C’è qualcosa di fragile e disarmante in “Pelle di Prozac”, il nuovo singolo di Luca V. Come se ci si trovasse dentro un sogno in dissolvenza, dove i ricordi si mescolano alle ferite ancora aperte. Il brano è un flusso di coscienza malinconico, che racconta il peso di una comunicazione che non funziona, di un amore andato in pezzi, di un’identità che si sgretola sotto il peso delle emozioni.
La “pelle” evocata nel titolo non è una protezione, ma un filtro chimico-emotivo che isola e distanzia. È la pelle di chi ha provato a rimettere insieme i pezzi, ma si ritrova ancora una volta a fare i conti con l’ansia, il vuoto, l’apatia. Il testo non offre risposte, ma apre varchi emotivi in cui chi ascolta può riconoscersi, tra deja-vu e silenzi troppo pieni.
Il suono che accompagna tutto questo è delicato e autentico: linee indie e sfumature emo-pop si intrecciano in un tappeto sonoro che non cerca l’effetto facile, ma lavora in profondità. La voce di Luca V arriva diretta, senza sovrastrutture, e proprio per questo riesce a toccare corde sensibili. “Pelle di Prozac” non è solo una canzone: è uno stato mentale, un piccolo rito per chi si sente fuori posto, ma continua a cercare un senso.
Ci racconti com’è nato il tuo amore per la musica…
Fin da 4 anni mi ero affezionato molto a una chitarrina giocattolo, poi, dopo studi di chitarra e voce, nel 2019 decido di iniziare la mia carriera solista, inizialmente con lo pseudonimo “Lucido”, per poi cambiarlo in “Luca V”.
Qual è stato il momento più importante o gratificante della tua carriera musicale finora?
Ogni singola giornata facendo musica è importante e gratificante, non ho ancora ottenuto grandi riconoscimenti quindi già solo poter far musica nella quotidianità per me è estremamente gratificante.
Vuoi raccontarci di cosa parla il tuo nuovo singolo?
Questa canzone parla di depressione, ma non lo fa in modo diretto o didascalico: è più come se aprissi una finestra nella mia testa e ti facessi vedere il casino che c’è dentro. In breve, questa canzone è un flusso di pensieri e immagini che dipingono la depressione non con parole cliniche, ma con sensazioni, piccoli dettagli quotidiani, e una profonda stanchezza emotiva. È come se stessi parlando con te, cercando di spiegarti perché mi comporto così, anche se nemmeno io ho tutte le risposte.
Quanto è importante per te trasmettere emozioni al pubblico?
Per me trasmettere emozioni al pubblico è tutto. È il motivo per cui faccio musica. Non mi interessa inseguire la perfezione tecnica o fare qualcosa solo perché “funziona”. Se quello che scrivo o canto non arriva a toccare qualcuno, allora mi sembra di aver perso il senso. L’obiettivo non è apparire, ma comunicare
Hai già in programma altri brani o hai pensato ad un album?
Ho in programma un brano che parla di bipolarismo, che è già in lavorazione, e un brano reggaeton, anch’esso già in lavorazione.