Quel sapore di “sud” che significa terra arida ma anche aspetti popolari di migrazione, di periferia, di emarginazione. Significa anche un immaginario dentro cui le macchine occupano sempre meno spazio e torna la pelle e le ossa a dettare regole e ad erigere mistiche credenze. E tutto questo si sposa a pieno con quel sapore di blues che non può mancare.
Tornano i NIGRA con il loro secondo disco, “A piedi nudi”, prodotto dalla leggendaria DCAVE Records di Daniele Grasso e registrato presso il suo The Cave Studio: da anni centro nevralgico dell’underground catanese – e non solo – a dimostrazione della coerenza e della qualità del lavoro proposto.
Perché la DCAVE? Una scelta di cuore e visione
“Potersi avvalere della produzione artistica di Daniele Grasso l’ha resa una scelta semplicissima. In DCAVE l’amore per la musica è al centro del lavoro, e si concretizza nella ricerca di un suono autentico, credibile e originale.”
Un suono che nasce dall’incontro
“La maestria e l’esperienza di Daniele hanno contribuito moltissimo alla definizione del nostro sound. Non direi che l’abbia “inventato”, ma sicuramente ha incanalato energie e caratteristiche proprie di ognuno di noi su un percorso sonoro che è riuscito a valorizzarle, sfociando in un risultato che è fedele a noi stessi.”
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NIGRA: un nome, non una provocazione
A dispetto di quanto si potrebbe pensare, NIGRA non nasce da una provocazione tematica. Il nome, ci raccontano, è legato semplicemente a una via di Milano dove il fondatore Luciano Amodeo ha vissuto e scritto molta della musica che ha dato forma al progetto. Un contesto magico, in un periodo di grande ispirazione.
“A piedi nudi”: contatto con la terra
“Non sapevamo che fosse anche un’espressione americana per indicare la paura. Per noi significa autenticità, semplicità. Il contatto con la realtà, con la terra. Quel pezzo di mondo rimasto ancora incontaminato dagli effetti della globalizzazione.”
Il sole brucia, ma la musica può salvare
“Sicuramente la musica salva chi la fa e, quando arriva, può aiutare chi l’ascolta. Può scuotere coscienze, aprire strade nuove… Noi, nel nostro piccolo, raccontiamo esperienze e punti di vista. Sperando di emozionare e, perché no, far riflettere.”
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