Il 6 dicembre 2024 segna un momento importante per Caspio: l’uscita del suo primo album, Noi che viviamo in un mondo perfetto (Believe Music Italia). Un disco che riflette sulle contraddizioni del nostro tempo, su un ideale di perfezione irraggiungibile e sulle dinamiche che ci intrappolano nel bisogno costante di approvazione.
Abbiamo incontrato Caspio per parlare di questo mondo imperfetto, dove fare musica sembra sempre più difficile tra l’influenza dei social, facciate patinate e produzioni tutte simili. Ecco cosa ci ha raccontato.
1. Come mai hai scelto proprio il titolo Noi che viviamo in un mondo perfetto? A cosa fa riferimento questo “mondo perfetto”?
“Il tema delle promesse non mantenute è centrale per me. Quando eravamo bambini, il mondo perfetto era quello che ci veniva mostrato nei film americani, nelle serie TV: un luogo dove tutto sembrava possibile. Era un mondo in cui lo studio ti portava a una carriera, la famiglia e il lavoro coesistevano, e dove performare era un obiettivo personale, non una condizione imposta. Oggi, invece, ci siamo persi dentro un ideale di perfezione che ci ha fatto rinunciare a noi stessi, al nostro tempo e alla nostra libertà.”
2. Se potessi tornare indietro, Caspio sarebbe ancora il tuo nome?
“Sì, lo risceglierei. Caspio è un mare chiuso e un lago salato, un’entità ibrida che mi rappresenta. È un nome che richiama luoghi remoti, verso Est, come la mia città d’origine. Per me significa viaggio, inteso come ricerca e scoperta di sé. E io sono esattamente questo.”
3. Quali sono le contraddizioni del mondo in cui viviamo? E di quello musicale a cui appartieni?
“Se guardi il mondo attraverso il telefono, sembra perfetto: volti patinati, case lussuose, artisti di successo. Ma tutto è costruito per la reputazione, non per l’individualità o le vere inclinazioni. Fuori dallo schermo, la realtà non somiglia affatto a quel ‘mondo perfetto’.
Per quanto riguarda la musica, non mi piace confrontarmi con il mondo social. Non voglio contare like, streaming o condivisioni. Voglio fare musica per il piacere di farla bene. Ovviamente, però, ci devo fare i conti.”
4. Il ritorno al rock ha un legame con il messaggio del tuo disco?
“Assolutamente sì. Per raccontare un messaggio così autentico, ho scelto di tornare alle origini, alla musica distorta e suonata. Ho lasciato da parte l’artificiale per abbracciare l’essenziale. È stato un ritorno alla musica imprecisa, quella che si suona sui palchi e nelle sale prove, quella che richiede collaborazione. Avevo bisogno di questa dimensione più umana e vera.”
5. Quali sono i tuoi propositi per il 2025?
“Per ora ho bisogno di una pausa, anche se continuerò a promuovere l’album. Voglio prendere fiato, rallentare e ricordare che fare musica deve essere prima di tutto un piacere, oltre che la risposta a un’urgenza espressiva.”
Con Noi che viviamo in un mondo perfetto, Caspio ci invita a guardare oltre le apparenze e a ritrovare noi stessi in un mondo sempre più intrappolato nei suoi falsi miti. Un album sincero, che parla con forza e delicatezza al tempo stesso.