C’è una domanda che, dopo un lutto, diventa un peso: “Come stai?”. Dietro quella cortesia quotidiana si nasconde spesso l’incomprensione del dolore, l’aspettativa di una risposta rassicurante. Con “Quasi un anno”, Benedetto Pennato sceglie di rispondere diversamente, con una canzone. Un brano che non è stato pensato per uscire, che non ha subito limature di produzione o rifiniture da studio. Ma che, proprio per questo, arriva con una forza autentica e spiazzante.
Il pezzo nasce alla fine di aprile, in prossimità della prima ricorrenza della scomparsa della madre (9 giugno). Il tempo trascorso non ha addolcito l’assenza, ma ne ha scolpito i contorni: Benedetto la canta come si annotano i dettagli di una fotografia intima, cercando parole che possano contenere la frustrazione, la nostalgia, la rabbia. “Anche quello che più amavo è diventato faticoso e privo di significato”, scrive, raccontando lo smarrimento che invade ogni angolo della vita. Le sue parole restituiscono il ritratto di una casa rimasta immobile, come sospesa in una lunga attesa consapevolmente inutile, perché disfarsi delle cose significherebbe accettare che non tornerà.
Ma non è solo il dolore silenzioso della perdita a emergere. C’è anche la rabbia, la ferita che si riapre ogni volta pensando a ciò che poteva essere diverso: il ricovero, le negligenze, le decisioni che Benedetto si ritrova a ripercorrere ossessivamente. E che rendono ancora più difficile accettare l’accaduto, lasciando spazio a domande senza risposta. “Una serie di ‘se’ che mi tormentano senza tregua”.
In questo contesto la musica si fa rifugio, un luogo sicuro dove isolarsi e gridare, anche in silenzio. Come già accaduto con la cover di “Notturno”, uscita a fine anno scorso, Benedetto torna a utilizzare la scrittura e il canto come strumento per attraversare l’assenza. Ma questa volta non c’è alcuna intenzione artistica, solo un’urgenza. Il video – disponibile qui – non è una release ufficiale, ma il primo istante cristallizzato di una canzone nata così com’era: piena di emotività, imperfetta, ma profondamente viva.
“Quasi un anno” è quindi più di un titolo: è un tempo sospeso, un confine fragile tra ciò che è stato e ciò che manca. E forse questa canzone non è una risposta, ma un modo diverso per affrontare quella domanda. Un modo per dire che non va bene, ma che è comunque possibile raccontarlo. Anche solo con una voce, una chitarra, e tutto il peso che ci portiamo dentro.