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Nell’ultimo singolo uscito il 25 aprile – giorno della Liberazione –, l’artista ci guida in un viaggio emotivo che mescola memoria storica e sguardo innocente. Tra parole sussurrate e immagini poetiche, “Oltre il rumore” diventa un inno alla pace e alla resistenza, raccontato attraverso il punto di vista di chi i conflitti li vive con gli occhi ancora pieni di sogni.


Intervista

“Oltre il rumore” racconta la guerra attraverso lo sguardo di una bambina: come hai lavorato per mantenere intatta la delicatezza da quel punto di vista, e al tempo stesso restituirne la potenza emotiva?
Mi sono chiesta: cosa vedrei io se fossi in mezzo a una guerra? E ho raccontato le immagini che mi venivano in mente: “bimbi di seta”, “case coi tetti di cielo”… Volevo che fosse tutto visto da dentro, da qualcuno che ha ancora gli occhi pieni di sogni. Credo che la delicatezza non tolga potenza, anzi, a volte le cose più leggere sono quelle che colpiscono di più.

Il singolo è uscito il 25 aprile, giorno della Liberazione: che significato simbolico ha per te collegare la memoria storica di quel momento al tuo messaggio?
Il 25 aprile per me non è solo il ricordo di chi ha lottato per la libertà, è anche un avvertimento: non è tutto passato, ci sono guerre ogni giorno e bambini che ci finiscono dentro. Cantare “Oltre il rumore” proprio quel giorno vuol dire che la libertà non è scontata, la pace ­­­­­­­­­­non è un regalo, bisogna guadagnarsela. È il mio modo per dire grazie a chi ha resistito e invitare tutti a resistere, sempre.

Hai scelto di accompagnare il brano con un lyric video animato creato con l’AI: quali nuove possibilità creative e narrative ti ha aperto questa tecnologia e come pensi possa arricchire il tuo racconto?
L’AI per me è come un nuovo pennello: non sostituisce quello che provo, ma mi aiuta a disegnarlo in modo diverso. Il video non volevo che fosse realistico, ma poetico e un po’ surreale come la canzone. L’intelligenza artificiale mi ha permesso di creare immagini che sembrano il gioco di un bambino. È uno strumento potente, ma bisogna usarlo con cura, con un’idea precisa dietro.

Intorno a “Oltre il rumore” è nato un vero e proprio coro di voci di artisti che hanno condiviso una frase sulla guerra: in che modo questa dimensione collettiva ha trasformato la tua canzone da esperienza personale a manifestazione corale di pace?
È stato emozionante, ognuno ha portato la sua voce, la sua speranza. È diventato un canto condiviso, un modo per dire che la pace non è un’idea che ci cantiamo e ci suoniamo da soli, è qualcosa che si costruisce insieme. E quando le voci si uniscono, fanno davvero rumore. Ma un rumore bello.

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