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Con “Paura del domani”, il suo nuovo album in uscita il 17 novembre per Vrec Music Label, Dave Bolo torna con un progetto denso di energia e consapevolezza.
Prodotto da Max Zanotti, il disco alterna potenza e introspezione, fondendo il rock classico con una scrittura contemporanea e lucida.
Tra sonorità compatte, distorsioni misurate e una cover d’autore — “Polvere” di Enrico Ruggeri — il cantautore varesino affronta le inquietudini del presente con uno sguardo critico ma umano, trasformando la “paura del domani” in carburante creativo.

In questa intervista, Dave Bolo racconta la genesi dell’album, il valore del rock come linguaggio emotivo e civile, e l’importanza di restare indipendenti in un panorama musicale sempre più omologato.


Intervista a Dave Bolo

1. “Paura del domani” è una sensazione più che un titolo. Cosa rappresenta davvero per te?

“Paura del domani è la sensazione che c’è nell’aria, che respiriamo tutti i giorni. Ciò che mi spinge a fare dischi, invece, è la necessità di comunicare, lasciare una traccia di me… È evidente che le cose non stiano migliorando: chi ha occhi vede, se vuole. Ho paura che i nostri figli — se non noi stessi — debbano essere costretti a vivere in tempi di non pace, o privati di molti diritti, e questa prospettiva mi sembra purtroppo dietro l’angolo. Ecco, questo non lo accetto! Ho imparato ad accettare e combattere me stesso, la paura di me. Ci convivo, mi affido al mio buon senso… alle cattive gestioni, invece, meglio non abituarsi mai.”


2. Il rock, nel tuo percorso, è sempre stato più di un genere: quasi un linguaggio. Cosa rappresenta per te oggi?

“Beh… è fondamentale! Il rock è il linguaggio più vero. Va da sé che possa e debba esprimere tutti i sentimenti. Le canzoni d’amore più belle della storia, del resto, sono ballate rock! Ma il rock sa — e deve — anche scuotere le coscienze, o almeno provarci. Nel mio modo di scrivere c’è dentro tutto: i miei sentimenti, il mio carattere. Se un giorno sono arrabbiato lo devo urlare, così come voglio gridare al mondo quando sono felice. E amo anche ironizzare per pungere!”


3. Hai scelto di reinterpretare “Polvere” di Enrico Ruggeri: perché proprio questo brano?

“In quegli anni gli autori erano eccezionali: Curreri, Toto Cutugno, Vasco, Grignani… e ovviamente Ruggeri. Di lui potremmo citare decine di canzoni bellissime. ‘Polvere’ si adattava perfettamente al mood di questo disco e alle melodie che mi giravano in testa mentre la armonizzavo. Immaginavo l’arrangiamento che avrebbe potuto fare Max Zanotti e sapevo che sarebbe uscita una bomba. Spero vi piaccia in questa veste!”


4. In cosa “Paura del domani” segna un passo avanti rispetto a “Musica Buona”?

“Ho voluto una ricerca di suono nuova, diciamo. Nel mio disco precedente, Musica Buona, si era scelto di restare legati a sonorità rock-metal anni 2000. Qui invece ho cercato qualcosa di più compatto, meno ‘chiassoso’, senza però rinunciare a distorsioni e batterie potenti. Almeno per la scena italiana, è un approccio che ho sentito in pochi. Da questo punto di vista, guarda al futuro del rock, che non può non evolversi, come ha sempre fatto. Essere indipendenti oggi è fondamentale per restare legati al proprio istinto artistico. Nell’omologazione non può esserci peculiarità.”


“Paura del domani”
Fuori il 17 novembre 2025 per Vrec Music Label (distribuzione Audioglobe)
🎧 Anticipato dai singoli Holy RocknRoll, Umani e Respiro

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