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Con “La strega”, Emanuele Masini affronta il tema gravissimo delle aggressioni al personale sanitario attraverso una narrazione in chiave fiabesca e metaforica. Personaggi contrapposti – la “strega” insensibile e il giovane medico idealista – si alternano in un racconto che non traccia una morale netta, ma invita chi ascolta a interrogarsi sui doveri e sui diritti di ciascuno. In questa intervista, Masini spiega perché ha scelto la figura della strega, come bilancia speranza e disillusione e perché ha deciso di lasciare il finale aperto.


Intervista a Emanuele Masini

1. Perché hai scelto la figura della “strega” per rappresentare chi aggredisce il personale sanitario e come sei arrivato a questa metafora?

“Credo sia legato al fatto che in una donna anziana spesso vediamo la fragilità ma mai una possibile cattiveria. Invece oggi, sempre di più, l’odio e la cattiveria si annidano ovunque. L’immagine della strega è anche legata all’ignoranza, di chi, come la strega appunto, vive di superstizioni e maldicenze.”

2. Nel testo, il giovane dottore crede nella bontà intrinseca di ogni persona: quanto è per te importante, come artista, mantenere una tensione tra speranza e disillusione?

“La speranza è un dono da non far morire mai, questo non significa che le cose nella vita andranno sempre bene, sempre al meglio; ma l’essere speranzosi è un dovere di chi crede che il mondo possa sempre migliorare. Il disperato non si proietta più nel futuro, non può avere una visione. Essere speranzosi però non significa essere degli illusi, la speranza non è una virtù ingenua.”

3. La canzone non fornisce una morale esplicita, ma lascia spazio all’interpretazione: qual è la tua speranza nel lasciare il finale aperto agli ascoltatori?

“Credo che il tema sia talmente complesso che non tocchi a me dare una morale. Il giovane dottore rimane sì pietrificato, ma forse in questo modo ha curato più cuori futuri? Se non avesse curato la strega sarebbe vivo e in grado di aiutare ancora la comunità oppure avrebbe vissuto di rimpianti? Il dottore che si è rifiutato è probabilmente vivo e utile? Il tema è molto complesso e bisognerebbe affrontare anche il tema dei doveri di ciascuno di noi… Se non rispetto le leggi è giusto mantenere immutati i miei diritti? Già porsi delle domande senza tirare subito conclusioni è un passo verso il pensiero critico. Io personalmente ritengo sacro il diritto alle cure di ognuno di noi, ma trovo ripugnanti le aggressioni al personale medico che andrebbero punite in modo esemplare.”

4. Sul versante musicale, come hai tradotto sonoramente la contrapposizione tra il rifiuto del medico anziano e la speranza del giovane dottore?

“Ho provato soprattutto attraverso l’espressione vocale. Ho cercato di tenere la tessitura musicale sempre simile per mantenere lo scorrere della favola; i bridge servono per riflettere sulle strofe appena ascoltate e per accompagnarci al capitolo successivo.”

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