TUM ha appena pubblicato il suo nuovo disco e abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lui a fondo del processo creativo, dei collaboratori coinvolti e del concept dietro “The Dark Side of Minigolf”. L’intervista esplora le ispirazioni, le sfide emotive e le esperienze che hanno influenzato il suo lavoro più recente.
Il titolo “The Dark Side of Minigolf” nasce da un momento spontaneo – «una serata a Riccione a giocare a minigolf… da quella sera le nostre vite sono cambiate… e se ci fosse stato qualcosa di misterioso tra quelle buche polverose…». In che modo hai trasformato quel momento leggero e quasi scherzoso in un immaginario musicale più profondo e quale “buco” o svolta della tua vita senti di aver esplorato in questo disco? Era una serata di primavera per l’addio al celibato del mio amico Marco, un weekend che ha messo insieme amici sempre pieni di impegni ma in qualche modo da quel momento la vita è esplosa da quella sera. La vita va avanti e passa sopra tutto. Ho affrontato il lutto di mia madre lo scorso natale, le canzoni erano già tutte sul piano cotturea e andavano solo “cucinate”…
Il disco è stato registrato, mixato e masterizzato dallo stesso team che già lavorava con la tua ex‑band Pocket Chestnut e con la partecipazione di musicisti come Matteo Baldrighi, Paolo Merlin, Stefano Baleria, e il contributo al corno francese di Stefano Cattaneo. In che misura hai sentito la necessità di “allargare” il tuo sound rispetto al passato, e in che misura hai voluto restare fedele alle tue radici folk/alternative? William Novati aveva prodotto Big Sky Empty Road dei Pocket Chestnut e conosce bene i miei riferimenti per cui non conoscevo nessuno che potesse prendere in mano queste canzoni come lo ha fatto lui. Per quanto riguarda i musicisti con me ci hanno tutti messo del loro e senza di loro nulla sarebbe stato possibile. Gabriele Galbusera è con me da sempre per cui moltissime canzoni sono state arrangiate suonandole insieme, Stefano Baleria da qualche anno ci dà una mano alle chitarre e ci ha messo molto del suo in brani come “Emotional Gym” per esempio. Matteo alla batteria ci ha aiutato a preparare qualche live e l’ho coinvolto per una session, ha uno stile davvero figo ed essendo io megafan dei News for Lulu sono stato davvero onorato di averlo a bordo. Un secondo lotto di canzoni ha visto Paolo Merlin alle batterie che ha portato un tocco jazzy unico che ha fatto davvero svoltare brani come “Komatiport”, “Lay your love”, “Rat Race”. Stefano Cattaneo suonava il corno negli ultimi tempi con i Pocket e un pomeriggio grazie all’aiuto del producer Stefano Tosi siamo stati a casa sua per registrare il french horn su Evolving e devo dire che impreziosisce molto la melodia… è oro colato poter mettere uno strumento così registrato e non un suono da synth freddo. Devo tantissimo anche a Christian Chierici che oltre a essere un amico è un musicista strepitoso e ha messo le basi per pezzi come “The Moon!”, “Bodycheck”, “You are not here”, sono uscite canzoni che non avrei mai pensato di avere a portata, davvero un passo oltre i miei limiti. E poi su “Old Friends” non c’è voce femminile più adatta di Giovanna Garlati dei Kech perchè siamo vecchi amici e anche se non ci vediamo da tempo ci vogliamo molto bene… registrare insieme mi sembrava il modo migliore di ricordarcelo.
Le 13 tracce raccontano «storie di lotte interiori, amore, odio e “piccole catastrofi” quotidiane tra i momenti acustici degli Eels e le ballate struggenti degli I Am Kloot». C’è una traccia in cui senti che hai avuto una vera e propria “epifania creativa”, un brano che ha superato le tue stesse aspettative? Puoi raccontare il processo creativo dietro quel pezzo, magari un aneddoto che non è emerso nei comunicati stampa? Lay your love è nata mentre camminavo in montagna 3 anni fa, mi è salita in testa come un coro di bambini con una melodia in stile tender dei Blur. Per un’ora di cammino mi ha tormentato finché sono arrivato al rifugio e l’ho registrata cantandola tipo nascosto dietro la cucina nelle note vocali del telefono, qualcuno avrà pensato fossi matto ma tant’è. Mentre stavamo registrando la mia voce a Pavia, William mi ha detto che sua figlia nel pomeriggio aveva lezione di canto in un coro e…. il resto lo potete sentire. È come se quella scintilla abbia preso fuoco, sono molto soddisfatto, poi ci sento dentro un po’ di Sparklehorse e mi gongolo un po in questo…
Hai dichiarato che da una produzione più “in volo da un continente all’altro” del tuo primo album solista Take‑off and Landing sei passato a concentrarti “nel cuore della vita e delle sue emozioni più complesse”. Quali sono state le sfide emotive e tecniche che hai incontrato nel passaggio da un lavoro itinerante a uno più “intimo” e radicato? Come ha influito questo cambiamento sul tuo modo di scrivere e arrangiare? Diciamo che queste canzoni sono state arrangiate prevalentemente a Milano, tre negli studi di Christian Chierici, le altre a casa mia o in saletta con Gabri, Stefano e Matte. Le idee più belle invece vengono sempre viaggiando per cui nella creazione è cambiato poco rispetto al precedente lavoro. Ci trovi Napoli e il mare dentro ad Evolving e ci trovi anche il parco del Kruger del Sudafrica… insomma più ci si muove più si hanno idee… dev’esser così, almeno io funziono così.
Il titolo e il concept suggeriscono una dimensione ironica e allo stesso tempo profonda: minigolf come metafora della vita, delle buche che possono rappresentare obiettivi o insidie. Guardando al futuro, come immagini che questo concept potrà evolversi nella tua musica — pensi a un tour visivamente caratterizzato, a collaborazioni che portino il progetto oltre l’album, oppure a un nuovo racconto concettuale che parta da un’idea apparentemente “giocosa” e si trasformi in qualcosa di altro? Il vero privilegio sarebbe riuscire a portare le persone che ci hanno lavorato su un palco ma temo non sia possibile. Ultimamente stiamo provando con una formazione a 4 e cercheremo di rendere i brani nei live più possibile simili al disco. Ho una data di presentazione il 16 dicembre al Detune di Milano e spero ne arrivino molte altre perchè non vedo l’ora di suonare e stare in giro con i miei amici…



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