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“Francesca Edera De Giovanni è una figura storica di grande forza simbolica. Come avete trasformato la sua storia in una canzone, bilanciando il rispetto per i fatti storici con la vostra personale interpretazione artistica?”

La canzone “Edera” è nata dal desiderio di onorare la memoria di Francesca Edera De Giovanni, una donna partigiana il cui coraggio e spirito indomito durante la Resistenza sono fonte di profonda ispirazione. La sua storia personale, essendo zia della mia compagna, ha aggiunto un legame emotivo significativo al processo creativo. Abbiamo scritto insieme il testo, cercando di entrare nel suo mondo interiore, immaginando i suoi pensieri, sogni e paure, per rendere la sua storia più vicina e comprensibile a chi ascolta. È stato un lavoro di equilibrio tra memoria e reinterpretazione, con l’intento di dare voce non solo al passato, ma anche ai sentimenti che continuano a risuonare oggi.


“Il brano invita a riflettere sulla resistenza come valore universale e attuale. Secondo voi, qual è il ruolo della musica nel risvegliare la coscienza sociale e mantenere vivo il ricordo delle lotte del passato?”

La musica ha un potere unico: è in grado di attraversare il tempo e toccare corde emotive che le parole da sole spesso non raggiungono. In un’epoca in cui siamo sommersi da informazioni, la musica può sintetizzare messaggi complessi in pochi minuti, evocando immagini e valori che restano impressi nella mente e nel cuore. Con “Edera” volevamo ricordare che la resistenza non è solo un evento storico, ma un valore universale che si rinnova ogni volta che qualcuno si oppone all’ingiustizia o si batte per la dignità umana. La musica può risvegliare le coscienze, unire le persone e creare un senso di appartenenza a una comunità che condivide ideali di libertà e giustizia.


“Al Vicenza Rock Festival abbiamo presentato La resistenza nel 21° secolo, una canzone che incarna perfettamente il nostro sound folk-rock con influenze irish e bluegrass. Qual è stata la vostra esperienza di confronto con un pubblico abituato a sonorità hard rock?”

Il confronto con un pubblico abituato a sonorità hard rock ci ha stimolato a riflettere sulla nostra identità artistica e sull’originalità del nostro progetto. Non ci limitiamo a guardare al passato con nostalgia, né ignoriamo le sue lezioni: cerchiamo un equilibrio fra tradizione e contemporaneità, creando musica che dialoga con entrambi i mondi. È proprio questa tensione tra passato e presente che rappresenta la nostra cifra stilistica e ci permette di connetterci con un pubblico eterogeneo, dimostrando che il folk-rock può essere una forma di resistenza culturale e musicale anche oggi.


“Qual è il messaggio che volete trasmettere alle nuove generazioni attraverso la vostra musica?”

Io e la mia compagna da sempre sentiamo molto forte l’esigenza di coinvolgere le nuove generazioni nella passione per l’arte e la musica, che per noi è un vero e proprio farmaco esistenziale. In un periodo storico così complesso, in cui una sottile ideologia nichilista sembra svuotare i valori, crediamo che la musica possa offrire una via di resistenza. “Edera” vuole essere proprio questo: un invito a resistere al nichilismo e a riscoprire la forza della creatività, della bellezza e dell’impegno. Attraverso il linguaggio universale della musica, speriamo di trasmettere alle nuove generazioni non solo memoria, ma anche la consapevolezza che l’arte è uno strumento potente per immaginare e costruire un futuro migliore.

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