Mia Wallace come simbolo di seduzione e pericolo, synth-pop anni Ottanta che diventa ossigeno, rinascita primaverile ed emozioni senza freni: Zak ci racconta il suo nuovo singolo “Mia” tra riferimenti cinematografici e stati d’animo sinceri.
Dopo i primi esperimenti con “Hangover”, l’eleganza retro di “Se Non Esisti Tu” e l’intimità di “8 Minuti”, Zak torna con un brano che soffia via l’inverno e spalanca le porte all’estate: “Mia”, un inno synth-pop dal sapore ottantiano, pensato come “ossigeno” per chi ama senza chiedersi troppo il perché. Tra luci al neon e atmosfere Tarantiniane, il titolo omaggia Mia Wallace di Pulp Fiction, icona di eccesso e fragilità. Scopriamo dal vivo come questo mix di cinema, cuore e melodie vintage ha preso vita:
Intervista a Zak
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«Hai scelto Mia Wallace come simbolo di seduzione e pericolo: quale aspetto del suo personaggio senti più affine alle tue emozioni quando scrivi musica?»
Credo ci siano personaggi di film e di serie TV in grado di diventare iconografie generazionali di chi li ha vissuti o di chi li ha scoperti.
Nel caso di Pulp Fiction credo sia l’immagine di Mia Wallace (a partire dalla locandina del film) ad avere questa particolare aurea.
Mia Wallace è genio e sregolatezza, la fragilità dell’insoddisfazione umana di chi apparentemente ha tutto ma deve raggiungere l’eccesso e il conseguente rischio di perdere ogni cosa per rendersene conto.
Credo che ognuno a modo suo sia un po’ Mia nella vita. -
“Mia” è un inno alla rinascita primaverile e al cuore che sboccia. In che modo il risveglio della natura ha influenzato la tessitura sonora e lirica del brano?
In realtà credo che a influenzare la scrittura del brano sia stato l’idealismo della rinascita. Mi spiego meglio:
Quando stavo scrivendo Mia, fuori c’era freddo e le giornate erano estremamente corte, insomma, l’inverno dominava e la cosa più utile per affrontarlo era chiudere gli occhi e immaginare un’altra stagione.
Credo che le stagioni non siano quelle che si susseguono ma piuttosto quelle che ci portiamo dentro, metaforicamente parlando. Mia rappresenta un riscatto personale e un risbocciare delle sensazioni del cuore senza pensare alle conseguenze vivendosi a pieno il qui e ora. -
Il ritornello dichiara “Sei come Mia Wallace, in te mi ci perdo”: qual è per te il confine sottile tra perdere il controllo e lasciarsi andare? E come lo hai trasformato in musica?
Il confine tra perdere il controllo e lasciarsi andare è estremamente sottile.
Si cerca sempre di trovare un punto comune tra cuore e cervello, ma il cuore è istinto, il cervello razionalità. Questa dicotomia la vivo da sempre anche per tutto il resto nella mia quotidianità.
Sono un segno di fuoco (Ariete) che convive con l’ascendente in Vergine e spesso devo arrivare al limite per riordinare il mio disordine. Credo l’amore sia così e spesso calpestiamo o superiamo quella linea immaginaria tra il controllo e il vivere il tutto.
L’innamoramento è un incendio senza controllo, l’amore è il saper ardere lentamente ma con consapevolezza, in altre parole gli inizi sono sempre qualcosa di devastantemente meraviglioso. -
Gli anni Ottanta sono il cuore pulsante di “Mia”. Cosa ti ha insegnato quel decennio, non solo a livello estetico ma anche emotivo, per raccontare oggi l’amore e la passione?
Gli anni ottanta sono qualcosa di estremamente poliedrico. È difficile non trovarci qualcosa che parli di noi. Le produzioni musicali di quegli anni sono qualcosa di avanguardistico ma se passiamo ad altre cose, lo sono anche i film, le pubblicità, i brand e l’estetica.
Per me gli anni ottanta sono colori di led tra l’azzurro e il fuxia, con il sapore di feste, bit e casse in 4.
Amo la musica di quel decennio ma adoro e vengo dalla musica di due decenni prima, ciò nonostante quell’immaginario e ciò che si porta appresso credo sia qualcosa di non replicabile.
Potrei consigliare una puntata di Black Horror a riguardo: San Junipero.
Con “Mia”, Zak non solo celebra un’estetica retrò, ma ci invita a un viaggio interiore fatto di audacia, colori e rinascita. Ascolta il singolo su Spotify e YouTube e lasciati trasportare dal ritmo che spezza l’inverno e accende il cuore.
La canzone è pazzesca. Zak è uno che merita i migliori palcoscenici.