Intervista di Silvio Terenzi in collaborazione con il MEI
Un titolo introspettivo, immerso, che lascia presagire un dualismo tra il qui ed ora e l’esporsi nel tempo e per il tempo. Sa di rock anche dalle soluzioni classiche questo esordio de La Stanza di Iris: “Presente Anteriore” registrato al Legend Studio con Mauro Matteucci ci riporta ai tempi buoni dell’alternative italiano anni ’90 di quando il resto del mondo sapeva tutto di America.
Benvenuti nel mondo discografico: somiglia a quello che avevate immaginato?
Volendo fare i pignoli c’è sempre da migliorare o il “si poteva fare cosi”. Ma si può dire che si avvicina molto a quello che avevamo in testa quando siamo entrati in studio di registrazione.
Che poi oggi si ha l’impressione che pubblicare un disco non significhi molto… anzi sembra un evento decisamente trasparente. Vero?
Sicuramente oggi è più dispersivo vista la mole di materiale in giro e la facile accessibilità. Bisogna comunque per primo avere la consapevolezza di cosa significa per noi stessi avere in mano il frutto di duro lavoro e esserne fieri. Aiuta a rendere meno trasparente e più concreto il tutto.
Quanto avete attinto dal rock italiano?
Ci siamo “formati” musicalmente ascoltando Verdena, Afterhours, Marlene Kuntz e tanti altri di quel periodo di conseguenza ci siamo ispirati a quello.
E quanto invece da quello americano?
Molto. Soprattutto nella parte Grunge a cui siamo particolarmente affezionati.
Parlando di promozione: che rapporto avete con le nuove tecnologie social?
Sono strumenti potenti che hanno permesso rispetto ad anni fa di poter raggiungere molte più persone in breve tempo. Secondo noi è diventato però troppo presente quasi una dipendenza. Troppi musicisti si preoccupano più di cosa va di moda sui social che a come poter esprimere al meglio la loro musica. E questo crea dispersione di idee togliendo peso e importanza alla musica.
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