Nel saggio-manuale “Rap Up – Esercizi di stile dalla poesia alla trap” (di cui proponiamo un estratto, dedicato al rap a scuola), Giuseppe Passalacqua esplora regole e tematiche di questo genere musicale spesso discusso, con lo scopo di dimostrarne (in alcuni casi) il valore letterario e, soprattutto, quello educativo. Un viaggio sorprendente nella storia del genere, tra analisi di testi e paragoni con la letteratura (ad esempio, tra Vittorio Alfieri e Guè Pequeno, Marracash e Ugo Foscolo o, ancora, tra Rancore e Pascoli)
Parlare di rap richiama alla mente un immaginario fortemente connotato, che, a prima vista, ha poco a che fare con la letteratura. Sì perché questo genere musicale, da sempre considerato “basso”, difficilmente viene discusso dal punto di vista testuale, ma è più facilmente soggetto a critiche che si fermano spesso solo al contesto più superficiale, ai temi delle canzoni, a riferimenti violenti o “scorretti” nelle rime.
Non è dello stesso pensiero, però, Giuseppe Passalacqua, che dal 2014 tiene un blog che si chiama Kuore. La scuola ai tempi di whatsapp, che firma Rap up! – Esercizi di stile dalla poesia alla trap per la casa editrice Interlinea.
Tra le pagine del saggio/manuale, l’autore, docente di scienze umane e filosofia a Novara, dimostra come rap e letteratura non siano in realtà così distanti e che le esperienze di vita e i contenuti dei testi di molti scrittori classici possano essere messi a confronto con i rapper di oggi. Tra le pagine si incontreranno, infatti, paragoni tra Vittorio Alfieri e Guè Pequeno, Marracash e Ugo Foscolo, o ancora Rancore e Pascoli.
Passalacqua, psicologo e psicoterapeuta, sottolinea la funzione letteraria e, soprattutto, quella sociale che ha questo genere musicale, che affronta tematiche difficili e dolorose della quotidianità: sessismo, famiglie disfunzionali, padri assenti o madri anaffettive sono temi frequenti nei brani e che, invece, raramente vengono toccati in altri contesti. Il rap, invece, si fa carico di rappresentare queste realtà che spesso sono taciute, offrendo l’opportunità di esprimersi in maniera accessibile, anche a chi si trova ai margini.
Nato dalla strada, per l’autore questo genere non ha però nulla da invidiare all’alta letteratura: spesso, nei suoi testi si possono ad esempio ritrovare regole della fonetica, della sintassi, della logica e della grammatica.
Il volume, che si suddivide in cinque capitoli, si rivolge principalmente a chi opera nel campo del sociale, ma anche a studenti, critici musicali e appassionati.
Il titolo, come raccontato nel primo capitolo, fa riferimento al progetto Rap Up, un laboratorio creativo e sociale, da quattro anni coordinato dall’autore, nato a spazio Nòva (ex caserma Passalacqua), nelle comunità educanti, nelle scuole e negli istituti penali di Novara.
Il libro prosegue, nei capitoli successivi, con un’analisi sociologica dell’influenza che il rap ha avuto dalla trap americana; segue uno studio del genere visto come nuova forma poetica, con l‘analisi di parole e codici; una raccolta di voci e storie legate al progetto e, per finire, schede operative e strumenti didattici (insieme a un’appendice dei brani trattati) per educatori e formatori.
Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice e dell’autore, proponiamo un estratto:
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