Un esordio esplosivo, denso di ritmo e di un’energia apolide che attraversa gli stili e li fonde in un’unica identità. I Melty Groove stanno facendo girare “Free Hands” da un po’, e non smette di raccogliere influenze, emozioni e generi diversi. Dal blues al rock, passando per R&B e funk, il disco sembra uscito da qualche scaffale di Los Angeles, e invece siamo dentro le trame di una Torino tutta italiana. Un album da vivere dal vivo più che da ascoltare in casa.
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A mano libera… in che senso? Che suono è uscito a mano libera secondo voi?
“Free Hands” è un disco su più livelli di lettura, ma rimane un lavoro diretto, autentico e spontaneo. Il titolo ci sembrava perfetto per descriverlo, oltre a giocare con le parole: “Friends” e “Three Hands”, come le tre mani in copertina. I sette brani sono nati in un ambiente intimo: casa, sala prove, studio, tra amici. Un’atmosfera familiare che ha dato vita a un sound genuino. A tal proposito, menzioniamo con piacere Simone Ferrero, che ha mixato e registrato il disco nel suo studio.
Una copertina tribale più che funk: è una suggestione o c’è un legame con la vostra musica?
Esattamente. La copertina vuole evocare una connessione ancestrale e spirituale, trasmettendo un senso di radici profonde. La nostra musica trae ispirazione dai classici inglesi e americani, ma al tempo stesso se ne distacca. Nel disco c’è anche una cover di Fabrizio De André, che ha avuto un ottimo riscontro dal pubblico e che si muove su sonorità più mediterranee, distanti dal funk tradizionale.
Ispirazioni e radici? Jamiroquai ma anche…?
Jamiroquai è un riferimento chiaro, insieme a Stevie Wonder e a tutti i giganti della black music. Ma il nostro percorso è nutrito da blues, soul, rock progressivo e gospel. Alice arriva dal blues, Edoardo ha studiato jazz e Carlo è un amante del prog. Abbiamo attinto da molteplici fonti, mescolandole con la nostra sensibilità.
Elettronica e futuro: omaggio al passato, ma cosa prendete dal domani?
Guardiamo avanti senza dimenticare la nostra essenza. Non siamo fan del suono totalmente digitale, per questo i nostri brani conservano l’anima dell’esecuzione dal vivo, con le sue imperfezioni e la sua autenticità. Restiamo fedeli alla nostra identità artigianale, perché è quella che ci rappresenta meglio sul palco.
Energia positiva contro il grigio del presente: è questa la vostra missione?
Assolutamente sì. La nostra musica è una risposta ai tempi difficili, un modo per esprimere libertà e uscire dagli schemi. Vogliamo continuare a suonare per sentirci vivi e trasmettere la stessa energia a chi ci ascolta.