Con il nuovo singolo “Bonne Nuit”, Centherbe si addentra nelle insidie di relazioni tossiche e abitudini autodistruttive, trasformando un tema intenso in un’esperienza sonora avvolgente. In questa intervista, l’artista racconta senza filtri la genesi del brano, il suo rapporto con l’autodistruzione, il viaggio che ha cambiato la sua visione del mondo e il rituale creativo che ha portato alla luce questo pezzo, anticipazione di un disco in uscita nel 2025.
1. In “Bonne Nuit” esplori il lato seducente e distruttivo delle abitudini e delle relazioni tossiche. Quanto c’è di autobiografico in questo brano e cosa significa per te “dire buonanotte” a ciò che ci consuma?
Centherbe:
Il lato autodistruttivo ha sempre avuto un ruolo importante nei miei percorsi. Ho attraversato fasi in cui ero pesantemente perso tra i fumi dell’alcool e l’uso di sostanze. Il misticismo di alcune storie lette e vissute e la conoscenza di persone straordinarie mi ha fatto vedere il mondo sotto occhi diversi e mi ha dato nuove consapevolezze. In particolare, nel percorso interiore, si capisce che se s’interrompe quel flusso, si riparte sempre da capo. Non ci sono sconti, non si può barare. Oggi mi piace camminare, giocare a tennis e talvolta bevo una birra o un paio di bicchieri di vino a cena. Non so che sarà domani. Ogni giorno è parte di una fase che poi si manifesta nel tempo.
2. Nel testo parli di “equilibrio trapezista”, evocando una continua tensione tra attrazione e liberazione: come riesci a trasformare questo conflitto interiore in materia musicale, senza cadere nella retorica o nell’autocommiserazione?
Centherbe:
Credo che innanzitutto ci voglia una certa dose di ironia nell’osservarsi da fuori. L’autocommiserazione non mi piace, a meno che non si immetta questo concetto nella fase di autodistruzione. In quel caso sì, una certa dose di autocommiserazione mi è appartenuta in alcuni periodi. Questo provoca uno stallo, un rimanere fermi lasciandosi vivere. Non essere retorico è uno dei miei obiettivi quando scrivo, ci provo sempre e spero di riuscirci.
3. La tua musica è un crocevia di suoni e culture, ma anche di esperienze forti come il viaggio in solitaria nei deserti del Messico. Cosa ha lasciato quel tipo di viaggio nel modo in cui oggi racconti la notte, il desiderio e la dipendenza emotiva?
Centherbe:
Premesso che credo fermamente che i chilometri non bastino per condurre il viaggio più importante, quello interiore. Sicuramente, per quanto da quel viaggio siano passati anni, le immagini e le sensazioni sono sempre vivide e i punti cruciali dell’avere aperto gli occhi nel modo più ampio possibile, sono rimasti dei punti di riferimento che tutt’oggi sono importanti.
4. Scrivere per te è un rito quotidiano: che tipo di ritualità ha accompagnato la nascita di “Bonne Nuit” e in che modo questo brano anticipa l’atmosfera del nuovo disco in arrivo?
Centherbe:
Allora, sotto l’aspetto del genere musicale non c’entra assolutamente niente. Naturalmente le registrazioni sono state fatte presso lo studio Tamburini Recording Studio di Lamporecchio (PT) a cura di Mattia Lassi, con l’aiuto di Alberto Mantellassi.
Tornando alla domanda, come già detto altre volte, il mio flusso creativo non segue una logica di genere per quanto le mie radici provengano dal rock. Insieme a Fabio Zini, amico, chitarrista e produttore artistico dei miei ultimi lavori, è nato questo brano in cui la parte musicale è stata interamente ideata da lui. Io mi sono lasciato andare totalmente al mood proposto.
Nei lavori come EP o dischi, porto dei brani con una melodia già abbastanza definita e a seconda dei momenti che vivo, indico una via, che nel caso del prossimo disco, sarà indirizzata più verso il rock che al cantautorato (rispetto al disco del 2024 Natura Docet).
Nell’EP La Malaeducion volevo utilizzare dei fiati e, a parte la canzone che dà il titolo all’EP (che somiglia per molti versi a “Bonne Nuit”), l’utilizzo dei fiati ha dato vita a un’atmosfera più pop/folk, in cui “Tutti Uguali” ne è l’esempio più chiaro.
Credo che i miei dischi siano indirizzati dalla volontà di fare musica seguendo una direzione di genere, ma che inevitabilmente sarà contaminata dal mio mondo musicale. Sotto l’aspetto dei concetti prettamente letterari, potrebbe essere un testo attinente al nuovo disco. I temi sono sempre volti a una riflessione sulla condizione dell’essere umano, del suo equilibrio. Del resto, “siamo come argini di un fiume in piena. Così fragili”.
Con “Bonne Nuit”, Centherbe conferma la capacità di unire introspezione e immediatezza, conducendo l’ascoltatore in un viaggio tra ombra e luce, sospeso tra autodistruzione e rinascita.