Disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 14 marzo 2025 (distr. Believe) il nuovo EP del progetto Oneiros Way dal titolo “Orbs”. Gli Orbs rappresentano nuclei primordiali, simboli di potenzialità umana che, entrando in contatto con il mondo, si trasformano e si corrompono. Attraversano tempi sospesi, stagioni di letargo e risveglio, pulsioni di rabbia e desiderio. I loro movimenti evocano rituali antichi, ripetuti nel tempo, dove forza e sacrificio si intrecciano in una crudele danza. Intorno a loro, la terra diventa sterile, popolata da solitudini e sguardi vuoti, intrappolati in un gelo virtuale.
“Orbs” contiene 5 brani che esplorano passaggi tra stati di sogno e frammenti di consapevolezza. Le atmosfere cupe e i suoni distorti si mescolano a tensioni urgenti, componendo un insieme crudo e diretto che riflette sull’inquietudine del nostro tempo.
Come siete entrati in contatto con il concetto di “orbs”?
Il concetto di “orbs” ci ha colpito da subito perché rappresenta qualcosa che consideriamo un confine, qualcosa di sospeso tra il reale e il mistico. Ci siamo imbattuti in questa idea leggendo e approfondendo tematiche legate all’energia, alla percezione e alla dimensione dei sogni lucidi (ovvero una tecnica di sogno guidato), che è poi un elemento centrale nella nostra musica. Gli orbs sono simboli di presenze, di frammenti di esistenza, energia primordiale che si manifesta in modi inaspettati, proprio come le emozioni che cerchiamo di tradurre nel nostro suono. Graficamente, abbiamo pensato di creare una sorta di installazione con una donna androide che fa orbitare 5 sfere che rappresentano i brani dell’EP.
Fra le tracce presenti nel disco, qual è quella a cui vi sentite più legati e perché?
È difficile sceglierne una sola, ma probabilmente Orbs è quella che ci tocca più nel profondo. È nata in un momento molto intenso, quasi catartico, e racchiude perfettamente la nostra essenza: atmosfere sognanti, testi evocativi e un’energia che cresce man mano. Ogni volta che la suoniamo dal vivo, sentiamo che crea una connessione speciale. Ricorda un po’ le atmosfere psych degli anni 70 con una melodia pop assolutamente contemporanea.
Qual è stato il momento che vi ha fatto decidere di avviare il vostro progetto musicale insieme?
Il progetto è nato in modo molto spontaneo. Eravamo già legati da una profonda affinità musicale, e a un certo punto ci siamo resi conto che quello che stavamo creando individualmente aveva un potenziale molto forte. La svolta è arrivata dopo una jam session particolarmente ispirata da cui poi è venuta Raining Frogs un nome che è chiaramente ispirato a Magnolia di Paul Thomas Anderson, quel giorno abbiamo capito che dovevamo dare un nome e una forma concreta a quello che stavamo facendo.
Cosa potete raccontarci sulla realtà musicale milanese? C’è qualcosa che amate particolarmente e qualcosa che, invece, cambiereste?
Ci sono molte realtà interessanti, locali che danno spazio alla sperimentazione. Ci piace il fatto che ci siano sempre nuovi progetti che emergono, spesso con una forte identità artistica. D’altra parte, non è sempre facile per le band indipendenti trovare spazio e risorse, e in alcuni contesti si sente ancora il peso di una certa omologazione ed etichettatura musicale. Sarebbe bello vedere più supporto concreto per chi cerca di portare qualcosa di nuovo.
Come sperate di proseguire il vostro percorso?
Vogliamo continuare a sperimentare, sia dal punto di vista sonoro che visivo. La nostra musica è un viaggio, e vogliamo che chi ci ascolta possa immergersi sempre di più nel nostro mondo. Stiamo già lavorando a nuove tracce e a un’esperienza live più immersiva, con elementi scenografici che amplifichino l’atmosfera onirica che ci caratterizza. Il nostro obiettivo è crescere senza perdere l’essenza di quello che siamo.