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Per Alessio de Franzoni, la musica non è mai fine a sé stessa. È un linguaggio che si intreccia con il movimento, con la parola, con l’immagine. È un flusso di colori, emozioni e intuizioni che si adatta e si fonde con altri mondi espressivi: dalla danza al teatro, fino al cinema. Pianista, compositore e ricercatore del suono come forma di introspezione e condivisione, Alessio vive la musica come un’esperienza viva, in continuo dialogo con ciò che lo circonda. Le sue composizioni non sono solo note, ma racconti, visioni, viaggi interiori.

In questa intervista ci ha accompagnato in un percorso fatto di gesti, respiri e melodie che parlano al cuore, tra ricerca artistica e responsabilità educativa.

1. La tua musica è spesso al servizio di altri linguaggi artistici: la danza, il teatro musicale, il cinema.
Cosa accade dentro di te quando componi pensando a un corpo che si muove, a un’immagine che scorre, o a una storia che prende vita sul palco?

Sin da quando ero piccolo, mi succede che se poso le mani sul pianoforte escono dei suoni che si cercano, si raccontano, si intrecciano formando dei colori e cercando delle emozioni, creando armonie e macchie colorate di suoni, quindi accompagnare la danza, ovvero osservare il fluttuare dei corpi o anche il loro inquadramento ritmico, per me è una naturale ispirazione, le note seguono il flusso, accompagnano ma anche indicano il percorso, guidano o si fanno guidare. Nel teatro succede una cosa analoga, dalle battute del testo si sprigiona l’armonia ed il ritmo più congeniale alle scene.
La musica è nell’aria, prende vita dalla visione di un movimento, dall’ascolto di una parola, dai colori, dalle immagini. È un commento estemporaneo sincero, che si sprigiona dal mio modo di essere.

2. Con il progetto “Es esta mi casa?” hai vinto premi importanti a livello internazionale, fondendo fisarmoniche, percussioni e un titolo che sembra suggerire appartenenza e identità.
Che significato personale racchiude per te questo lavoro, e cosa rappresenta oggi, “casa”, nella tua ricerca artistica?

Da anni cerco di raccontare con i suoni il mio percorso di ricerca interiore, cercando di non pensarlo razionalmente ma facendomi guidare dall’istinto. Anni fa ho composto un album analogo da quello citato da te, ma per piano solo, e la cosa particolare è che questo album dal nome Irlanda, è nato tutto in una notte… 11 brani che hanno scavato nella profondità della mia coscienza, un viaggio anche questo alla ricerca di me.
A distanza di 12 anni ho sentito l’urgenza di una nuova analisi interiore, di fare un nuovo viaggio, ma questa volta ho cercato di immaginarlo, e mi sono messo nei panni di gente che all’inizio del ‘900 si trovava a dover fare un vero viaggio, un viaggio della speranza verso mete lontane, per scappare dalla situazione in cui si trovavano e per sperare in un futuro migliore.
La fisarmonica, al contrario del pianoforte, nel mio modo di vivere i suoni, racconta meglio la carnalità delle persone, la vita terrena, il rapporto con la terra, l’acqua, il fuoco. Il suono del pianoforte mi porta invece ad esprimere un viaggio più onirico, quasi metafisico.
La casa nella mia ricerca artistica è quell’energia che ogni giorno mi fa stare bene producendo dei suoni, facendo uscire la mia anima da me stesso e facendola volteggiare nell’aria, libera, ora con uno sguardo malinconico ma subito dopo festante, e facendola cantare attraverso le melodie del piano o della fisarmonica.

3. Nel tuo percorso si intrecciano la musica classica, la canzone pop, l’elettronica, la musica in friulano… È come se ogni suono fosse un tassello di un mosaico più grande.
Qual è il filo invisibile che tiene insieme tutte queste anime?

Il filo che lega tutte queste anime è senza dubbio la ricerca di un suono, di una sonorità personale, che pur nella sua semplicità di comunicazione però mantenga una sua personalità.
Per me la musica, i suoni, sono comunicazione, e vogliono esprimere delle sensazioni nella massima autenticità, senza paura di svelare la propria intimità, in modo da parlare direttamente al cuore delle persone.
Trovo bellissimo il fatto che con dei suoni ci possiamo commuovere tutti nello stesso istante, o possiamo provare un senso di leggerezza, o possiamo inebriarci di una struggente nostalgia, o vivere un attimo di grande piacere estatico. Tutti, nello stesso istante in cui la musica fluisce ed entra dentro di noi facendoci vibrare nello stesso modo.

4. Lavori quotidianamente con la danza e con giovani artisti in formazione: in che modo questa esperienza continua a nutrire la tua visione musicale e umana?
E che ruolo pensi abbia oggi la musica nell’educare alla bellezza, alla cura, all’ascolto?

Penso che lavorare quotidianamente con i ragazzi sia una responsabilità non da poco, perché il musicista che propone la musica durante le lezioni di danza ha la possibilità di educarli ad un gusto estetico e ad una sensibilità artistica.
Per questo penso che la figura del Maestro Accompagnatore per la Danza dovrebbe essere scelto in modo più consono e consapevole da chi di dovere…
E purtroppo le mie orecchie ma anche quelle di altri valenti miei colleghi ne hanno sentito di tutti i colori… anzi, suoni…
Prima di tutto la sensibilità. La sensibilità del pianista che dovrebbe guidare i ragazzi verso un modo genuino di esprimere e di comunicare attraverso la danza: le armonie creano diversi stati d’animo, le melodie fanno cantare il corpo e lo fanno respirare, la raffinatezza ritmica e la ricerca timbrica creano diversità di dinamiche.
Musica e danza, seppur nella loro diversità, sono due forme di linguaggio, di comunicazione, di espressione. Certo il ritmo è essenziale, ma è una sorta di conditio sine qua non, un tassello primordiale, è il perimetro di una costruzione. La relazione musica-danza non può fermarsi a questo primo gradino…
Ma tutto lo studio tecnico, alla fine, dovrà essere funzionale alla capacità di trovare un modo di comunicare attraverso il corpo, seguendo canoni estetici.
Per questo motivo sono convinto che un maestro pianista che abbia una sua sensibilità artistica e una esperienza musicale anche concertistica e compositiva di un certo spessore sia un tassello importantissimo per la crescita e l’affinamento personale ed artistico dei ragazzi.

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