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Il termine chitarrista, nel linguaggio comune, colloca un musicista entro i limiti del proprio strumento. Un chitarrista, seppure ottimo e particolarmente fantasioso, viene spesso considerato solo per quello, nella migliore delle ipotesi un virtuoso votato alla tecnica e allo studio nel proprio strumento. Non è semplice valicare quest’idea, considerabile spesso come una gabbia, anche se grande e dorata. Ogni tanto, però, alcuni artisti ci riescono. Questo è il caso di Luca Falomi, un sicuro protagonista italiano delle sei corde, conosciuto ed apprezzato in ambito jazzistico e attivo su più fronti con diversi progetti e formazioni. La dimostrazione ce la consegna lui stesso, con il suo nuovo disco Myricae, recentemente pubblicato dalla sempre attenta Abeat Records. Con Myricae, l’artista ligure si spinge in territori nuovi, non tradendo mai il suo storico, ma viaggiando liquidamente e liberamente tra generi diversi, sperimentando, trasportandosi fino a insenature avanguardiste e giocando con i movimenti e i colori della world music. Il lavoro, composto da nove tracce, è un susseguirsi di atmosfere naturalistiche da un lato ed oniriche dall’altro, nelle quali tradizione e modernità si intrecciano magicamente dipingendo emozioni evocative. La musica strumentale lascia calcolati ma giusti spazi alla vocalità, qui rappresentata dalla brava Giulia Beatini, la cui voce ha la funzione di vero strumento musicale, nel senso più nobile del termine. Il risultato è un disco che miscela perfettamente la piacevolezza dell’ascolto alla tecnica più elevata, in un concept sonoro di senso compiuto dalla prima all’ultima nota.

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