“Dimmi” non è solo un album: è un grido, un manifesto emotivo. I Polo Territoriale ci conducono in un viaggio profondo e personale, esplorando le gioie e i tormenti dell’adolescenza, quell’età in cui ogni emozione si amplifica e ogni esperienza si fa più intensa e reale. Con questo esordio discografico, la band non cerca di giudicare ma di comprendere, raccontando l’adolescenza nelle sue mille sfaccettature: la spinta alla ribellione, la ricerca dell’identità, l’incertezza e la paura per il futuro. Dimmi diventa così uno specchio fedele di una generazione che, lungi dal nascondere le proprie fragilità, le trasforma in una narrazione autentica e universale.
Il viaggio sonoro si apre con “BREBEMI”, un inno alla città natale, Brescia, che mescola ironia e leggerezza. Il brano cattura le contraddizioni di un luogo che rappresenta al contempo un rifugio e un trampolino verso l’altrove. L’energia delle chitarre pop-punk trasforma la familiarità in uno spunto di riflessione profonda, attraverso immagini vivide di luoghi simbolo della band.
Dalla narrazione collettiva si passa alle storie personali: “Serena” e “Pamela” portano in scena relazioni intime, drammi giovanili mascherati da spensieratezza, mentre con “Chiara Se Ne Va” la ribellione si fa protagonista. Chiara abbandona convenzioni e monotonia per inseguire una libertà autentica, incarnando il desiderio di rompere con una quotidianità soffocante.
Il cuore dell’album pulsa nella title track “Dimmi”, dove il tono si fa più riflessivo. In poco più di un minuto, il brano evoca domande senza risposta e sogna una Norvegia ideale, un luogo di pace e risoluzione mai raggiunto. Questo momento sospeso apre la strada a una narrazione più intima e oscura, che si sviluppa in “Sognando Oslo”, un racconto struggente di amori perduti, dipendenza affettiva e autocommiserazione, con la Norvegia che torna a simboleggiare un rifugio irraggiungibile.
Nella seconda metà del disco, la band affronta con coraggio temi tabù legati alla salute mentale. “Grigio Cemento” rappresenta il vertice emotivo dell’album, affrontando il tema del suicidio con una potenza disarmante e invitando a riflettere sulla necessità di una maggiore sensibilizzazione. “Fiori di Tunisi” esplora il rapporto complesso con l’hashish, trasformandolo in una catarsi musicale, mentre “Tavor” rompe il silenzio sull’uso degli psicofarmaci e sulla psicoterapia, invitando a un dibattito aperto e sincero.
Il viaggio si conclude con “Berlino”, che cattura il caos febbrile di una notte nella capitale tedesca. Il ritmo serrato e le sonorità grezze trasportano l’ascoltatore in un’esperienza quasi cinematografica, culminando in una coda strumentale che lascia intravedere una nuova alba: un messaggio di rinascita e speranza dopo il buio.
Con Dimmi, i Polo Territoriale firmano un debutto che non lascia indifferenti, un’opera che si ascolta con il cuore in mano e lo sguardo rivolto verso ciò che si è e ciò che si potrebbe essere
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