“Symmetry”, uscito nelle piattaforme digitali e in streaming dal 10 ottobre 2025, segna il ritorno del collettivo Dagmar’s Collective, formazione attiva dal 2013 e composta da musicisti di lungo corso nel panorama jazz/pop italiano. Il progetto ribadisce e al contempo amplia l’identità sonora del gruppo, preceduto da due album (“Different Wor(L)ds” – 2013; “Find a Way” – 2015) e ora con un nuovo corso che privilegia una veste fortemente acustica.
Il disco si articola su nove tracce: sei brani originali composti da Michele Fazio, Emilio Foglio e Dagmar Segbers, più tre reinterpretazioni: una cover di Slave to the Rhythm di Grace Jones, il classico francese La mer (di Charles Trenet) e un brano in lingua tedesca, tributo alle origini della vocalist.
La cifra stilistica è ben delineata: strumenti acustici (pianoforte, chitarra, percussioni, contrabbasso) costituiscono il nucleo del suono, in un clima caldo, materico, elegante. L’album si muove tra atmosfere diverse – dallo swing elegante al blues più intimo, passando per accenni country o pop acustico d’autore – ma mantiene una coerenza sonora evidente.
La scelta dell’acustico, le scelte timbriche essenziali, l’assenza di fronzoli elettronici o sovraccarichi, rendono l’album più che mai “ascolto attivo”: richiede attenzione, ma restituisce in cambio una profondità che raramente si trova in lavori più “pop” o commerciali.
Dal punto di vista vocale, Dagmar Segbers conferma la sua versatilità: muovendosi tra lingue (inglese, francese, tedesco) e stili, la sua interpretazione risulta autentica e ben calibrata al contesto musicale.
Punti di forza del lavoro sono l’equilibrio tra varietà stilistica, arrangiamenti curati, con grande rispetto del respiro, degli spazi sonori e del valore del silenzio/pausa, l’idea di includere tre reinterpretazioni – e non solo brani originali – che aggiunge un buon contrasto e dimostra che il gruppo non teme il confronto con standard riconosciuti, ma li fa propri in modo raffinato.
Il progetto ha ancor più senso se visto come opera di maturità: Dagmar’s Collective non è un debutto improvvisato, ma un ensemble con al suo attivo anni di esperienza, e questo fattore traspare nella sicurezza dell’esecuzione.


