Ascoltiamolo davvero, con attenzione. Spaisati non è solo un brano, ma un piccolo atto di resistenza poetica. Una carezza sonora che si insinua tra i silenzi dei borghi, tra le crepe dei muri e nelle vite di chi è rimasto. Luca Di Martino torna con questa nuova canzone che anticipa il suo prossimo disco di inediti e ci invita a una riflessione profonda: sul senso di appartenenza, sull’identità geografica, sull’urgenza di non smarrire le radici.
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La Sicilia… il sud in generale è il teatro perfetto per ricordarci di quanto siano preziose certe radici o sbaglio?
Direi proprio di sì. La Sicilia è stata teatro di eventi storici significativi, non a caso, è stata spesso scelta come location ideale per diversi film, molte pellicole sono state ambientate o girate in questo territorio, vedi fra tante “Nuovo Cinema Paradiso” dove viene proprio messo in risalto la nostalgia, il ricordo e il legame indissolubile con la propria terra. Non è solo un film, una messa in scena, è semplicemente un racconto di verità; il siciliano non riesce a distaccarsi completamente dalle proprie radici. L’attaccamento alla propria terra è un elemento fondamentale per la costruzione del proprio sé, conferendo un senso di identità e di unicità. È una grande terra il sud, ricco di umanità.
Tu provieni da un piccolo paese… ci vivi ancora o anche tu hai scelto la città?
Si, sono originario di Isnello un piccolo paesino di circa 1000 anime, per lavoro vivo ad Agrigento da circa dieci anni. Per fortuna lavorando a circa 2 ore da casa ritorno molto spesso in paese, quasi ogni fine settimana. Quindi mi sento ancora molto radicato e soprattutto molto affezionato al mio paese.
Secondo te la dolcezza di “Spaisati” può ergersi anche a manifesto sociale per una certa “lotta” alle origini?
Perché no, potrebbe essere l’arma necessaria, un dolce boato che scuota le anime, che risvegli quel senso di appartenenza, di identità.
Un brano che dovrebbe cadere tra le mani di Franco Arminio che tanto ha dedicato alla “paesologia” e alla cura dei piccoli borghi. Ci hai pensato?
A dire la verità no. Mi piacerebbe sicuramente se un giorno riuscisse ad ascoltarla anche lui, ed avere un suo parere. Penso che la mia sia soltanto una piccola riflessione messa in musica, forse anche meritevole, ma sicuramente non mi sentirai di accostarla al lavoro di un “paesologo”, che ha dedicato una gran parte del suo lavoro all’attenzione ai paesi.
Dunque se ti chiedessi del futuro? Che rapporto hai con questo processo tecnologico che digitalizza ogni cosa?
Non sono un amante della tecnologia, ma, capisco che per tante cose è utile ed indispensabile. Mi fa paura nel momento in cui oltrepassa il limite, quando è capace di spegnere il cervello umano, il sentimento personale…fa pensare, che oggi anche per scrivere un biglietto di auguri, per scrivere una canzone, un discorso, ci si affidi all’intelligenza artificiale. Col tempo saremo tutti uguali, dei robot. Siamo ancora in tempo per prendere le distanze da un certo tipo di futuro.