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1. Lisbona è una città meravigliosa, dal fascino nostalgico. Cosa rappresenta per te e perché hai scelto di dedicarle questa canzone?

Lisbona è una città meravigliosa, dal fascino nostalgico, che sembra sospesa tra passato e presente. Per me rappresenta quella fase della vita in cui ci si è sentiti pienamente felici, anche se spesso lo si capisce solo quando quei momenti finiscono e diventano ricordi. È il simbolo della nostalgia, della consapevolezza che alcune cose non torneranno più, ma che continuano a vivere dentro di noi. In Lisbona rivedo la mia malinconia, un sentimento che mi accompagna da sempre e che mi ricorda quanto sia difficile accettare ciò che non può più essere. Lisbona è come uno specchio: riflette i miei ricordi più preziosi e, al tempo stesso, la sfida di trovare bellezza e significato anche nel presente.


2. La tua musica spesso racconta fragilità ed emozioni universali. Qual è il momento più vulnerabile che hai vissuto durante la creazione di Lisbona, e come hai trasformato quella sensazione in musica?

Ogni volta che scrivo una canzone mi ritrovo inevitabilmente ad attingere dal mio vissuto. È come riaprire una scatola piena di emozioni sopite: alcuni ricordi sono sbiaditi, altri tornano vivi, accompagnati da una dolcezza che alle volte fa anche male. Lisbona è nata da un processo creativo intenso, in cui ogni sensazione è stata filtrata attraverso la lente della nostalgia. Questo viaggio interiore mi ha aiutato a elaborare il passato, trasformando emozioni personali in qualcosa di universale. Ogni parola della canzone racconta qualcosa che, credo, può toccare chiunque abbia amato o perso qualcosa di importante.


3. Come autore televisivo sei abituato a dare forma a storie di altri. Quanto c’è di autobiografico in Lisbona e quanto invece appartiene al tuo lavoro di osservazione?

In Lisbona c’è sicuramente una parte di me, ma anche tanto di quel lavoro di osservazione che è fondamentale nel mio mestiere. Sono abituato a entrare nelle vite degli altri, cogliendone dettagli e sfumature. Quando scrivo una canzone, però, tutto diventa più intimo: attingo inevitabilmente da quello che conosco meglio, ossia i miei ricordi e le mie fragilità. Parto dal mio vissuto, ma cerco di trasformarlo in qualcosa che possa parlare a tutti. In Lisbona, quei ricordi personali sono diventati una tela su cui ho dipinto emozioni universali che possono risuonare con chiunque, anche con chi non ha vissuto la mia esperienza.


4. Il tuo percorso musicale ha toccato tante tappe, ma questo singolo sembra segnare una nuova maturità artistica. Cosa ti ha portato oggi a voler raccontare il tempo che scivola e la bellezza struggente di ciò che non c’è più?

Lisbona nasce da una riflessione sul tempo e sul valore dei ricordi, temi che sento sempre più vicini a me. Arriva un momento in cui ti accorgi che la vita è fatta di attimi che sfuggono e spesso la bellezza più grande si nasconde proprio in ciò che non possiamo più trattenere. Ho sentito il bisogno di raccontare questa consapevolezza, di trasformare la malinconia in qualcosa che possa toccare chiunque. Forse è semplicemente un modo per accettare il tempo che passa e valorizzare ciò che resta.

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