Abbiamo avuto il piacere di intervistare Brai, alter-ego artistico di Davide Rinaldo, compositore e musicista di Reggio Emilia. Lo scorso 28 febbraio è uscito in digitale il suo nuovo singolo “Veri Eroi”. Diretto, spontaneo, ma soprattutto esplicito, il testo di questo brano narra di un gruppo di topi umanoidi rivoluzionari che, dopo aver invaso la città e sconfitto il Re, un tiranno i cui unici scopi erano il profitto e i propri privilegi, ridà pace e libertà ai cittadini. Il tema della rivincita dei più deboli viene quindi messo in musica in chiave squisitamente rock, accompagnato da un cantato simil-rap e un’atmosfera assolutamente tenebrosa.
Perché proprio “Brai”? Che cosa significa questo nome per te?
Il nome BRAI in realtà non l’ho scelto io, o meglio… alle scuole medie avevo un amichetto italo americano a cui ero molto legato che mi chiamava BRAINOLDS (Rinaldo in americano), ricordo che non mi piaceva e quasi mi infastidiva essere chiamato con quel nome. IL MIO NOME D’ARTE DOVEVA RAPPRESENTARE UN FASTIDIO, UN MIO FASTIDIO INTERIORE… esattamente come fastidiosa e insidiosa spero sia la musica che compongo alle orecchie di chi ascolta.
Prima di avviare il tuo progetto solista hai suonato in una band per due anni. Che cosa ti porti dietro da quell’esperienza?
Suonare in una band per due anni mi ha insegnato il valore della collaborazione, della sintonia musicale e del crescere insieme. Ogni prova, ogni concerto e ogni discussione hanno contribuito a formare il mio approccio alla musica, aiutandomi a capire chi sono come artista.
Mi porto dietro l’energia del palco condiviso, la magia di creare qualcosa con altre persone e il modo in cui le diverse influenze si intrecciano per dare vita a un sound unico. Ora, nel mio progetto solista, cerco di mantenere quello spirito collettivo, anche se in una forma più personale e libera.
E qual è, invece, l’esperienza live che non potrai mai dimenticare?
Magari un concerto inaspettatamente magico, in un piccolo club pieno di persone che hanno sentito ogni nota come se fosse la loro. Oppure il primo grande palco, con le luci, il battito del cuore accelerato prima di iniziare e poi l’adrenalina pura nel vedere la gente ascoltarmi.
Che cosa speri di lasciare a chi ascolterà “Veri Eroi”?
Spero di lasciare un messaggio di forza e autenticità. Vorrei che chi ascolta questa canzone si sentisse ispirato a trovare il proprio coraggio nelle piccole cose, nelle battaglie quotidiane che spesso passano inosservate.
I veri eroi non sono sempre quelli sotto i riflettori, ma chi affronta la vita con determinazione, chi cade e si rialza, chi lotta per i propri sogni senza arrendersi. Se anche solo una persona si riconoscesse in queste parole e trovasse nuova energia per andare avanti, allora la mia musica avrebbe raggiunto il suo scopo.
I protagonisti di questo pezzo sono dei topi umanoidi. Perché hai scelto proprio questo animale per scatenare una ribellione?
Ho scelto i topi umanoidi come protagonisti di “Veri Eroi” perché rappresentano perfettamente l’idea di resistenza, astuzia e spirito di sopravvivenza. I topi sono spesso visti come creature emarginate, costrette a vivere nell’ombra, ma sono incredibilmente adattabili e resilienti.
Volevo che la ribellione partisse da chi è sempre stato sottovalutato, da chi il mondo ignora o disprezza. I topi, con la loro capacità di muoversi inosservati, di organizzarsi e di trovare sempre un modo per andare avanti, incarnano alla perfezione lo spirito di chi si ribella contro un sistema oppressivo. Sono piccoli, ma insieme possono cambiare tutto.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
I miei progetti per il futuro sono continuare a sperimentare, creare musica che lasci un segno e portare “Veri Eroi” in giro, magari con un tour che possa trasformare ogni concerto in un’esperienza unica.
Vorrei esplorare nuove sonorità, collaborare con altri artisti e magari raccontare altre storie attraverso concept album o progetti visivi. E, ovviamente, portare avanti la ribellione dei miei topi umanoidi