Nel panorama musicale contemporaneo, spesso dominato dall’apparenza e dall’ossessione per l’immagine, Emanuele Masini sceglie una strada diversa, più introspettiva e autentica. Con il brano Il mio corpo e l’EP Mostri in arrivo, l’artista esplora il conflitto tra corpo e mente, una tematica tanto personale quanto universale. In un’epoca in cui il culto dell’estetica sembra predominare su tutto, Masini ribalta la prospettiva: cosa accadrebbe se fosse il corpo a vergognarsi della mente, e non il contrario?
Lo abbiamo intervistato per approfondire questo viaggio tra musica e consapevolezza.
1) Nel brano Il mio corpo, il protagonista si trova di fronte a una realtà ribaltata: non è lui a giudicare il corpo, ma il corpo a vergognarsi della mente. Qual è stato il momento in cui hai sentito il bisogno di raccontare questa prospettiva? C’è stato un evento o una riflessione che ha acceso questa scintilla?
Tutto parte dalla necessità che il mondo di oggi sta imponendo attraverso i social, di mostrarsi sempre belli, perfetti, in forma, addirittura modificando il reale con effetti digitali. Non ci si preoccupa però di quello che su questi social si scrive, si possono scrivere le peggiori nefandezze o castronerie ma sembra che non interessi a nessuno. Io non ho mai visto il mio corpo come qualcosa di speciale, da far risaltare, ho sempre avuto un rapporto semplice. Da questi pensieri è nata l’esigenza di una canzone che ribaltasse la realtà, mettendo a disagio finalmente questi cervelli poco curati.
2) Il conflitto tra corpo e mente è un tema profondo e universale. Nel brano, i due trovano infine un equilibrio. Qual è stata la tua sfida personale più grande nel raccontare questo percorso? Hai mai vissuto quel tipo di riconciliazione che descrivi nella canzone?
La riconciliazione deve avvenire, credo, nel modo in cui racconto, ovvero arrivando a prendersi cura della nostra mente e del nostro cervello in modo armonico. In modo antico, come già dicevano i nostri antenati “mens sana in corpore sano”. Che non significa necessariamente esteticamente bello; possiamo fare esempi di corpi super palestrati e imbottiti in modo poco sano di sostanze al fine di risultare “belli”.
3) Ogni viaggio dell’eroe è segnato dall’incontro con figure che aiutano a superare le prove. Nella tua crescita artistica e personale, chi o cosa ha avuto il ruolo di mentore, di guida, nel tuo rapporto con te stesso e con la tua musica?
Dal punto di vista artistico e personale le persone di riferimento sarebbero troppe da citare. I miei genitori, mia moglie e compagna di una vita, i miei fratelli, gli amici, i preti, i maestri, i professori etc etc… Siamo circondati da maestri di vita, l’importante è saperli riconoscere e volerli cercare. Dal punto di vista musicale invece il salto di qualità me lo ha fatto fare l’incontro con la scuola di musica PMI di Reggio Emilia e tutti i fantastici insegnanti presenti.
4) Alla fine del viaggio, l’eroe torna trasformato e con una nuova consapevolezza. Dopo Il mio corpo e con l’EP Mostri in arrivo, cosa senti di aver scoperto o voluto trasmettere a chi ti ascolterà? Qual è il “messaggio” con cui vuoi lasciare il pubblico dopo questo viaggio?
Il messaggio che vorrei lasciare al pubblico è un messaggio di speranza. I mostri vivono vicino a noi, siamo noi, ma questo non deve essere un problema. Ci si può convivere, si possono controllare ma soprattutto dobbiamo cercare di non esserne affascinati. Vedo sempre più spesso mostri moderni mitizzati e questo porta solo all’emulazione di modelli sbagliati. Oltretutto diventiamo veramente mostri quando cerchiamo di imitare o essere qualcosa che non siamo veramente.