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In questa intervista per MEI, Mac Parak presenta il singolo “Quando c’era il Liga”, un tributo agli anni ’90 e a un modo autentico di vivere la musica. L’artista ripercorre le sue origini tra cassette di hard rock, motorini e primi amori, raccontando la nostalgia di un’epoca libera e spontanea. La copertina con il suo vecchio CIAO diventa simbolo di quella giovinezza ribelle e piena di sogni. Con la promessa di un nuovo album nel 2026, Mac Parak continua a cantare per chi crede che il rock sia ancora capace di emozionare.

 

Ci racconti com’è nato il tuo amore per la musica…

È scoppiato alle scuole medie, grazie a un compagno di classe che mi passò una compilation di hard rock ed heavy metal. Da lì impazzii letteralmente perché sino a quel momento ascoltavo ciò che passavano in radio: Madonna, Springsteen, Duran Duran, Ah Ah, Fabio Concato… tutto ciò che c’era all’epoca. Ma quella musicassetta piena di rock pesante fu come una scarica elettrica: mi svegliò, mi ribaltò dentro. Da quel momento ho iniziato a voler emulare quella potenza prima come batterista, poi come chitarrista, ma alla fine vinse il canto. E da lì, beh… il resto è storia.

 

Qual è stato il momento più importante o gratificante della tua carriera musicale finora?

Senza dubbio il 2003. All’epoca non c’erano ancora i social, eppure “Sing me a song”, il singolo di punta dell’EP dei miei Big Tokyo, riuscì a girare tra diverse radio e magazine. Per la prima volta il mondo del rock underground sapeva chi ero. Venivo chiamato per eventi dal vivo, interviste… fu un momento bellissimo, un piccolo sogno che prendeva forma. Purtroppo la band si sciolse poco dopo, quindi non ci fu un vero seguito. Ma quella scintilla rimane una delle più luminose.

 

Vuoi raccontarci di cosa parla il tuo nuovo singolo?

Parla d’amore, ma non solo quello sentimentale. È l’amore per gli anni ’90, per quella stagione spensierata in cui giravo col mio CIAO scassato e il walkman sempre acceso. E sì, dentro c’è anche il ricordo della mia prima fidanzata storica, il primo amore vero, quello che ti segna per sempre. È un tuffo in quegli anni dove tutto sembrava possibile e niente era davvero previsto.

 

Vuoi spiegare ai nostri lettori com’è nata l’idea della cover?

La cover del disco “Non era previsto” ritrae proprio il mio vecchio CIAO, appoggiato a un muro un po’ decadente. È un’immagine che racchiude perfettamente lo spirito di quel tempo — un po’ sgangherato, ma autentico — e anche il mio animo di oggi, con qualche crepa qua e là, ma ancora pieno di vita e di musica.

 

Quanto è importante per te trasmettere emozioni al pubblico?

È tutto. Direi che è l’unico vero motivo per cui continuo a farlo. Non guadagno nulla dai pezzi, ma ogni volta che qualcuno mi dice “mi hai fatto emozionare” o “mi hai riportato indietro nel tempo”, capisco che vale più di qualunque compenso.

 

Hai già in programma altri brani o hai pensato a un album?

Sì! Se tutto va come previsto, nel 2026 uscirà un nuovo digital album, probabilmente già tra gennaio e febbraio. Sarà ancora rock italiano, intriso di colori e ricordi di un passato felice. Voglio regalarlo a chi, come me, ha vissuto quegli anni, ma anche ai giovani curiosi, per fargli scoprire com’era il rock… e la vita, quando tutto profumava di libertà.

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