Stella Merano, in arte semplicemente Stella, è una giovane cantautrice umbra nata nel 2006, che ha saputo trasformare la propria sensibilità in una voce autentica e riconoscibile nel panorama musicale italiano. Fin dai suoi esordi, ha affrontato temi profondi con delicatezza e determinazione, come dimostra il suo ultimo singolo “Iride”, pubblicato per Romantico Ribelle / Universal Music Italia.
In “Iride” non canti solo l’ansia, ma la sfidi. Che forma ha preso questa arroganza in fase di scrittura?
L’arroganza è stato il modo in cui ho avuto il coraggio di affrontare l’ansia e direi che il modo migliore in cui si è tramutata è stata la strofa in napoletano. È un dialetto a me caro, dato che mio padre è di Napoli e io posso reputarmi una “mezzosangue”. Essendo un dialetto ricco di pathos, credo sia stata la situazione perfetta per metterne una spolverata anche nelle mie canzoni.
La produzione è misurata e non invadente, come se anche la musica rispettasse i tuoi spazi interiori. Quanto sei coinvolta nelle scelte sonore dei tuoi brani?
Sono coinvolta al 100%, con i ragazzi cerchiamo di venirci in contro per riuscire a soddisfare le mie esigenze ed accolgo appieno quando mi propongono un’idea di arrangiamento diversa ed efficace. Nel caso di questa canzone, come anche tutte le altre, ho portato io l’arrangiamento e abbiamo finito di darle un vestito in studio. Cerco sempre di assorbire il più possibile, non smetto mai di imparare.
Hai portato “Iride” in un contesto importante come Credici Sempre, dedicato a Michele Merlo. Che significato ha avuto per te cantare un brano così personale in un luogo così emotivamente carico?
È stato un momento ricco di emozioni tanto diverse tra loro, percepivo qualcosa nell’aria che era diverso rispetto a quando sono scesa.
Il titolo “Iride” richiama qualcosa di visivo, ma anche intimo: lo sguardo, l’occhio, il riflesso. È arrivato prima il titolo o la sensazione da cui tutto è partito?
È arrivato prima il titolo, perché nell’occhio secondo me risiede l’anima di una persona. Di conseguenza, riflette tutte le emozioni e di conseguenza anche l’ansia e, nei miei occhi e in quelli degli altri, la percepisco moltissimo.
Hai detto che spesso l’ansia ti blocca nel dire o fare ciò che vuoi. Eppure, nella canzone, sembri riuscire a dire esattamente quello che provi. Scrivere ti restituisce quella libertà che a volte manca nella vita?
Assolutamente, scrivere è la prima valvola di sfogo che utilizzo, nel bene e nel male. Mi aiuta anche a comprendere quanto ciò che sfogo sul foglio, posso riportarlo nella quotidianità e avere meno paura di essere giudicata.
“La mia testa è il barista che mi dà il gin”: è un’immagine sorprendente. Da dove nasce questo accostamento così quotidiano e al tempo stesso destabilizzante? Volevi sdrammatizzare o sottolineare il corto circuito?
Diciamo entrambi. La mia testa comanda sempre le mie azioni, come tutti credo, ma in quel momento, il momento in cui è il barista, mi dice che devo staccare un attimo la testa per poi riuscire ad affrontare i momenti difficili.
Prossimi progetti?
Durante questi mesi sto sperimentando il mio primo mini-tour, seguendo sul mio profilo Instagram (stellamerano_) si possono vedere le altre date, presenti anche durante il corso dell’estate, fino a ottobre. Da settembre cambierà la mia quotidianità perché mi trasferirò a Roma e, chissà, magari per l’anno prossimo potrebbe esserci anche un primo EP.