In un tempo dove tutto scorre veloce, dove la musica spesso si consuma in un click e l’attenzione si disperde tra mille input, c’è chi sceglie un’altra strada: quella della profondità, della responsabilità e della coerenza.
Lo fanno da oltre trent’anni, con una visione chiara: la musica può e deve essere anche strumento di coscienza collettiva. Lo dimostrano con progetti, dischi e soprattutto concerti dove si parla apertamente di sicurezza sul lavoro, prevenzione, diritti. Temi che troppo spesso vengono messi da parte, ma che su un palco possono ancora emozionare, scuotere, educare.
In questa intervista ci raccontano il loro nuovo spettacolo “MACTE ANIMO!”, un vero e proprio grido di coraggio che fonde intrattenimento e riflessione, senza rinunciare alla potenza del rock e all’energia del live.
INTERVISTA
1. “MACTE ANIMO!” è un titolo che suona come un grido di coraggio. Quanto è importante oggi portare questo messaggio nei luoghi di lavoro, e come lo avete tradotto in musica?
Oggi viviamo in due mondi paralleli quello digitale, dei social, dove siamo tutti felici, sempre in vacanza, in forma con i filtri giusti e quello reale dove siamo circondati da guerre, inquinamento, crescita di povertà, per cui ci vuole tanto coraggio nell’affrontare un presente ed un futuro così incerto. Noi abbiamo tradotto in musica e creato uno spettacolo in cui uniamo l’intrattenimento alla riflessione su varie tematiche sociali. È fondamentale portare nei luoghi di lavoro il messaggio che ognuno di noi può contribuire nella creazione della cultura della sicurezza. Come? Essendo d’esempio adottando corretti comportamenti, seguendo le procedure ed utilizzando i dpi (dispositivi di protezione individuale) oppure segnalando subito situazioni dubbie e potenzialmente pericolose. Chiaramente seguire con attenzione i corsi di formazione è un altro aspetto importante.
2. Da oltre trent’anni vi battete per coniugare musica e impegno sociale, in particolare sul tema della sicurezza sul lavoro. Come si mantiene viva una visione artistica così coerente e necessaria nel tempo?
Grazie al continuo confronto nel mondo reale con i nostri fan e con la rete di fantastiche persone che abbiamo conosciuto in questi anni. Persone ogni giorno impegnate a diffondere con passione riflessioni sociali. Il supporto ed il costante confronto con Fondazione LHS e Faraone Academy, ad esempio, è fondamentale ed è quello ci consente come musicisti di sfruttare al meglio la musica per la creazione di contenuti che siano calati in situazioni reali e vissute nei luoghi di lavoro. C’è anche la lettura di alcuni libri che per noi è stata molto utile e che consigliamo. “Safeness” di Davide Scotti che contiene diverse storie che riproponiamo all’interno del nostro spettacolo ma anche “Ogni giorno 3” di Giusi Fasano, contro l’indifferenza, con il racconto di 21 vite spezzate sui luoghi di lavoro che ingiustamente rischiano di essere dimenticate.
3. Sul palco del SAFETY LOVE suonerete i brani che meglio raccontano la vostra identità. Qual è, tra questi, il pezzo che secondo voi riesce più di tutti a “far aprire gli occhi”?
È sicuramente “Con gli occhi aperti” il brano che apre il nostro ultimo album e che è nato da un’attenta analisi e riflessione sull’utilizzo di positività nel raccontare la tematica della salute e sicurezza sul lavoro. Raccontare una caduta dall’alto che finisce bene perché il protagonista del brano indossa correttamente i dpi (imbracatura, casco, ecc.) su un’impalcatura a norma è un modo non convenzionale di comunicare e stimolare una riflessione efficace sia per i giovani che per chi è già da anni nel mondo del lavoro e rischia di cadere nella trappola del “ho sempre fatto così… “ e scatenare “La bestia” che è sempre in agguato.
4. Siete tra le poche band in Italia che parlano apertamente di prevenzione, lavoro, rischio. Che reazione incontrate dal pubblico, soprattutto tra i più giovani? La musica può ancora essere strumento di coscienza collettiva?
La musica è un lavoro, innanzitutto, che deve dar la possibilità di svagare, divertirsi ma che deve anche continuare ad essere strumento di coscienza collettiva. A noi piace suonare dal vivo e farlo davanti ai ragazzi delle scuole è una sfida che ci ha regalato soddisfazioni e ci ha convinti ancora di più dell’importanza della nostra scelta. Il loro ingresso in futuro nel mondo del lavoro con una maggiore consapevolezza dei rischi e la convinzione che possono già da subito contribuire al cambiamento culturale indossando la cintura di sicurezza in auto, anche se si è seduti nei sedili posteriori, o non utilizzare il telefono alla guida o in bici o se attraversi sulle strisce pedonali sono le dinamiche più sentite. Come nella canzone dei Faith No More (band che adoriamo) è un lavoro sporco ma qualcuno lo deve pur fare e noi continuiamo nel nostro percorso fatto di amore per la musica e amore per la vita.