cerco un modo per condividere l’esperienza senza tradire il sentimento che l’ha generata. “Vertigine” nasce proprio così: da un punto di rottura e da una volontà di attraversarlo con sincerità.

L’Aikido, presente nel videoclip, è un’arte che trasforma il conflitto in armonia. Pensi che la musica abbia lo stesso potere? In che modo cerchi di trasmetterlo nei tuoi brani?
Sì, c’è un parallelismo forte. L’aikido è un allenamento basato sulla collaborazione: tori e uke — chi attacca e chi difende — lavorano insieme per conoscersi. La musica è una delle forme di comunicazione più immediate che esistano, e in questo senso ha lo stesso potere. Io metto sempre al centro il mio cuore e le mie fragilità. Pormi in modo “disarmato”, autentico, credo aiuti l’ascoltatore a sentirsi coinvolto, a trovare un’armonia nuova anche dentro di sé.

Sei tornato alla musica dopo anni di silenzio per un bisogno interiore. Cosa è cambiato in te rispetto agli inizi? E cosa, invece, è rimasto uguale?
Ho ricominciato a scrivere per un’urgenza. Quando nasce una necessità nuova, vuol dire che qualcosa è cambiato. Dopo la scomparsa di mio padre, ho sentito il bisogno di ri-conoscermi, di fare ordine dentro di me. È iniziato un lavoro profondo, che non avrei mai immaginato, e che ha toccato tanti aspetti della mia vita. Oggi scrivere è diventato essenziale: mi aiuta a vivere, a capire chi sono, a condividere le mie paure e diventare un uomo più libero.

“Dimmi che qualcosa cambierà” è una frase chiave del brano. Qual è la trasformazione che desideri più profondamente nella tua vita e nella tua musica?
Desidero essere felice. E vorrei diventare così libero da accettare che la felicità non debba per forza avere la forma che io ho immaginato, ma quella che Dio ha scelto per me. Spesso cerchiamo la felicità nei luoghi sbagliati, o con idee troppo precise su come dovrebbe essere. Invece conosco persone felici in condizioni che il mondo giudicherebbe impossibili.
Nel brano non dico “dimmi che sarai come io sogno”, ma “dimmi che qualcosa cambierà”. Perché il desiderio è di amarsi davvero, insieme. E forse non deve cambiare solo l’altra persona… ma anche noi. Anche il nostro cuore avaro.

BIOGRAFIA
Riccardo Selci è autore, musicista, imprenditore e padre di cinque figli. Nato a Pesaro, ha calcato per anni i palchi con una band rock della sua città prima di dedicarsi all’impresa e alla famiglia. Nel 2020, spinto da un bisogno interiore, è tornato alla musica. Da allora ha pubblicato un EP e diversi singoli, con uno stile che unisce introspezione e ricerca spirituale. Scrivere è diventato per lui un modo per leggere la realtà e condividere la propria umanità.

 

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